Ricercatori messinesi sequenziano il genoma di due specie animali

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giovedì 26 Settembre 2013 - 09:54

I genomi degli animali sequenziati rappresentano un primo passo per la valorizzazione e lo studio della biodiversità zootecnica, che rappresenta un aspetto fondamentale per la sostenibilità e la tracciabilità delle produzioni animali. "Una produttività scientifica - spiegano i ricercatori - sempre più in linea con la ricerca di settore a livello mondiale: è questo l’obiettivo dell’Unità di Genomica".

Un importante traguardo in campo tecnico e scientifico è stato raggiunto dall’Università di Messina grazie ad un team di ricercatori che ha sequenziato il genoma di due specie animali, quella asinina e quella equina, utilizzando una serie di strumentazioni basate su chip a semiconduttori.
Obiettivo reso possibile grazie alla nuova Unità di Genomica della piattaforma PANLAB, attivata presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie e nata con il finanziamento di un progetto PON del MIUR, che ha confermato l’Ateneo peloritano, primo in Italia e nel mondo ad utilizzare queste apparecchiature, all’avanguardia nella ricerca zootecnica.
«La tecnologia applicata all’Università di Messina – afferma Enrico D’Alessandro, ricercatore di Zootecnica generale e miglioramento genetico dell’Ateneo peloritano – permette di sequenziare genomi completi non solo di specie animali ma anche di piante e microrganismi con costi e tempi notevolmente ridotti rispetto a qualche anno fa.
Si aprono quindi per l’Università di Messina importanti prospettive applicative della genomica in tutti i campi delle scienze biomediche, agrarie e veterinarie». In particolare, i genomi degli animali sequenziati rappresentano un primo passo «per la valorizzazione e lo studio della biodiversità zootecnica, che rappresenta un aspetto fondamentale per la sostenibilità e la tracciabilità delle produzioni animali. Accreditarci per rispondere ad una produttività scientifica sempre più in linea con la ricerca di settore a livello mondiale, è questo l’obiettivo adesso dell’Unità di Genomica».
Proficua in tal senso la collaborazione con l’Università di Bologna, accreditata scientificamente a livello mondiale ed inserita nella COST Action RGB-NET.
Un network europeo, di cui è presidente il prof. Luca Fontanesi, con il quale collabora Francesca Bertolini, giovane assegnista di ricerca venuta a Messina per avviare con Enrico D’Alessandro la piattaforma.
«Questa ricerca ha avuto inizio a maggio – afferma la dott.ssa Bertolini – anche se i macchinari sono stati installati già a marzo. Abbiamo cominciato da zero, allestendo il laboratorio per campionare gli animali e seguendo l’iter classico di ogni ricerca zootecnica: capire quali sono i gap della genomica animale. I tempi sono stati molto rapidi e questa è una cosa molto bella.
Siamo in un momento in cui le tecnologie, che sono sempre state al servizio dell’uomo, vengono utilizzate anche per ottenere applicazioni in campo vegetale e animale. L’Ateneo messinese, rispetto all’Università di Bologna dalla quale provengo, presenta maggiori potenzialità. Qui ci sono delle strumentazioni potentissime, che richiedono costi ingenti e grande cura».
Questa ricerca potrebbe avere prospettive di sviluppo per l’uomo? «È ancora presto per poterlo dire, siamo agli stadi preliminari. Il cavallo e l’asino non sono i migliori candidati a modello per lo studio di implicazioni per l’essere umano, ma abbiamo sicuramente ottenuto un importante contributo per studiare, per esempio, il suino. In questo senso, le strumentazioni che utilizziamo e le nostre ricerche possono servire anche per l’uomo».
«L’intenzione – dichiara il prof. Vincenzo Chiofalo, ordinario di Nutrizione e alimentazione animale dell’Università di Messina – è quella di far conoscere e mettere a disposizione della ricerca e della comunità accademica questa piattaforma che si avvale di esperti e che grazie al progetto di alta formazione vedrà aggiungersi giovani laureati che verranno formati da specialisti e che opereranno con competenze adeguate.
Abbiamo adesso strumenti e competenze su cui stiamo lavorando per una tracciabilità che permetta al consumatore di identificare con assoluta certezza l’autenticità dei prodotti agroalimentari».

Un commento

  1. E giusto giusto avete cominciato con gli scecchi?

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