In gioco non solo gli stipendi ma il futuro stesso dell'azienda

In gioco non solo gli stipendi ma il futuro stesso dell’azienda

Francesca Stornante

In gioco non solo gli stipendi ma il futuro stesso dell’azienda

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venerdì 21 Dicembre 2012 - 17:03

Sulla delicata vertenza Atm arriva la nuova presa di posizione dei segretari di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti che invitano a intervenire non solo sull'emergenza stipendi ma sul futuro generale dell'azienda. Con il nuovo rischio dissesto anche l'Atm sarebbe spacciata.

“Le chiacchiere stanno a zero e a chi non riceve lo stipendio, e rischia anche di perdere il posto di lavoro, non si possono ancora raccontare favole”. Parola di Pino Foti, Enzo Testa e Silvio Lasagni, segretari di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti. I lavoratori in questione sono, neanche a dirlo, quelli dell’Atm, i soliti 600 dipendenti che ancora aspettano di ricevere almeno uno stipendio, che con i pagamenti sono fermi al 50% di quello di settembre e che ormai si sono rassegnati a non vedere un soldo prima di Natale. Ma i tre sindacalisti della triplice vanno oltre e non si soffermano solo sul ritardo ormai cronico nel pagamento delle mensilità. “Non siamo più, e solo, al semplice ritardo delle retribuzioni. In gioco, e da mesi casomai qualcuno non se ne fosse ancora accorto, vi è la scomparsa della partecipata ed, insieme a lei, del servizio e delle centinaia di posti di lavoro”.

Naturalmente la preoccupazione più grande è legata al nuovo timore del dissesto. Come per i servizi sociali, anche il destino dell’azienda trasporti è legato indissolubilmente al bilancio comunale che il commissario Croce non ha ancora approvato. Anzi, proprio il mancato parere positivo dell’ex procuratore ha rigettato la città nel rischio dissesto. Per una azienda di proprietà comunale senza bilancio e che produce una mole ancora non certificabile di debiti, la dichiarazione di dissesto avrebbe effetti deflagranti, spiegano i sindacalisti. “Debiti, ritardo degli stipendi e riduzione dei servizi, sono solo il normale risultato dell’insufficienza delle risorse a cui l’amministrazione comunale, per anni, l’ha costretta, esponendola adesso, colpevolmente, a serio rischio. I pericoli che alle fine si sarebbero paventati per la partecipata erano risaputi, ma anziché intervenire si è preferito tirare a campare”.

Per Foti, Testa e Lasagni si è perso troppo tempo in una polemica, tanto strumentale quanto inutile, sui trasferimenti che dovevano giungere dalla Regione, ben sapendo che invece nei confronti della stessa istituzione si andavano maturando solo passività, sia per via del mancato pagamento delle rate del debito, e sia per i minori chilometri percorsi. Si è fantasticato sull’arrivo di risorse nazionali nonostante fosse risaputo che quei trasferimenti sono bloccati da tempo per tutto il settore e, cosa ben più grave, si è continuato ad inveire, contro l’azienda ed i suoi disservizi senza far nulla, dimenticando però chi ne nomina i vertici. “Per anni questa città ha sopportato in pazienza la finta querelle sull’approvazione dei bilanci e sul conseguente accertamento delle responsabilità nonostante controllore e controllato provengano dalla stessa emanazione”. Intanto ci sono 600 famiglie che passeranno il Natale senza lo stipendio. “Sarebbe dovuto bastare il decreto assessoriale perché il Comune anticipasse la somma per gli stipendi, invece, nonostante il decreto regionale sia giunto, nessun centesimo è stato mai anticipato. Chi o cosa ha apposto ostacoli facendo venir meno l’impegno del commissario Atm Alligo e del commissario di Palazzo Zanca Croce? E chi e come adesso tutelerà servizi e lavoratori davanti ad un eventuale dissesto?” Sono domanda a cui non solo i sindacati chiedono risposta. La vertenza Atm in realtà è la vertenza Messina. La partecipata o si salva insieme al Comune, oppure è spacciata al pari di tutto il resto. L’unica speranza, concludono i sindacalisti, è fare il massimo per evitare il dissesto. (Francesca Stornante)

3 commenti

  1. Ma quante volte ancora si devono sentire gli stessi discorsi?
    Oggi la Cgil, domani la Uil, dopodomani la Cisl, ieri i Cobas.
    E basta. Questl’ultimo appello non dice nulla di diverso rispetto alle centinaia di appelli precedenti. Nulla.
    Il sindacato facesse mea culpa per non aver con forza e voce alta gridato la situazione ormai compromessa già 10 anni fa.
    E’ inutile parlare e discutere del nulla quando ormai le mucche sono smunte.
    10 anni se non di più per non avere neanche una bozza di progetto per il risanamento dei conti, per il rilancio dell’azienda, per l’utilizzo dei 600 impiegati.
    600 per soli 20 bus se si è fortunati.
    E’ mancata la volontà in questi anni per evitare di arrivare al capolinea, e manca tutt’ora.
    Dicevo 10 anni? Sbagliavo. Andavo ancora a scuola ed il problema esisteva già, ma come detto Pantalone Comune dissennatamente pagava.
    Viva viva il consenso elettorale.

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  2. Salvatore Vernaci 22 Dicembre 2012 09:14

    Un po’ di chiarezza aiuterà meglio a comprendere la situazione ATM. Io ho avuto modo di esaminare, attentamente, il problema, durante la gestione Commissariale del dott. Gaspare Sinatra, con il quale si era anche individuata la soluzione. Un po’ di cronistoria per i lettori non addetti ai lavori: L’Azienda Trasporti di Messina (ATM) è una Azienda Speciale, cioè un Ente strumentale, dotato di autonomia amministrativa, patrimoniale e finanziaria, ma controllato dal Comune. E’ disciplinata dallo Statuto, entrato in vigore il 16.09.1996. Fra le finalità statutarie è compresa: “garantire ogni forma di mobilità e modalità di trasposto dei cittadini nell’ambito del territorio del Comune di Messina e fra questo ed i Comuni viciniori”. L’art. 42 dello Statuto prevede “che il collegio dei revisori dei conti deve presentare al Consiglio Comunale ogni anno la relazione sull’andamento della gestione aziendale con i rilievi e le valutazioni sui servizi espletati dall’azienda” Il Comune pertanto, annualmente, avrebbe potuto e dovuto avere la situazione dell’ATM sotto controllo. Nel bilancio dell’anno 2006, l’Azienda riporta, nel bilancio, un utile di esercizio pari ad € 2.073,00.- Non presenta, nei termini di legge, il bilancio esercizio 2007. Il Commissario Sinatra nomina all’ATM una struttura commissariale speciale sotto la presidenza dell’Ing. A. Grasso, il quale riceve formale incarico di verificare tutta la situazione debitoria, pregressa e corrente, dell’Azienda. In data 05 maggio 2008, l’Ing. Grasso presente la sua analisi dettagliata: la situazione debitoria complessiva dell’ATM, è di € 24.000.000. “I creditori rinunciano agli interessi passivi e maturati ed alle spese legali” (nota n. 5170 del 24 aprile 2008).
    Questo debito avrebbe dovuto essere ripianato, come riportato in una formale nota:” da una pretesa economico-finanziaria per crediti vantati dall’ATM nei confronti del Comune di Messina; la disponibilità ad evitare una controversia in un’ottica di riallineamento che potrebbe trovare attuazione con il soddisfacimento di eventuali situazioni di debito, attraverso prestazioni in luogo dell’adempimento mediante trasferimento-conferimento di diritti reali su unità immobiliari, previa ricognizione e stima, secondo gli itinerari di elaborazione in itinere”
    Intanto il Commissario Gaspare Sinatra aveva preso contatti, culminati in un incontro avvenuto a Roma, con i Rappresentanti del Gruppo RATP (Francese) che è la più grande multinazionale europea di trasporto urbano di persone (gestisce la mobilità nella regione parigina. 56.000 dipendenti), la quale si era dimostrata interessata all’ATM di Messina, dove ha dei propri emissari, purchè avesse potuto possedere il 51% delle quote sociali. In Italia la RATP gestisce il trasporto pubblico nel Veneto, a Firenze ( linea tranviaria) ad Arezzo, Modena, Piacenza, Reggio Emilia, Genova, Belluno, ed in altre Città (Roma, Napoli, Torino, Gorizia, ecc… , consorziandosi con altre Società.).
    Perché non ripartire da queste basi?….perchè non procedere alla immediata trasformazione in S.P.A. dell’ATM ed aprire ai privati?… La nuova normativa esclude la possibilità di una gestione diretta del servizio da parte del Comune o di un affidamento cosiddetto “IN HOUSE”, cioè a società direttamente controllate dall’ente locale. La legge di stabilità impone agli Enti locali di aprire i servizi pubblici alla concorrenza. Cosa si aspetta ancora?…perchè questa lunga agonia nella soluzione del problema ATM?…

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  3. Su ATM si ama discutere di regolamenti e di bilanci. E’ sotto gli occhi di tutti che ATM manca di bus e di linee. Oltre che di regolarità nella formulazione dei bilanci annuali. La possibilità di affidare la gestione ad una società che sappia tenere i conti in ordine e il servizio funzionale e funzionante si base semplicemente su un assunto: che i 600 dipendenti comincino a lavorare guidando almeno 200 bus. Meglio sarebbe se fossero 300 su un numero di linee urbane ed extra urbane adeguate alla necessità di una città come Messina con tutti i suoi villaggi. Non ci vuole molto a sapere come è organizzata una città simile per estensione e per abitanti.
    Poi per tenere il costo del titolo di viaggio, nelle sue varie forme, occorre che l’ente concessionario eroghi cospicui contributi. In sostanza non è difficile avere un servizio di trasporto pubblico funzionale e funzionante. A Messina non c’è niente di nuovo da scoprire. Andate in giro per l’Italia, magari del Nord!

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