"Stanno chiudendo il Piemonte in silenzio, come le termiti". Si torna in piazza il 23

“Stanno chiudendo il Piemonte in silenzio, come le termiti”. Si torna in piazza il 23

Rosaria Brancato

“Stanno chiudendo il Piemonte in silenzio, come le termiti”. Si torna in piazza il 23

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venerdì 20 Marzo 2015 - 15:47

Si torna in piazza lunedì 23 marzo per difendere l'ospedale Piemonte, ma nel frattempo molti dei primi "combattenti" sono scomparsi dall'orizzonte della battaglia.

“La tecnica è quella delle termiti, sembrano invisibili,lavorano sotto traccia,ma poi all’improvviso scopri che si sono mangiati il legno e il mobile crolla” è il presidente del Comitato Salvare l’ospedale Piemonte Marcello Minasi a sintetizzare il quadro della situazione, i troppi silenzi sospetti,le amnesie, che hanno spinto i sottoscrittori dell’accordo di fine novembre a decidere di tornare in piazza lunedì 23 marzo alle 10 facendo appello alla cittadinanza. Secondo Minasi, così come le termiti completano il lavoro senza che nessuno se ne accorga se non a crollo avvenuto, altrettanto accadrà quando il Piemonte chiuderà battenti: “Ci hanno tolto Difesa, arsenale, ospedale militare, ci stanno togliendo la Camera di Commercio,la Banca d’Italia, tra non molto trasformeranno il Comune in una circoscrizione di Catania… E’ inutile che la Borsellino dica: l’ospedale resta. Noi vogliamo sapere, cosa resta? Restano le pareti o qualcuno vuol regalare ai Neurolesi i padiglioni ristrutturati?”

La molla per tornare a protestare, per il Comitato e la Uil è stata una lettera-cronoprogramma diffusa nelle scorse settimane dal direttore generale Michele Vullo con la quale vengono dettati i tempi per il “trasloco” di chirurgia dal Piemonte al Papardo. “Se chiudete chirurgia chiudete il pronto soccorso- sottolinea Silvano Arbuse, tra i promotori di tutte le battaglie per salvare il nosocomio- E’chiaro che si inizia per arrivare ad un disegno finale. Noi siamo certi che non è una battaglia perduta questa e abbiamo già contattato il prefetto. La soluzione da noi auspicata a novembre vedeva convivere insieme l’ospedale Piemonte ed il Centro Neurolesi e avrebbe comportato l’arrivo delle risorse destinate alla ricerca, la ripresa delle opere nei padiglioni. Stupisce il silenzio che invece sta piombando sul destino dell’ospedale. Il sindaco Accorinti che è la sintesi di tutto non può permettersi di dire: sono stato trattato male alla manifestazione del 29 settembre quindi non sposo la causa. Stiamo parlando dell’ospedale Piemonte,questi sono discorsi da “sartine” non da massima autorità sanitaria cittadina”.

Le ferite della manifestazione del 29 settembre quando Accorinti fu contestato dalla piazza bruciano ancora,ma sull’ospedale in verità il sindaco non ha mai mostrato la stessa determinazione avuta per altre vicende. In tutto si possono contare un paio di lettere all’assessore Borsellino che a quanto pare “è come il peggior sordo che non vuol sentire” e sull’intera vicenda, ufficialmente, da agosto ad oggi non ha espresso verbo. Quel che preoccupa chi oggi ha organizzato la conferenza stampa è il progressivo defilarsi di quanti finora erano stati in prima fila e avevano anche firmato il noto accordo con il quale si prevedeva il”matrimonio” con i Neurolesi in condizioni di totale parità e senza penalizzazioni.

“Adesso non abbiamo capito quale sorte di vuol dare al Piemonte-prosegue Minasi- Negli anni scorsi si era paventata la speculazione edilizia, adesso il disegno non è chiaro, se non il volere regalare il presidio al Centro Neurolesi”. La chiusura del nosocomio,secondo il cronoprogramma di Vullo ricordato da Silvano Arbuse, comporterebbe conseguenze gravissime e concrete per l’intera zona centro e non solo. “E’ impossibile pensare che il Policlinico possa riuscire a fare 2000 parti in un anno, aggiungendo ai mille attuali gli altri mille che vengono garantiti al Piemonte. E’ impensabile un’ipotesi del genere. Ma il disegno che si sta portando avanti sembra proprio questo,iniziare dalla chirurgia per poi togliere il resto”.

E se la scorsa estate e lo scorso autunno erano in tanti a protestare, adesso le fila si assottigliano e a scomparire dell’orizzonte ad esempio è la Cisl che appena un paio di mesi fa era agguerritissima sulla vicenda, come testimoniano toni roventi tra i rappresentanti sindacali e lo stesso sindaco. L’accordo di novembre poi è stato firmato anche da Comitato Sanidea e dalla Cgil. Adesso in prima linea sono rimasti in pochi, il Comitato Salvare il Piemonte, la Uil ai quali si è aggiunta l’area Civati del Pd,rappresentata da Fabrizio Calorenni in conferenza stampa. Fatti questi davvero strani se si pensa che la realtà è la stessa dei mesi scorsi e i rischi di chiusura sono rimasti immutati. A cambiare a quanto pare è la “frontiera” di chi continua a combattere.

Eravamo come 4 amici al bar- ha spiegato il segretario provinciale Uilfpl Giuseppe Calapai- Ma adesso siamo rimasti in 2 e questo ci preoccupa,così come ci allarma il piano di evacuazione del Piemonte predisposto da Vullo e che sta per essere iniziato con la chirurgia. Ci hanno tolto il Margherita, hanno distrutto l’antico progetto del Polo oncologico pensato da Sirchia e adesso stiamo assistendo a fatti che continuiamo a denunciare in Procura e alla Borsellino. Quella convenzione che ha preso il posto del polo oncologico si sta snaturando rispetto agli obiettivi originari. E’arrivato il momento di dire basta. Il decreto Balduzzi vale per tutti in Sicilia e non per Messina? Come mai i tagli devono iniziare da qui?”

L’area Civati invita la cittadinanza a partecipare,mentre la consigliera comunale Giovanna Crifò commenta “il Piemonte sta diventando l’agnello sacrificale di una politica regionale sanitaria incomprensibile”. A dare il segno tangibile dell’altissima posta che c’è in gioco, ovvero la nostra vita è la dottoressa Donatella Melina: “In un anno si registrano 32 mila accessi al Pronto soccorso e 10 mila al pronto soccorso pediatrico, qualcuno ci spieghi come pensano di chiudere un ospedale con questi numeri e soprattutto dove queste 40 mila richieste troveranno risposte”.

La Crifò ha diffuso un volantino “non vogliamo morire per strada”. Se tagli il cuore del soccorso in pieno centro i rischi ci sono.

L’appello quindi,a distanza di sei mesi dalla manifestazione del 29 settembre è per tornare a difendere il presidio. Nel frattempo l’ipotesi Piemonte-Neurolesi sta andando avanti, grazie all’ok risolutivo del ministro Lorenzin che a dicembre ha incontrato i deputati Picciolo e Germanà ma i timori,nel silenzio della Regione, sono ancora tanti, soprattutto alla luce di quella lettera ricordata dal Comitato e che il Dg del Papardo-Piemonte ha diffuso come un annuncio di “sfratto” primaverile.

Rosaria Brancato

4 commenti

  1. Sì possono dire tantissime cose giuste o sbagliate ma cmq 17 anni fa veniva chiuso l’ospedale margherita che di storia ne ha da raccontare in quell’occasione il Piemonte non fu chiuso eppure pari requisiti che la legge prevedeva la chiusura dei nosocomi sotto un determinato numero di posti letto.
    Poi per i parti presunti 1000 ovviamente si sa che in quel periodo sono stato pilotati i dirottati dal papardo al Piemonte.
    Messina perde un’altra cosa piano piano tolgono anche la MADONNINA…

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  2. Sì possono dire tantissime cose giuste o sbagliate ma cmq 17 anni fa veniva chiuso l’ospedale margherita che di storia ne ha da raccontare in quell’occasione il Piemonte non fu chiuso eppure pari requisiti che la legge prevedeva la chiusura dei nosocomi sotto un determinato numero di posti letto.
    Poi per i parti presunti 1000 ovviamente si sa che in quel periodo sono stato pilotati i dirottati dal papardo al Piemonte.
    Messina perde un’altra cosa piano piano tolgono anche la MADONNINA…

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  3. Caro gio avresti pure ragione in linea di principio ma devi considerare che dalla chiusura del Margherita e con il Piemonte pienamente attivo la gente ha comunque preferito andarsene altro a farsi curare. Taormina dimostra che sono i professionisti cha fanno l’ospedale e non viceversa. Il san Vincenzo era un dormitorio e vedi cos’è diventato. Non ho visto protestare MInasi e la Melina da quando la chirurgia ha 6 posti letto e 10 medici (il rapporto più alto del mondo!!!); Minasi si ostina a non fornire alla città i dati Agenas del Piemonte. Perché?. Tutto il resto sono chiacchiere. Lo faccia Rosaria Brancato, ha sempre dimostrato di essere un’ottima giornalista. Poi ne parliamo.

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  4. Caro gio avresti pure ragione in linea di principio ma devi considerare che dalla chiusura del Margherita e con il Piemonte pienamente attivo la gente ha comunque preferito andarsene altro a farsi curare. Taormina dimostra che sono i professionisti cha fanno l’ospedale e non viceversa. Il san Vincenzo era un dormitorio e vedi cos’è diventato. Non ho visto protestare MInasi e la Melina da quando la chirurgia ha 6 posti letto e 10 medici (il rapporto più alto del mondo!!!); Minasi si ostina a non fornire alla città i dati Agenas del Piemonte. Perché?. Tutto il resto sono chiacchiere. Lo faccia Rosaria Brancato, ha sempre dimostrato di essere un’ottima giornalista. Poi ne parliamo.

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