The Missing Link. Una rivelazione dal passato

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giovanni francio

The Missing Link. Una rivelazione dal passato

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giovedì 15 Dicembre 2016 - 23:09

Un eccellente compositore italiano barocco ritorna alla luce grazie alla ricerca di Giovanni Sollima

Sabato sera il Palacultura, per la stagione concertistica dell’Associazione V. Bellini in unione con l’Accademia Filarmonica, ha ospitato il famoso violoncellista palermitano Giovanni Sollima, che si è esibito insieme all’Arianna Art Ensemble, un trio da camera barocco composto da Andrea Rigano al violoncello, Cinzia Guarino al clavicembalo e Paolo Rigano all’arciliuto e alla chitarra barocca.

Il concerto è stato dedicato a composizioni di Giovanni Battista Costanzi, un compositore e virtuoso del violoncello nato a Roma nel 1704, autore completamente sconosciuto fino alla sua riscoperta proprio da parte di Sollima. L’eccezionale violoncellista, che anche in questa occasione ha avuto modo di esibire tutta la sua straordinaria abilità tecnica nel suonare lo strumento, ha spesso interloquito con il pubblico, spiegando come abbia riscoperto Costanzi attraverso ricerche dei suoi manoscritti in Italia e all’estero, in particolare in Germania. Sollima ha definito l’autore settecentesco “l’anello mancante” (The Missing Link è intitolato il concerto) in quanto il musicista romano, detto anche “il Giovannino del Violoncello”, costituisce un ponte fra la musica barocca e quella tardo settecentesca di Luigi Boccherini (del quale Costanzi fu maestro) in Italia e Joseph Haydn in Germania I brani eseguiti durante la serata, tre Sinfonie (in re maggiore, si bemolle maggiore e do maggiore) e due Sonate (in sol minore e in do minore) per violoncello e basso continuo presentano in alcuni ritmi elementi comuni alla musica da camera di Boccherini, mentre certi effetti a sorpresa ricordano il modo di comporre di Haydn. Il virtuosismo che connota la maggior parte dei brani è assimilabile ai concerti di Giuseppe Tartini, compositore e virtuoso del violino contemporaneo di Costanzi. Tuttavia la musica del riscoperto compositore romano si mantiene ancora nell’ambito del barocco, ogni brano si sviluppa attraverso il basso continuo, realizzato qui dall’intero ensemble, mentre il violoncello di Sollima assurge a solista e protagonista assoluto. Nei brani lenti Adagio e Grave il violoncello si fa pensieroso e l’atmosfera contemplativa ci fa venire in mente gli adagi delle sonate per violoncello di Antonio Vivaldi, che compose innumerevoli capolavori per violoncello, e che probabilmente Costanzi ebbe ben presente. Si tratta di una riscoperta assai interessante, ed alcuni brani sono sicuramente degni di nota, in particolare le due sonate in tonalità minore, molto espressive. Merita di essere menzionata anche la sinfonia in do maggiore, ultimo brano di Costanzi eseguito, in particolare per il terzo movimento, un Allegro con variazioni nel quale il tema viene esposto non dallo strumento solista, il violoncello, che sarà invece protagonista di tutte le variazioni, ma dall’arciliuto, uno strumento barocco che deriva dal liuto con delle corde supplementari più lunghe che ne aumentano l’estensione, e che abbiamo avuto il privilegio abbastanza raro di ascoltare per l’occasione.

L’arciliuto è stato suonato da Paolo Rigano, del quale abbiamo ascoltato anche una composizione, Wayward Thoughts (pensieri ribelli), un brano curioso in quanto, pur dall’impronta prettamente moderna, è stato eseguito con strumenti barocchi. Infine di Giovanni Sollima abbiamo ascoltato un brano ispirato a Giovanni Battista Costanzi, Il Mandataro dal ruolo, che il musicista romano assolveva presso il cardinale Ottoboni, di mandatario, che era colui che raccoglieva musici per formare le orchestre per le varie ricorrenze. Il brano è stato un vero e proprio sfoggio di bravura da parte del violoncellista. Ben tre i bis concessi all’entusiasta pubblico, tratti dalla musica popolare. Gradevolissima serata quindi, anche per i racconti e le riflessioni intercalate dal maestro palermitano fra un brano e l’altro; Sollima ci ha ricordato come Giovanni Battista Costanzi andasse in giro per l’Europa in carrozza, con viaggi che duravano mesi (come non ricordare il piccolo Mozart che girò con il padre tutte le corti d’Europa in carrozza) in assenza di quelle che ora chiamiamo infrastrutture; come erano faticose, ma anche entusiasmanti, le tournèe a quell’epoca!

Giovanni Franciò

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