Messinambiente, rischio fallimento e 2 milioni in più sulla Tari: il tempo è scaduto

Messinambiente, rischio fallimento e 2 milioni in più sulla Tari: il tempo è scaduto

Francesca Stornante

Messinambiente, rischio fallimento e 2 milioni in più sulla Tari: il tempo è scaduto

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martedì 13 Dicembre 2016 - 00:18

A Palazzo Zanca si programma la nuova società dei rifiuti, ma i tempi sono strettissimi e non si riuscirà a chiudere tutto l'iter entro fine anno. Cosa accadrà? Si andrà verso l'ennesima proroga per Messinambiente? Ecco la situazione in cui versa oggi la società, tra pignoramenti milionari e debiti che non sono mai diminuiti.

Cova il fuoco sotto la cenere, ma ormai la situazione della gestione rifiuti in città sembra essere ad un definitivo punto di svolta. Andiamo per gradi. C’è un forte dibattito, al momento, nei corridoi di Palazzo Zanca, nelle Commissioni Consiliari e nella corrispondenza tra dirigenti ed amministrazione. Le questioni sul tappeto sono molto delicate tra rischi di fallimento di Messinambiente che continua a gestire la raccolta, un probabile aumento della Tari 2016 a carico dei cittadini che potrebbero ricevere uno “sgradito” regalo di Natale ed il rischio di trovarsi nei primi giorni dell’anno con un vuoto che potrebbe fare piombare nell’ennesima emergenza rifiuti la città di Messina.

In questi giorni si parla tanto di futuro, ma ci sono diversi motivi per credere che l’amministrazione Accorinti stia sottovalutando il possibile fallimento di Messinambiente. Il primo lo si percepisce leggendo l’ultima sentenza del Giudice Giuseppe Minutoli, quella cioè che ha confermato e reso definitivo il maxi pignoramento di 30 milioni di euro. A far riflettere dovrebbero essere soprattutto le conclusioni alle quali lo stesso Collegio Giudicante è pervenuto: “Và disposta la trasmissione della presente ordinanza al Pubblico Ministero in sede, per quanto di competenza ai sensi dell’art. 7 legge fall., avuto riguardo all’ingentissimo debito tributario maturato dalla società, pari a quasi trenta milioni di euro al netto degli accessori, ed alla complessiva situazione debitoria superiore a sessantanove milioni di euro, esposta nel bilancio al 31.12.2014”. Quindi il Collegio Giudicante ha fotografato nel provvedimento del 16 novembre 2016 una situazione arretrata al 31 dicembre 2014, quindi due anni fa.

La seconda considerazione è, di conseguenza, relativa ai dati dell’ultimo bilancio approvato della società di via Dogali, cioè il bilancio 2015. I debiti di Messinambiente, nel frattempo, sono aumentati ad oltre 76 milioni di euro (ben 7 milioni in più rispetto all’anno 2014) ed i debiti tributari ammontano ad oltre 58 milioni di euro (contro i quasi 52 milioni di euro dell’anno 2014 e non 30 milioni come affermato dai Giudici che hanno evidentemente fatto riferimento solo a quelli oggetto del pignoramento), con un patrimonio netto dell’azienda di via Dogali negativo e pari a quasi meno 43 milioni di euro in aumento rispetto al 2014 di oltre 3 milioni di euro.

Visto che siamo a fine anno 2016, a quanto è arrivato nel frattempo l’indebitamento di Messinambiente? Probabilmente è aumentato e con esso il rischio che il fallimento sia ancora più concreto perché i dati economici che hanno convinto i giudici ad inviare gli atti processuali al Pubblico Ministero per la richiesta di fallimento sono peggiorati ed è molto probabile che alla fine del 2016 lo siano ancora di più.

Peraltro, Messinambiente è una società in squilibrio irreversibile, così come certificato dai revisori dei conti della partecipata.

Ma che effetto ha questo sui cittadini? Il primo lo si è avuto l’anno scorso a fine settembre 2015, quando Messinambiente ha ottenuto con la Tari 2015, su sollecitazione della Giunta Accorinti e l’approvazione del Consiglio Comunale, un aumento dei costi a carico della collettività pari a circa 3 milioni di euro (circa 40 euro a famiglia) per un importo complessivo di 32 milioni che il Comune ha erogato per i servizi di igiene ambientale. Aumenti evidentemente serviti a poco, visto che la situazione dei debiti nell’anno 2015 è molto peggiorata e le perdite della Società sono aumentate.

Per l’anno 2016 il budget di Messinambiente è addirittura aumentato. Il Consiglio Comunale su proposta della Giunta Accorinti ed in particolare del neo Assessore Luca Eller Vainicher, con la delibera del 30 aprile 2016, approvando la Tari 2016, ha riconosciuto a Messinambiente un importo complessivo di €. 33.301.868, ben 1,3 milioni di euro in più rispetto all’anno 2015. E, come se non bastasse, in una recente seduta della quinta commissione consiliare, il neo Dirigente del Dipartimento Sanità ed Ambiente Natale Castronovo ha evidenziato che dal Piano Finanziario 2016 mancano circa 2 milioni di euro che sono stati determinati in grande parte dai maggiori costi in discarica accumulati da Messinambiente che conferisce “fuori orario” i rifiuti in discarica, determinando a carico del Comune un maggiore costo dello smaltimento (circa il 38% in più). Costo che probabilmente sarà caricato sui cittadini modificando in aumento la Tari 2016, per la quale è in scadenza il saldo della rata di dicembre che forse sarà più pesante di già quanto non lo sia già.

Insomma, dopo le battaglie degli ultimi due commissari liquidatori che hanno sempre chiesto maggiori risorse per la gestione di un settore e di una società complicatissimi, il Comune ha dato più soldi a Messinambiente, ma il servizio non è migliorato, la raccolta differenziata non ha spiccato il volo come si sperava, i giudici dicono che la società è già meritevole di fallimento guardando i dati del 2014 (mentre siamo quasi nel 2017) ed i cittadini pagano una tari da capogiro.

A distanza di oltre un anno, dall’inchiesta che fece tremare Messinambiente e che portò anche ad alcuni arresti anche all’interno della società, tornano d’attualità le parole del Procuratore Capo Guido Lo Forte: “Dalle indagini sono stati rilevati reati tali che, se Messinambiente fosse stata una società privata, si poteva parlare di bancarotta fraudolenta”. Oggi il Giudice Minutoli,, nella sentenza con cui rigetta il ricorso sul pignoramento di Riscossione Sicilia, afferma che Messinambiente non è una società “in house” ma assimilabile ad una normale società privata visto che all’organo amministrativo “spettano senza limitazione tutti i più ampi poteri per l’amministrazione ordinaria e straordinaria della società” e senza che sulla stessa l’amministrazione comunale eserciti “un controllo analogo”.

Ad oggi è questo il quadro a tinte fosche in cui si trova Messinambiente. Nonostante gli sforzi per garantire i servizi, nonostante le buone intenzioni e forse anche troppa ostinazione a volerla salvare a tutti i costi, Messinambiente resta un calderone in ebollizione. La nuova società potrebbe rendere meno drammatica questa situazione, ma i tempi sono davvero strettissimi, arrivare entro fine anno con la MessinaServizi pronta ad entrare in attività è praticamente impossibile e l’unica soluzione sembra l’ennesima proroga per Messinambiente, anche se questa appare tutto molto meno scontato. Il 1 gennaio però qualcuno dovrà raccogliere la spazzatura che i messinesi pagano profumatamente.

Francesca Stornante

2 commenti

  1. state sereni …. con un post all’ironia tutto passerà via

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  2. state sereni …. con un post all’ironia tutto passerà via

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