Crisi, a Messina sempre più famiglie vittime degli strozzini

Crisi, a Messina sempre più famiglie vittime degli strozzini

Veronica Crocitti

Crisi, a Messina sempre più famiglie vittime degli strozzini

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lunedì 14 Aprile 2014 - 23:47

Il dirigente della Squadra Mobile di Messina Giuseppe Anzalone parla dell'usura e di come il periodo di forte crisi economica non faccia che incentivare il giro dei prestiti privati. Interrogati i quattro soggetti arrestati con l'accusa di usura e favoreggiamento. In tre si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

“L’usura è un fenomeno tipicamente messinese, non sempre legato ad ambienti criminali e, di certo, incentivato dal periodo di forte crisi economica che stiamo attraversando”. Giuseppe Anzalone, capo della Squadra Mobile, conferma l'allarme usura lanciato tempo fa dall'allora Questore Carmelo Gugliotta. Un fenomeno, quello dei prestiti a strozzo, che da decenni costituisce il "fondamento" dell’economia messinese, praticata non soltanto negli ambienti criminali.

Le quattro persone arrestate giovedì scorso dagli investigatori di Anzalone erano quasi sconosciuti alla giustizia, avevano normalissimi lavori e non certo redditi altissimi. Avevano una entrata fissa, cosa rara di questi tempi.

Ecco perché in tanti si erano rivolti al dipendente Atm Antonio Catania, alla casalinga Teresa Corsaro, al macellaio Salvatore Saccà ed alla pensionata Francesca Augliera, oggi ai domiciliari. Interrogati dal Gip Monica Marino, in tre hanno taciuto, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Soltanto il macellaio ha parlato, respingendo ogni accusa.

Ma che gli usurai siano sempre gettonati a Messina, per il capo della Mobile, è più che un’ipotesi investigativa. Una realtà insita nel tessuto messinese, ancor più aggravata dalla situazione storica che l’Italia sta attraversando. La figura dell’usuraio, infatti, appare ancor più vincente laddove i cittadini, soprattutto pensionati e casalinghe, non hanno i soldi neanche per arrivare alla fine del mese.

Dinnanzi al rifiuto delle banche di concedere dei prestiti, allora, non rimane altra soluzione che farsi aiutare da uno strozzino. Il meccanismo è semplice. Per lo più si tratta di persone conosciute nell’ambiente, talvolta slegate da giri criminali, talvolta anche vicini di casa che, pur svolgendo lavori dignitosi e apparentemente normali, non disdegnano di prestare soldi aumentando di giorno in giorno i tassi di interesse usurai. Le famiglie si rivolgono agli strozzini anche per fame ordinaria, per poche centinaia di euro, per pagare una bolletta – spiega Anzalone – ed all’inizio, per loro, sembra un sollievo riuscire a trovare il denaro. In una fase iniziale, si potrebbe dire che l’usuraio rappresenti quasi un benefattore per le vittime, una boccata di ossigeno. E’ un po’ come la sindrome di Stoccolma. Le vittime, infatti, provano sentimenti positivi nei confronti dei loro “carnefici”, creano delle vere e proprie alleanze con chi sta concedendo loro del denaro e, in senso lato, la possibilità di “mangiare” fino a fine mese. C’è un senso di gratitudine nei confronti degli usurai che, almeno nelle prime fasi, è totale. Lo dimostra il fatto che le denunce sono pochissime, quasi nulle. “Si tende ancora a non parlare – sottolinea Anzalone – un po’ come nei casi di estorsione. Il dato è che c’è un’elevata tendenza a non denunciare”.

E che Messina sia una città di usurai, lo dimostrano le numerose indagini condotte in questi anni per sgominare il giro dei prestiti privati. “Le grandi operazioni degli anni ‘80 e ’90, fino a quelle più recenti – spiega Anzalone – mostrano come si tratti di una particolarità della nostra realtà che coinvolge, nella maggior parte dei casi, i quartieri più periferici”. E’ datata dicembre 2005 l’operazione “Grano Maturo. Quel giorno, la mobile eseguì l’arresto di 23 soggetti, tra cui un avvocato ed un commercialista. Più recentemente, nel dicembre 2012, a finire nel mirino della Direzione Distrettuale Antimafia furono invece 8 persone che operavano tra Messina, Villafranca, Rometta e Spadafora. La denominarono operazione “Gran Bazar” e tutti i soggetti furono accusati di usura con l’aggravante del metodo mafioso.

“Seppur all’inizio possa sembrare un sollievo, alla fine le vittime vengono strozzate”, ha concluso Anzalone. Un vortice senza fine in cui la necessità di avere soldi fa quasi dimenticare chi poi, i soldi, li rivuole indietro, e con tassi di interesse impossibili da mantenere, talvolta fino al 400%. E ben presto dalla cordiale richiesta di estinzione del debito, si passa velocemente a minacce, pressioni, ritorsioni, fin quando l’idilliaca figura dell’usuraio benefattore non si tramuta in quella più realistica del “carnefice”. (Veronica Crocitti)

2 commenti

  1. invelatosempre 15 Aprile 2014 06:49

    Ben dice il dirigente quando asserisce che l’usura è l’hobby preferito dei nostri concittadini. Purtroppo nell’articolo non si capisce se si parli degli usurai istituzionali o degli improvvisati ” liberi professionisti”, anche se in effetti la differenza sta solo in qualche punto d’interesse. Anzi, no! I secondi li puoi denunciare e scrollarteli di dosso, i primi no!

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  2. invelatosempre 15 Aprile 2014 06:49

    Ben dice il dirigente quando asserisce che l’usura è l’hobby preferito dei nostri concittadini. Purtroppo nell’articolo non si capisce se si parli degli usurai istituzionali o degli improvvisati ” liberi professionisti”, anche se in effetti la differenza sta solo in qualche punto d’interesse. Anzi, no! I secondi li puoi denunciare e scrollarteli di dosso, i primi no!

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