I vertici del Vittorio: Ereditato un disastro ma uniti salveremo il Teatro

I vertici del Vittorio: Ereditato un disastro ma uniti salveremo il Teatro

Rosaria Brancato

I vertici del Vittorio: Ereditato un disastro ma uniti salveremo il Teatro

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sabato 02 Dicembre 2017 - 14:49

In conferenza stampa il presidente Fiorino, il sovrintendente Bernava, i direttori artistici Celi e Pappalardo hanno spiegato: "Ci sono debiti per un milione e 300 mila euro, un tesoretto della gestione Ordile ormai finito, il Furs congelato ma se la politica farà la sua parte potremo farcela". Le file al botteghino e i 1.700 abbonati fanno vedere il "bicchiere mezzo pieno"

Noi siamo una squadra ed al contrario di come accade in alcuni spogliatoi del calcio che sono divisi, siamo uniti e adesso siamo qui per dire che soltanto insieme si raggiungono i risultati. Abbiamo le file al botteghino, abbiamo triplicato gli abbonati, adesso però alla politica diciamo: uniamoci per salvare il Teatro. Arriveremo a fine stagione, nel maggio 2018, ma se la Regione, il Comune, la classe politica non farà la sua parte rischiamo di perdere tutto il lavoro fatto”.

E’ stato il presidente dell’Ente, Luciano Fiorino a sintetizzare quel che, con i numeri hanno ribadito i direttori artistici Simona Celi e Matteo Pappalardo e con un mix di amarezza e passione ha detto il sovrintendente Egidio Bernava.

Il messaggio ai naviganti è al mondo della politica che ha in mano le sorti del Vittorio Emanuele. Soprattutto a Palermo, dove, con il nuovo governo e la nuova maggioranza, si può decidere se finalmente dare pari dignità al Teatro di Messina o affogarlo nei debiti ereditati.

Il Censis ci dice che in Italia è in aumento il rancore- ha detto il sovrintendente Egidio Bernava – E’ vero, Messina è ormai la città del rancore ed il Teatro è diventato il teatro del rancore. I catanesi, i palermitani, quando parlano del Bellini o del Massimo lo definiscono “il nostro Teatro”. I messinesi chiedono: chiudete il Teatro Vittorio Emanuele? Sui fondi sono state dette molte inesattezze. La Cgil ha lanciato l’allarme sostenendo che è a rischio il contributo ordinario. Non è vero. Quanto ai Fondi Furs la Regione ha congelato quello del 2016 per motivi legati alla passata gestione. Ma noi non abbiamo inserito queste somme in bilancio, per cautela, per non impegnare somme delle quali non avevamo la certezza”.

Bernava ha ricordato come il parametro previsto dalla Regione per Messina sia a dir poco offensivo. L’erogazione è basata su un dato: 14 euro ad abitante, contro i 27 euro ad abitante di Palermo ed i 21 di Catania. Facendo esercizio di memoria il sovrintendente ha poi ricordato come la gestione Ordile-Magaudda avesse lasciato un tesoretto di quasi 800 mila euro, dei quali, 4 anni dopo non c’è traccia, ed anzi, c’è invece una mole debitoria di un milione e 300 mila euro.

Guardiamo il bicchiere mezzo pieno- ha continuato- Le favole per i bambini fanno il pienone, la fila al botteghino c’è, abbiamo 1.780 abbonati, un cartellone fatto tra mille ristrettezze ma del quale andiamo orgogliosi. Il mio appello è alla politica, un teatro non si basa solo sul cartellone. Lavoriamo insieme. Il teatro non è solo ricchezza economica, ma ricchezza culturale. C’è ancora una parte rancorosa, che tiene nel cassetto quel regolamento per gli orchestrali che risolverebbe tanti problemi o nel Cda ha bloccato tutto perché aveva perso il potere”.

Ha quindi preso la parola, basandosi sulle cifre lasciate dalla gestione Puglisi-Saija-Bruschetta in eredità, Simona Celi, direttore artistico per la prosa, ponendosi una domanda: se il tesoretto della gestione Ordile-Macaudda di quasi 800 mila euro dopo 4 anni non c’è più e se ci sono 1 milione e 300 mila euro di debiti fuori bilancio, com’è stato possibile che si sia accumulata una mole debitoria così ingente?

Le produzioni devono tener conto delle regole del mercato. Un imprenditore privato sta attento nell’investire somme sue in produzioni che non rendono. Invece prendiamo ad esempio la produzione dell’Ente Vittorio Emanuele relativa all’Amleto. E’ costata 177 mila euro. Oltre allo spettacolo teatrale è stato pagato anche il film sulle prove. Gli spettacoli hanno incassato 53 mila euro. A Messina l’Amleto, portato in scena dal direttore artistico del Teatro, cioè Ninni Bruschetta, che vedeva la moglie del presidente Puglisi, occuparsi della scenografia e lo stesso presidente in scena, ha incassato appena 14 mila euro. A Milano l’Amleto, in 9 giorni di repliche ha incassato 11 mila euro. La perdita complessiva sfiora il 70% della somma. Queste non sono scelte gestionali oculate. Vale anche per lo spettacolo I Siciliani, o per la stagione di Furnari, dove abbiamo acquistato persino un palco ma imbarcato un mare di debiti”.

La Celi sottolinea poi come i contributi del Ministero poiché figuriamo come Teatro di programmazione (e non di produzione), quindi più simili a un cine-teatro che altro, sono di appena 40 mila euro, rispetto a cifre dieci volte superiori di Catania e Palermo.

Con quest’onda anomala debitoria alle spalle è impossibile programmare– prosegue Simona Celi- Abbiamo provato a creare la compagnia di Messina, avevamo in progetto produzioni come il Diario di Anna Frank, Tanto rumore per nulla, opere di Pennac, ma ci siamo fermati. A Marzo l’ex commissario Jervolino aveva dichiarato: non ci sono problemi di risorse, abbiamo i rubinetti aperti. Dal giorno in cui è stato nominato Fiorino presidente Jervolino ha cambiato atteggiamento. Non ha partecipato alle sedute del Cda, non voleva votare i bilanci, si è dimesso. E soprattutto ci siamo ritrovati che non ci sono fondi, siamo pieni di decreti ingiuntivi…..”.

In sintesi tra un milione e 300 mila euro di debiti, il Furs congelato, i pochi 40 mila euro del ministero, l’erogazione della Regione scesa da 3 milioni e 800 mila a 2 milioni e 800 mila per il 2018, è impossibile programmare.

Infine mi chiedo se non ci sia anche una questione morale. Nel 2013 è stato scelto, tra decine di curricula, Maurizio Puglisi come presidente. Guarda caso diventa direttore artistico, il socio di Puglisi, Ninni Bruschetta. Successivamente il Teatro paga produzioni per gli spettacoli di Bruschetta e nel contempo la moglie di Puglisi lavora come scenografa. E Puglisi come attore. Vi chiedo, ma v’indignereste se io facessi lavorare mio marito o Matteo Pappalardo la compagnia di danza della moglie?”

Tempostretto ha più volte segnalato la mancanza di opportunità ed un conflitto d’interessi che hanno caratterizzato la precedente gestione, così come abbiamo raccontato sia la dissennata stagione di Furnari che la vicenda legata all’Amleto, o il caso di Fiorello e del “bilancio creativo”, in un clima nel quale fare informazione sembrava essere lesa maestà. A distanza di anni l’Ente paga proprio quelle conseguenze.

L’ultimo intervento è del direttore artistico della musica Matteo Pappalardo: “Siamo partiti da zero, adesso abbiamo 500 abbonati solo per la stagione di musica. Abbiamo problemi di risorse ma proprio per questo sono orgoglioso dei risultati. Avrei voluto aprire con la Carmen, ma la faremo l’anno prossimo, grazie ad una co-produzione che ci consentirà di dimezzare anche i costi. Avrei voluto fare il concerto di Capodanno, ed ancora ci spero, ma devo fare i conti con la mole debitoria. Sono orgoglioso d’aver fatto tornare 500 abbonati al Teatro. Per questo voglio replicare al consigliere comunale Maurizio Rella che ha definito poco dignitoso l’avvio di stagione con il musical Grease sostenendo che era uno spettacolo con un cd. Denota una scarsa conoscenza, era la base musicale digitale dello spettacolo che, guarda caso, gira in tutta Italia ed a Catania la sera successiva a Messina, è stato un successo, Si saranno trasformati come Goldrake….. Visto che il consigliere Rella ha così a cuore le sorti del Teatro perché non si fa promotore presso il sindaco Accorinti affinchè eroghi quei contributi che deve al Vittorio Emanuele da 3 anni? Con quei soldi potrei allestire più di uno spettacolo con l’orchestra in primo piano”.

Il direttore artistico della musica ha molte idee, anche per il 2018, per progetti importanti in estate al Teatro di Taormina, per l’operetta, per un’opera lirica ed un evento pop, ma, per restare in tema possiamo dire che… fin quando ci saranno solo fichi secchi non ci puoi fare le “nozze di Figaro….”.

L’esempio maggiore della situazione dell’Ente è questo: la porta dell’ufficio di presidenza si è rotta e non ci sono 120 euro per ripararla.

L’appello è a tutti affinchè, in qualsiasi poltrona si trovino, facciano qualcosa per il Vittorio Emanuele, perché anche noi dovremmo dire, come i catanesi ed i palermitani “è il nostro teatro”.

Rosaria Brancato

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