La longa manus dei Santapaola su appalti e scommesse IL VIDEO

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Alessandra Serio

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giovedì 06 Luglio 2017 - 08:00

Il cognato del boss storico catanese si era infiltrato nell'economia legale, gestiva appalti e grossi affari legati ai centri scommesse,, ma continuava a tenere le fila dell'attività criminale classica: come quando nel 2014 appoggiò gli Ercolano colpiti da sequestro di beni. E i clan messinesi abbassavano la testa...

Trenta arresti – dieci ai domiciliari – tra Messina, Catania, Siracusa, Milano e Torino dai Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Messina per associazione mafiosa, concorso esterno, estorsione, corruzione, trasferimento fraudolento di valori, turbata libertà degli incanti, esercizio abusivo dell’attività di giochi e scommesse, riciclaggio, reati in materia di armi ed altro.

L'inchiesta ha svelato che una cellula legata e gestita dai consanguinei de boss catanese Nitto Santapaola, in particolare il cognato e il nipote del boss, Francesco e Vincenzo Romeo, si era infiltrata nell'economia legale per per gestire società di servizi, controllare in modo diretto appalti su scala nazionale – come quelli sull'autostrada Salerno -Reggio Calabria e l'Expo, gestire il gioco illegale e le scommesse della massima serie calcistica, operare attraverso la corruzione e il clientelismo il controllo sull’attività di enti pubblici, attivare informatori e complici presso uffici pubblici -anche presso organi di polizia e uffici della procura. Tutto il denaro movimentato, però, partiva ed era legato ai proventi criminaòi.

Una struttura criminale che ha sostituito i manager ai padrini e che opera per il profitto col “concorso esterno” delle squadre che sparano: così rovesciando il tradizionale rapporto dei ruoli tra società bene e società violenta rispetto al conseguimento degli scopi associativi mafiosi. Il livello raggiunto da questa associazione, che si muoveva in tutta la Sicilia, erasovraordinata alle bande armate presenti a Messina, i cui esponenti, ogni qualvolta si imbattono negli interessi della predetta associazione si arrestano, obbedendo.

L'associazione gestiva in forma "economica" anche il pizzo, sostituito da altre forme di intervento, grazie anche a società che forniscono servizi alle imprese, come le cooperative nel settore dalle forniture alimentari, o gestiscono in subappalto la fornitura di prodotti parasanitari per conto delle ASL.

Le indagini, avviate nel 2013, affidate ai sostituti della Dda Liliana Todaro, della procura ordinaria Antonio Carchietti e dall'aggiunto Sebastiano Ardita, hanno trovato conferma di quanto già raccontato dai pentiti, ovvero che la longa manus del clan catanese su Messina è ancora presente e ferma. Ed appartiene ancora ai Santapaola.

Le intercettazioni hanno svelato il ruolo di vertice di Vincenzo Romeo, che operava sotto la supervisione del padre, Francesco, e con la collaborazione dei fratelli Pasquale, Benedetto e Gianluca Romeo. Un ruolo che ha toccato il suo apice quando aè scattato un ingente sequestro nei confronti della famiglia Ercolano, colpita dai sigilli al patrimonio il 18 marzo 2014. E' toccato proprio a Romeo, in quel caso, farsi carico delle necessità di Vincenzo e Giuseppe Ercolano e Cosima Palma.

L’attività investigativa ha permesso di ricostruire gli interessi del sodalizio in alcuni importanti settori, in particolare: quello degli apparecchi da intrattenimento e dell’online gaming, vero e proprio business su cui si stanno concentrando gli appetiti di diverse organizzazioni criminali a livello nazionale. Sono stati, infatti, accertati i cospicui interessi della compagine indagata nella gestione di centri scommesse e nella distribuzione di macchinette video-poker in provincia di Messina attraverso le società “START S.r.l.”, “WIN PLAY SOC.COOP.” e “BET SRL”.

Dal complesso delle acquisizioni è emersa, ancora, l’influenza di ROMEO Vincenzo sulla PRIMALs.r.l., società titolare di una concessione con diritti su 24 sale e 71 corner ed è stato proprio ROMEO, nel corso di alcune intercettazioni ambientali, a spiegare di aver preso parte a Roma ad un incontro con i finanziatori di detta società e che nell’occasione sarebbero stati presenti numerosi rappresentanti di diverse “famiglie” della Sacra Corona Unita e della ‘Ndrangheta, i quali avrebbero riconosciuto a ROMEO il suo ruolo.

Analogamente, le indagini hanno permesso di documentare l’interesse del gruppo nell’organizzazione di corse clandestine di cavalli, tenute solitamente alle prime luci dell’alba lungo alcune vie cittadine, con contestuale raccolta di scommesse, e la somministrazione agli animali di farmaci per aumentarne le prestazioni. Poi in quello immobiliare e dei lavori edili in genere, rispetto al quale l’“Entità” è direttamente interessata nella gestione in proprio degli appalti.

Alessandra Serio

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