Vertenza Ferrovie sullo Stretto. Cgil chiama in causa la politica

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martedì 27 Gennaio 2015 - 11:28

“Si evince solo adesso – fa presente Giovanna Caridi, segretaria confederale - perché dopo l’assemblea di venerdì 23 alla quale erano stati invitati onorevoli, sindaci dei principali capoluoghi e presidente della Regione, gli stessi non solo hanno disertato l’incontro ma a tutt’oggi non hanno preso posizione rispetto alla drammatica prospettiva di non avere più la possibilità di trasportare merci e persone su rotaia”

“Ci duole constatare un’amara realtà, sino a venerdì scorso pensavamo che la classe politica regionale e messinese fosse stata circuita dal ministero dei Trasporti, relativamente ai collegamenti tra le sponde dello Stretto, circuita perché con uno specchietto per le allodole il Ministro Lupi lo scorso dicembre finge di attenzionare l’area dello Stretto promettendo dopo anni di proroghe un nuovo bando per il servizio “metromare” con un finanziamento di 30 milioni di euro, già presenti ed insufficienti per il bando precedente; oggi scopriamo che tutto il gruppo dirigente della politica siciliana evidentemente ne era al corrente”, è questo il duro commento della Cgil di Messina sui silenzi della politica rispetto al piano di dismissione del Gruppo Ferrovie.

“Si evince solo adesso – fa presente Giovanna Caridi, segretaria confederale – perché dopo l’assemblea di venerdì 23 alla quale erano stati invitati onorevoli, sindaci dei principali capoluoghi e presidente della Regione, gli stessi non solo hanno disertato l’incontro ma a tutt’oggi non hanno preso posizione rispetto alla drammatica prospettiva di non avere più la possibilità di trasportare merci e persone su rotaia”. “È la prima volta – evidenzia – che su questa vertenza il sindacato chiede il conto alla politica e non la semplice sponda su FSI; negli anni il Gruppo ci aveva abituati a continui tentativi mai appoggiati però dal governo nazionale, che questa volta avendo intravisto la possibilità di un notevole risparmio ha dato mano libera ad Rfi di riarticolare a proprio piacimento il servizio. Ovviamente il sindacato non aspetterà l’incontro del 2 febbraio per poi prendere atto delle decisioni prese, ma avverte che per l’importanza della vertenza ha già messo in allarme ferrovieri e cittadini, che come venerdì scorso spiegheranno meglio alla politica cosa vuol dire governare”.

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