Tutti insieme per salvare l'Università: settimana nazionale di dibattito-mobilitazione

Tutti insieme per salvare l’Università: settimana nazionale di dibattito-mobilitazione

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Tutti insieme per salvare l’Università: settimana nazionale di dibattito-mobilitazione

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lunedì 28 Ottobre 2013 - 18:12

L’iniziativa, che si svolgerà in tutti gli Ateni italiani, è fortemente voluta dalle organizzazioni universitarie e mira a coinvolgere tutte le componenti universitarie (professori, ricercatori, personale ATA, lettori/cel, precari, dottorandi e studenti)

Le organizzazioni universitarie si preparano alla Settimana nazionale di dibattito/mobilitazione negli Atenei italiani, prevista dal 18 al 23 novembre. L’annuncio in un comunicato unitario e condiviso da numerose sigle (vedi in basso). Obiettivo dell’iniziativa: “sollecitare una riflessione collettiva e costruire insieme una tempestiva ed efficace opposizione al progetto di distruzione dell'Università statale”, coinvolgendo tutte le componenti universitarie (professori, ricercatori, personale ATA, lettori/cel, precari, dottorandi e studenti).

Le Organizzazioni universitarie ricordano, nel documento, di aver più volte “denunciato come il Sistema universitario statale sia continuamente e progressivamente sottoposto a pesantissimi attacchi di diversa natura che lo stanno portando ad una vera e propria implosione”.

Tra le cause che stanno affossando l’Università italiana: “gli ingenti tagli alle risorse già scarse; l'accentramento esasperato dei poteri a livello nazionale e negli Atenei; la messa ad esaurimento di un’intera categoria; il precariato reso ancor più feroce e senza sbocchi dalla legge “Gelmini”; la valutazione – mal concepita e peggio realizzata da un’Agenzia che ha commissariato il Sistema universitario – usata come clava per colpire e demolire piuttosto che per aiutare a far funzionare meglio la ricerca e l’alta formazione nel nostro Paese; lo svuotamento del diritto allo studio che dovrebbe invece essere garantito anche a chi è privo di mezzi”.

Secondo le organizzazioni universitarie firmatarie del documento, “non è possibile rimanere passivi di fronte al disfacimento in atto: occorre proporre soluzioni concrete e attivarsi collettivamente affinché si realizzino”.

ANDU, CISL-Università, COBAS-Pubblico, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile, SNALS-Docenti e tutte le altre sigle (vedi in basso) sono convinte sia arrivato il momento di fare il punto sulla situazione attuale e sulle prospettive.

“Occorre contrastare in ogni modo l’assurda deriva del “tutti contro tutti” e – concludono – bisogna, invece, riflettere collettivamente su cosa ne sarà di quegli individui che, dagli studenti al personale amministrativo, dai professori, ricercatori e lettori/cel al personale precario, costituiscono tutti assieme la vera e unica ricchezza del sistema universitario”.

Le sigle firmatarie del documento: ADI, ADU, ANDU, CIPUR, CISL-Università, CNRU, CNU, COBAS-Pubblico Impiego,CoNPAss, CSA-CISAL Università, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile, SNALS-Docenti, SUN, UDU, UGL-INTESA FP, UIL RUA.

Un commento

  1. La Ricerca, questa sconosciuta, sarà al centro dell’attenzione di questa settimana?
    L’interrogativo è d’obbligo perchè tutto il mondo accademico ruota attorno a questa peculiarità che pesa come un macigno. Fino ad ora la Ricerca è stata l’alibi per troppi cattedratici e/o aspiranti tali con un unico obiettivo: migliorare la propria condizione individuale per una sempre crescente affermazione personale. Tutto a discapito delle obiettive e reali esigenze universitarie in cui emergono come dato conflittuale la condizione e il futuro degli studenti che restano linfa vitale per l’Università. L’Università autoreferenzialista è il vero nodo da sciogliere e se non guarda al proprio target di riferimento esterno morirà schiacciata dal proprio peso elefantiaco. Le università, tutte, dovrebbero guardare al territorio in cui vivono ed operano non in una logica frammentaria, priva di certezze operative ma con reali obiettivi di sviluppo.
    L’autarchia mascherata dalla libertà di ricerca ignora quelli che restano gli attori protagonisti e cioè gli studenti prima ancora che entrino nel sistema accademico. La sempre maggiore disaffezione verso gli studi universitari fa il paio con la insufficiente politica dell’orientamento universitario e, prima ancora, con l’automotivazione individuale di cui ancora si aspetta una valida promozione. Le scuole superiori di secondo grado appaiono scollate dal sistema universitario verso cui invero dovrebbero guardare con maggiore, se non totale, attenzione.
    In questo panorama desolante l’unica via di salvezza sono le azioni incentivanti dell’orientamento che però pochi perseguono e attuano. Gli orientatori sono pochi e meno ancora sono i formatori degli orientatori in un sistema che non produce e non guida una scelta consapevole. Talchè la frequenza dei corsi universitari non brilla per risultati positivi e gli abbandoni si susseguono numerosi.
    Queste dovrebbero essere le tematiche a cui dovrebbero guardare con totale attenzione gli “esperti” in materia che dovrebbero fare un serio esame di coscienza. A partire dal ministro.

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