Romano Tassone: “Il mio governo tra discontinuità di metodo e continuità dell’azione”

Romano Tassone: “Il mio governo tra discontinuità di metodo e continuità dell’azione”

Emma De Maria

Romano Tassone: “Il mio governo tra discontinuità di metodo e continuità dell’azione”

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mercoledì 08 Maggio 2013 - 19:17

La rinascita dell'ateneo, per il giurista candidato, dovrà attuarsi mediante recupero e riabilitazione dell’istituzione universitaria mediante la trasparenza e la conoscibilità all’esterno delle attività accademiche dell’ateneo. Spazio anche a tematiche di stretta attualità come l'opportunità di una permanenza di Tomasello fino all'ultimo giorno del suo mandato.

Prosegue a ritmo serrato la campagna elettorale accademica per il rinnovo della carica di rettore. Ultimi scampoli di una competizione elettorale, a tratti accesa, che nel corso del pomeriggio ha visto il professore Antonio Romano Tassone illustrare, ad una platea in verità non particolarmente numerosa, i principali focus del programma di governo destinato a rilanciare le sorti dell’ateneo peloritano. Rinascita che dovrà attuarsi mediante pieno recupero e sostanziale riabilitazione dell’istituzione universitaria, attraverso trasparenza e conoscibilità all’esterno delle attività dell’ateneo.

“Un’immagine che dovrà essere rilanciata soprattutto di fronte all’opinione pubblica recuperando attrattività; il calo delle immatricolazioni – spiega il giurista – non riguarda il nostro ateneo ma l’istituzione universitaria nel suo complesso. Calo che a mio avviso è legato – sottolinea Tassone – alla perdita del tradizionale bacino di utenza: i migliori, dopo la conclusione del ciclo di studi secondari, abbandonano il territorio. E la ragione credo sia da ravvisare nello scarso appeal del sistema città nel suo complesso: i nostri giovani – prosegue l’amministrativista – guardano al futuro non solo in prospettiva formazione ma anche nel rispetto del contesto nel quale potranno sfruttare il titolo conseguito”.

Trasparenza e regole chiare sono per Tassone ricetta per tornare ad essere competitivi “punta di diamante per chiunque si accinga ad esercitare il ruolo di rettore, valutando – aggiunge – l’impatto di un’azione governativa che dovrà essere avulsa da qualsiasi fraintendimento o partigianeria”. Ma è sul ruolo e la figura di rettore che Tassone si sofferma a lungo: “ Da oltre 10 anni le scelte ministeriali hanno perseguito un disegno dirigistico di governace – spiega – che ha escluso l’articolazione corale e generato un sistema farraginoso, terreno fertile al sorgere di interessi particolari. Il Miur – accusa il giurista – continua a ridurre spazi di autonomia attraverso imposizione di una visione accentrata, motivata da ragioni di opportunità economica e contenimento della spesa. Responsabilità che si è interamente fatta ricadere sui rettori italiani, figure alle quali, in spedita solitudine – prosegue – si è demandato il compito di risolvere ogni sorta di problematicità: scelta che ha finito col produrre una forte accentuazione della conflittualità con la comunità accademica.

La figura di un “rettore padrone” si è trasformata in fenomeno diffuso – ricorda Tassone – figura che oggi non possiede poteri decisionali diretti, il suo ruolo è quello di portatore, all’interno degli organi decisionali, del disegno programmatico di una comunità. Il rettore non dovrà dunque trasformarsi in risolutore unico – aggiunge – perché saremo chiamati a compiere scelte costituenti dolorose, sulla base di un disegno che dovrà essere il più possibile condiviso. La riforma Gelmini ha delineato un modello duale di governo con un Senato accademico dotato di funzioni scientifico didattiche ed un Cda impegnato nella programmazione e gestione economico-patrimoniale: realtà all’interno della quale il rettore verrà chiamato a garantire l’unità di indirizzo strategico in un dialogo continuo con la comunità accademica. Per fare questo non sarà necessario modificare le vigenti norme statutarie – spiega il candidato rettore – sarà sufficiente che il rettore autolimiti i propri poteri vincolandosi ad esercitarli solo previa concertazione e partecipazione dei soggetti interessati”.

Incalzato poi sulla questione legalità, dai giornalisti presenti all’interno dell’aula Pugliatti, Tassone risponde così: “ Si tratta di una questione strettamente connessa al metodo di governo, come istituzione sarà possibile introdurre maggiori garanzie nel codice etico – spiega – si tratta di una risposta che però, per ragioni di prassi giuridica, potrà rimanere sul piano del costume perché materia di esclusivo appannaggio della legge”. In merito invece all’impronta che Tassone vorrà dare, una volta eletto, alla sua azione di governo, il giurista risponde: “ La questione continuità è un tema che nel dibattito elettorale è stato particolarmente sentito – sottolinea – quasi tutti i candidati si sono premurati di marcare la propria discontinuità rispetto al passato; esigenza che si è levata anche da una parte consistente della comunità accademica. Rispetto a questo ritengo sia necessario soffermarsi al fine di evitare facili fraintendimenti. Si corre il rischio – spiega il docente – di accomunare sotto la medesima etichetta istanze reali e pretese irrealistiche, pericolose per il buon andamento dell’istituzione. L’impronta che avrà il mio mandato sarà di discontinuità nei metodi di gestione e continuità dell’azione, perché discontinuità rispetto alla precedente gestione non significa eliminazione degli atti amministrativi pregressi : diversamente si rischia di inceppare il meccanismo e paralizzare la struttura sino al collasso”.

Le elezioni alle porte non sembrano dare risposta alle voci che insistentemente chiedono a Tomasello di compiere un passo indietro: un mandato che si concluderà ufficialmente il 30 settembre prossimo. Coabitazione che sembra non destare l’apprensione del candidato espressione della comunità giuridica : ” La scelta di lasciare per dare spazio all’azione piena del nuovo rettore, dovrà essere frutto di opportuna valutazione personale – spiega il docente di diritto amministrativo – circostanza che creerebbe di fatto due rettori dimezzati, l’uno con potere fattivo privato di ogni programmazione e viceversa: ragione per la quale, onde evitare dicotomie, preferirei assenza di sovrapposizioni”.

Ultima spinosa questione sul tavolo del candidato rettore, il capitolo Fondazione: “ L’istituzione fondativa esiste – ricorda Tassone – realtà che il nuovo rettore potrà legalmente smontare solo laddove se ne ravvisi l’inefficienza: la fondazione va vista operare – conclude – prima di essere eventualmente rivista”. (Emma De Maria)

Un commento

  1. dolcestilnuovo 8 Maggio 2013 22:07

    Una persona per bene! Probabilmente non riuscirà ad affermarsi, ma la signorilità di Romano Tassone dovrà essere, necessariamente, messa al servizio dell’Università al fianco del nuovo Rettore!

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