Ipotesi soppressione Autorità Portuale. Uniti per Messina dice no

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lunedì 31 Marzo 2014 - 16:39

Sindacati e confederazioni di categoria chiedono che la politica trovi le risorse per mettere a reddito l'enome capacità e lo straordinario potenziale di sviluppo ulteriore di Messina e del suo porto

“Non considerare le esigenze di governo del sistema portuale di Messina significa disconoscere i volumi e l’articolazione dei traffici che interessano l’Autorità Portuale di Messina”. Un coro unanime quello del Tavolo Uniti per Messina – che riunisce Confindustria, Confapi, Confcommercio, Confesercenti, CNA, Sadacasa, CGIL, CISL, UIL, UGL, Coldiretti, CIA, Legacoop, Confcooperative, Confagricoltura, Confartigianato, Confimprese – che rivendica con forza l’esigenza di mantenere e rafforzare “qui a Messina, sullo Stretto, una capacità di governare flussi e soddisfare esigenze di mobilità indispensabili per le popolazioni e per le presenze economiche dell’area, con riflessi sul piano nazionale e delle relazioni economiche internazionali”.

Le Associazioni aderenti al Tavolo esprimono il proprio parere contrario sull’accorpamento dell’Autorità Portuale di Messina, visto come “unico sistema integrato di infrastrutture e vettori con una capacità di promuovere economia e permettere la realizzazione di investimenti per centinaia di milioni di euro”.

Messina rappresenta, infatti, il primo porto italiano per numero di passeggeri (rilevazione Eurostat 9 milioni), il primo porto siciliano e il più importante nodo intermodale dell’area dello Stretto, il primo porto siciliano per numero di approdi e numero di croceristi (500.000), il primo porto per volumi complessivi in Sicilia di merci solide e liquide (rispettivamente 6, 16 milioni di tonnellate), il primo porto per mezzi commerciali traghettati (800.000).

“Stiamo parlando – sostengono i rappresentanti del Tavolo Uniti per Messina – di un sistema integrato che dispone di diversi chilometri lineari di banchine, specializzate e multi-purpose, di raccordi ferroviari ed autostradali, di un aeroporto, di piastre logistiche per la ridistribuzione del traffico. Un sistema che impiega centinaia di uomini e tecnologie innovative per fronteggiare esigenze di sicurezza della navigazione, che assicura safety e security e che rappresenta una base di partenza solida per lo sviluppo economico, della logistica e delle infrastrutture sul nostro territorio”.

“La politica – aggiungono – guardi con attenzione alle reali capacità del sistema dei trasporti in riva allo Stretto e trovi le risorse per mettere a reddito l’enorme capacità e lo straordinario potenziale di sviluppo ulteriore delle infrastrutture e dei servizi. Non è accettabile che per esigenze di campanile, spesso mascherate da necessità di revisione della spesa, si allontani da qui il centro di governo e di pianificazione dei trasporti marittimi. A non voler pensare che si tratti, ancora una volta, di sacrificare logiche di sviluppo sull’altare dell’esigenza sempre pressante di far posto a qualcuno sulla poltrona più comoda”.

L’allarme che il Tavolo Uniti per Messina lancia è dettato anche dal processo di riforma della Legge 84/94 che alimenta “mire espansionistiche e nuovi condizionamenti della politica regionale e nazionale in danno della nostra economia e delle specificità dei nostri territori proprio nel momento in cui il concetto di area integrata dello stretto assume, finalmente, un significato concreto. Vogliamo un nuovo ruolo dello Stretto. Un ruolo che ha e che ancor più deve assumere nello sviluppo delle relazioni economiche italiane e europee nel Mediterraneo. Non è possibile – concludono – far finta di non conoscere il peso, l’importanza, il valore economico e occupazionale di quanto ruota attorno al nostro sistema portuale soprattutto in considerazione che l’occasione si sta rivelando ghiotta per tentare l’ennesimo scippo alla nostra Comunità a favore di un rafforzamento di altre realtà come Catania e Palermo”.

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