Il procuratore D'Angelo: "sequestri e confische arma vincente contro la mafia"

Il procuratore D’Angelo: “sequestri e confische arma vincente contro la mafia”

Alessandra Serio

Il procuratore D’Angelo: “sequestri e confische arma vincente contro la mafia”

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sabato 30 Gennaio 2016 - 17:55

Oltre 117 milioni di euro sequestrati alla criminalità in due anni, ingenti patrimoni finiti sotto chiave, boss assicurati alla giustizia ma soprattutto una nuova ondata di collaboratori. Nella relazione del Procuratore Generale D'Angelo i dati di una battaglia sempre viva, e i settori da potenziare.

Tocca al procuratore generale Giovanni D’Angelo fare il punto, ad apertura dell’anno giudiziario, del lavoro degli inquirenti portato avanti nell’ultimo anno, segnalare i fronti “caldi” di indagine e le maggiori difficoltà. Partendo proprio da queste ultime: in un territorio come quello messinese, caratterizzato da una radicata presenza mafiosa e di una forte criminalità organizzata che sa penetrare nelle attività economiche, non sempre la risposta dello Stato è stata pronta, visto che le scoperture d’organico, tra i ranghi dei magistrati, sono sempre tante.

“Il posto di Procuratore della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto è rimasto vacante per 11 mesi ed è ricoperto solo dal 28 agosto 2015. Il nuovo Procuratore fino al 21 novembre 2015, data d’immissione in possesso di 4 sostituti di prima nomina, si è potuto avvalere della collaborazione di due soli sostituti, uno dei quali in applicazione extradistrettuale.”, ha ricordato il PG. D’Angelo ha sottolineato che i tassi di lavoro dei magistrati messinesi sono altissimi, e che solo grazie a questo impegno, insieme a quello delle forze dell’Ordine, è stato possibile sferrare ingenti colpi alla potenza die clan, come “le indagini svolte negli ultimi anni ( operazioni “Gotha 1 e 2” e “Pozzo2”, “Gotha3” e “Gotha4” ) a cui sono seguiti i relativi processi, tutti suddivisi in vari tronconi e in corso di definizione nei vari gradi di giudizio ( anche il processo “Gotha 1 e 2 riuniti al “Pozzo 2” sul quale il 14 gennaio scorso è intervenuta la sentenza della Cassazione avrà un’appendice in sede di merito )”.

Indagine che hanno confermato come le famiglie mafiose della fascia tirrenica sono fortemente radicate sul territorio ed hanno “una strutturazione che si basa su una pianificata ripartizione tra famiglie finalizzata ad un capillare controllo del territorio attuato con la gestione dei traffici illeciti – narcotraffico e racket delle estorsioni, in primo luogo – e anche con la penetrazione nella gestione degli appalti pubblici. In continuità con le indagini precedenti, la DDA della Procura messinese nell’aprile 2015 ha dato esecuzione all’operazione “Gotha5” che ha portato all’arresto di 22 persone accusate, tra l’altro, di associazione mafiosa, estorsioni, rapine, reati d’armi, altri reati contro la persona e il patrimonio.” Indagini importanti, che fanno sì che lo strapotere dei clan segnino il passo, e che cominciano ad erodere il muro di omertà che protegge e alimenta le famiglie :” Va segnalata, in relazione a queste ultime investigazioni, un’evenienza ( rilevata in minore misura anche in occasione dell’operazione “Gotha 4”) d’indubbio rilievo e cioè che le indagini hanno registrato il contributo offerto dalle persone offese dei reati. La circostanza va sottolineata con accenti positivi, indicativa com’è delle crepe che cominciano ad incrinare il muro di omertà che è tanto redditizio all’aggressione del crimine mafioso.”

Estorsioni, usura ma soprattutto una ingente attività di riciclaggio, invece, le attività che caratterizzano la criminalità imperante sulla città di Messina la provincia tirrenica. Sul fronte della mafia che opera nella città capoluogo e nella fascia ionica si segnalano oltre alle tradizionali redditizie attività del traffico di droga e del racket estorsivo, un’ingente attività di riciclaggio. “Il racket estorsivo – ha spiegato il PG -, opera indiscriminatamente. Ciò da un lato rafforza la capacità intimidatoria dei gruppi criminali – che può essere esercitata senza la necessità di atti delittuosi eclatanti – e dall’altro impone un duplice costo all’economia reale, non solo quello del pizzo, -che in qualche modo commercianti e imprenditori trasferiscono sui consumatori – ma altro costo economico-sociale più grave. L’insicurezza che caratterizza il sistema economico scoraggia, infatti, la creazione di nuove imprese e attività commerciali e l’incentivazione di quelle esistenti e opera come fattore di declino dell’economia della comunità messinese.”

Proprio per indagare in quella zona grigia dove i capitali mafiosi e quelli puliti si mischiano, rendendo quasi impossibile rintracciare l’origine illegale dei primi, la Procura di Messina si è organizzata facendo leva sulla “valenza strategica primaria le misure di prevenzione patrimoniale promosse dalla Procura della Repubblica di Messina. Onde potenziare la relativa attività, che necessita del coordinamento, impiego e selezione delle risorse investigative, è stato creato un Desk Interforze con la partecipazione di tutte le Forze dell’Ordine che operano nel distretto. Ciò consente di procedere alla ripartizione dei compiti d’indagine in base a criteri di priorità individuati coniugando pericolosità sociale e rilevanza delle accumulazioni.”

Il bilancio che può tracciare il procuratore D’Angelo è positivo:” …nel solo biennio 2014-2015 il valore presuntivo complessivo dei beni sequestrati e/o confiscati è di 117 milioni di euro – nel contesto di 10 procedimenti che per brevità di esposizione non si menzionano nei dettagli”. La mannaia dei sequestri, attraverso il sequestro per equivalente, ha operato anche contro la criminalità economica: “Anche quest’anno il valore complessivo dei sequestri ha superato la soglia dei dieci milioni di euro.”

“Tra i procedimenti più rilevanti condotti dal gruppo criminalità economica della Procura distrettuale si segnalano quello sulla società partecipata Messinambiente a carico di pubblici funzionari ed imprenditori per corruzione e svariate altre ipotesi di reato che ha rivelato una illecita gestione di appalti affidati a trattativa privata nonché il secondo troncone dell’indagine sul Consorzio Autostrade Siciliane che vede coinvolti molti indagati per i reati di truffa connessa alla liquidazione indebita di incentivi progettuali”, ha concluso il Procuratore Generale.

(Alessandra Serio)

2 commenti

  1. Invece di metterli sotto chiave(facendo arricchire altri ). Il patrimonio dei mafiosi,(circa un miliardo di euro all’anno, base nazionale), mettiamoli nel ddl della povertà.
    Sarebbe stata una vittoria doppia della giustizia.

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  2. Invece di metterli sotto chiave(facendo arricchire altri ). Il patrimonio dei mafiosi,(circa un miliardo di euro all’anno, base nazionale), mettiamoli nel ddl della povertà.
    Sarebbe stata una vittoria doppia della giustizia.

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