Eller si scusa e pensa ad una pausa di riflessione. Cronache da un Palazzo ostaggio di un post Fb

Eller si scusa e pensa ad una pausa di riflessione. Cronache da un Palazzo ostaggio di un post Fb

Francesca Stornante

Eller si scusa e pensa ad una pausa di riflessione. Cronache da un Palazzo ostaggio di un post Fb

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giovedì 28 Aprile 2016 - 23:00

Lunghissimo confronto tra i consiglieri comunali e l'assessore Eller dopo la bufera scoppiata per un post su Facebook. Ore di interventi molto duri, richieste di dimissioni, attacchi alla giunta Accorinti. L'assessore non si è sottratto alle domande, ha parlato di bilancio e della vicenda giudiziaria che lo vide coinvolto nel 1998.

La #mafiamaledetta, il tanfo, i profumi e le ciprie francesi, l’offesa, le scuse, le spiegazioni, il confronto. E ancora le accuse, le richieste di dimissioni, il bilancio, il default, qualche silenzio rumoroso e tante parole urlate ma poco pregnanti. Le cronache degli ultimi due giorni di Palazzo Zanca possono essere racchiuse in poche parole chiave. Tutto si è concentrato su quel post su Facebook di Luca Eller Vainicher che parlava del tanfo di mafia che si respira a Messina, di profumi francesi e ciprie non riescono a coprire il lezzo che ammorba l'aria, di pudore perché nessuno gli aveva ben spiegato come funzionano le cose in terra siciliana. Per due giorni in aula non si è discusso di altro. I consiglieri avevano deciso di non votare le modifiche alla Iuc fino a quando non ci sarebbe stato il faccia a faccia con Eller per quelle affermazioni che hanno colpito tutti scatenando una vera e propria bufera. Anche se poi la Iuc l’hanno votata prima ancora di vedere l’assessore in aula, prima ancora di avere quel confronto che appena 24 ore prima tutti avevano chiesto a gran voce. Sicuri che Eller sarebbe stato in aula, i consiglieri hanno fatto prima il loro dovere e con 14 voti favorevoli, 1 astenuto e 8 contrari (Sturniolo, Lo Presti, Interdonato, Amadeo, Zuccarello, Sindoni, Cardile, Burrascano) hanno approvato le modifiche alla parte di regolamento che riguarda la Tari.

Liquidata la delibera che si trascinava ormai da diverse sedute, ovviamente il sipario si è aperto su Eller e il suo posto definito da più parti indiscriminato, generalista, inopportuno, fuori luogo. L’assessore ha spiegato in un lungo intervento (VEDI ARTICOLO A PARTE) che si trattava solo di un messaggio destinato agli amici del nord che spesso gli chiedono notizie di questa esperienza nel sud Italia. Ha chiarito di non voler dare lezioni a nessuno, ha ribadito che è qui a Messina per aiutare la città. Eller ha poi ascoltato tutti gli interventi dei consiglieri. Una raffica di attacchi, considerazioni, riflessioni, richieste di dimissioni, analisi, quesiti a cui l’assessore non si è sottratto, porgendo anche le sue scuse a chi si è potuto sentire offeso da quel post che non voleva attaccare né denunciare nessuno in particolare.

«Mi scuso con chiunque perché ho rispetto della sensibilità di chiunque. Ho visto i siciliani in azione, sono eccezionali. In quel post c’era un messaggio di speranza, forse un po’ graffiante e quindi ho capito che forse bisogna essere meno penetranti. Posso anche prendere una pausa di riflessione, non sono a caccia di gloria. Vi prego di ascoltare la mia persona, ognuno è libero di esprimere la propria opinione e per questo rifletterò». Una pausa per riflettere sui percorsi intrapresi, quasi un messaggio subliminale che Eller, alla fine di una seduta lunghissima e in un’aula ormai semivuota, sembra aver lanciato al consiglio ma anche alla giunta. Giunta che stavolta non era schierata al gran completo, come ad esempio era accaduto ai tempi del tendagate e degli attacchi a Ialacqua. Accanto ad Eller c’era il vicesindaco Gaetano Cacciola, mentre il sindaco era assente per motivi di salute. Anche Cacciola ha detto la sua, poche parole, nel suo classico stile: «Io odio Facebook perché genera facili fraintendimenti e perché ritengo che dovrebbe rimanere privato anche se può sembrare di carattere pubblico. Quello era un messaggio personale di Luca Eller. Non vorrei andare oltre perché penso che la politica debba essere giudicata sui fatti non sulle parole».

L’assessore al Bilancio ha risposto anche a Nicola Cucinotta che ha tirato in ballo una vicenda risalente al 1998 e che vedeva Eller coinvolto in un’inchiesta su tangenti e rifiuti. «E’ vero che circa vent’anni mi fu combinato uno scherzetto perché non cedevo né ai soldi, né alle minacce. Mi incastrarono senza alcuna prova a mio carico, fui arrestato perché avevano deciso di far convergere alcune dichiarazioni di pentiti su di me, tutto questo mentre stavo lavorando come consulente della stessa Procura. Fu una situazione paradossale, ma di questa storia sono orgoglioso perché ho combattuto per la legalità».

E sul bilancio di previsione 2015 che sta tenendo con il fiato sospeso migliaia di lavoratori e un’intera città Eller ha ribadito la convinzione che quest’ultima versione, se davvero sarà l’ultima, non dovrebbe essere rivista. «Si chiama bilancio preventivo, lo vogliamo far diventare un consuntivo? E anche stesso abbiamo già fatto il consuntivo e non c’è falso ideologico. Gli sforamenti sono solo due per non perdere i finanziamenti. Tra le due si sceglie sempre il male minore. Ho insistito su un bilancio di previsione da votare entro i tempi e che ci fa avere i 70 milioni del 2015, ci porta verso i 70 milioni del 2016 e avvicina anche i 70 milioni del piano di riequilibrio. La scelta che ho proposto è quella che ci faceva guadagnare tempo».

LE REAZIONI DELL’AULA

La prima a parlare è stata la capogruppo Ncd, Daniela Faranda: « Chi sa qualcosa salga le scale di Palazzo Piacentini e vada a parlare con chi di competenza. Tre anni non sono pochi per un’amministrazione che è arrivata convinta di dover cambiare tutto e tutti. Tre anni sono sufficienti a cambiare la direzione delle cose e invece siamo sempre al punto iniziale. Quello che ci blocca è la continua incertezza. Sappiamo che la mafia esiste. Mi piange il cuore da messinese. Ma non ho visto nulla in tre anni ed Eller dovrebbe ricordare che parla con un popolo che di mafia continua a morire. Borsellino e Falcone erano siciliani come me e sono fiera di essere siciliana e messinese. Questo non è un argomento da trattare su due piedi come se nulla sia accaduto. Quello che mi ha offeso è la supponenza con cui ha trattato la città».

Pippo Trischitta ha invece dato un’altra lettura alle parole di Eller: «Sembra quasi abbia voluto trovare una giustificazione se non riuscirà nel suo lavoro, ma vorremmo sapere dove ha trovato queste pressioni, visto che tra l’altro il suo ingresso è stato ampiamente favorito anche dal consiglio. C’è una distinzione tra critica e insulto ed Eller ha insultato. Il sindaco non ha detto niente e il vice sta seduto accanto a lei e non si è sentito offeso dalle sue parole. Se ha avvertito odore di mafia evidentemente l’ha sentito nella sua giunta. Se fossi in lei toglierei la giunta dall’imbarazzo e mi dimetterei. Ci sono tante persone capacissime ad affrontare i problemi del bilancio» ha detto il capogruppo di Forza Italia ribadendo la richiesta alla giunta di revocare la delega ad Eller.

Ancora sull’asse centro-destra, il capogruppo di Felice per Messina Giuseppe Santalco ha ricordato ad Eller che il suo ruolo è salvare le finanze del Comune. «Si sta avventurando in sentieri tortuosi che non le competono. Siccome le parole sono pietre e hanno un senso deve pensare che un social network non ha capacità di interpretazione. Allora tutti abbiamo capito male? Abbiamo subìto da parte di quest’amministrazione un signor Ciacci che ci ha lasciato 7 milioni di debiti e quest’amministrazione continua con la esterofilia. La città tutta non può essere accomunata ad un olezzo mafioso o ricorrere a questo stereotipo per giustificare alcune mancanze. Quest’aula ha dato cittadinanza onoraria a Nino Di Matteo, ci sentiamo offesi fino in fondo. In giunta e in consiglio ha persone oneste e laboriose e ognuno di noi, in ogni ruolo che ha ricoperto, la mafia l’ha combattuta. Deve lavorare solo sul bilancio, il suo tempo lo dedichi a darci una mano, la sua voglia di socialità e partecipazione può portarla fuori strada».

Da Grande Sud, Daniele Zuccarello: «Questa esperienza sta distruggendo le nostre carriere politiche e le nostrevite personali. Eller a novembre è arrivato come badante dell’assessore Signorino e oggi dovrebbe sapere bene che tutte le responsabilità dell’attuale situazione sono di questa amministrazione. Il sindaco dice che stanno sistemando i conti, quando invece ci si sta solo adeguando ad una normativa nazionale. Oggi si presenta in aula arrampicandosi sugli specchi per farci capire che parla al suo paese, ma sia chiaro che della politica dell’antimafia ne abbiamo piene le scatole. Quest’amministrazione vi sta permettendo di utilizzare la città per la vostra attività pubblica, per le vostre carriere. Deve rimettere il suo mandato.

Nicola Cucinotta ha dichiarato di essersi sentito ferito da cittadino e da rappresentante di questo civico consesso: «Messina non ha bisogno di professionisti dell’antimafia. Non si può utilizzare una questione così importante per coprire le inefficienze della giunta di cui fa parte. Pretendo che si rivolga alla città e chiede scusa. Il puzzo del compromesso morale è dentro il suo partito caro assessore. Continui a lavorare per la delega avuta e non si avventuri in percorsi tortuosi». Il messaggio di Cucinotta si è chiuso con il riferimento al passo della bibbia che sta in Giacomo 3, visto che Eller durante la sua difesa ha tirato fuori, principi e valori cristiani: "Fratelli miei, non siate in molti a fare da maestri, sapendo che riceveremo un giudizio più severo: tutti infatti pecchiamo in molte cose. Se uno non pecca nel parlare, costui è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. Così anche la lingua: è un membro piccolo ma può vantarsi di grandi cose. Ecco: un piccolo fuoco può incendiare una grande foresta. Anche la lingua è un fuoco, il mondo del male. La lingua è inserita nelle nostre membra, contagia tutto il corpo e incendia tutta la nostra vita".

Durissima la capogruppo del Pd Antonella Russo che ha voluto derubricare il post ritenendolo un’uscita infelice e inopportuna che obiettivamente ha offeso la città. Ma l’esordio soft era solo il preludio di un attacco pesantissimo: «Patetico è il modo con cui si è trovato ad essere nominato assessore a Messina, partendo da un contratto di formazione. Un modo anomalo per giungere ad una nomina politica. Patetica è stata la sua presenza alla Leopolda di Palermo, la foto con Faraone, l’intervento politico, un post in cui scrive forse per adulare Faraone che al sud si respira aria pulita. Patetico è il suo commento in cui dice che siamo al dissesto al 50% per poi dire due giorni che i revisori cercano il pelo nell’uovo. Così come la pantomima dei faldoni che non sono serviti a niente perché di tecnico in quella conferenza stampa non c’era nulla. Patetici gli avvertimenti lanciati durante quella conferenza stampa. Patetico che sabato mattina il premier del Pd va a Palermo e a Catania e non viene a Messina perché quest’amministrazione progetti di sviluppo non ne ha fatti. Il sindaco Orlando non è amico di Renzi, a Palermo il Pd è all’opposizione. Perché Accorinti non si è fatto capofila dei sindaci del comprensorio? (ndr in questo caso però forse la Russo si è dimenticata che Renzi è anche il suo leader). E allora certo che c’è la mafia, perché la città è demoralizzata al massimo. Forse non ci bastano le sue scuse ma non vorrei che si dimettesse per questo, semmai le chiederò le dimissionicome assessore al bilancio. Faccia quello che deve fare, stiamo facendo ridere non solo l’Italia ma la comunità internazionale e di certo non per un pelo nell’uovo».

Ancora più agguerrita Nina Lo Presti: «Non mi sono sentita offesa come cittadina perché il fenomeno mafioso c’è ed è diventato sistema. Mi sento offesa dalle sue giustificazioni sommesse, dal fatto che è venuto a raccontarci una storia che conosciamo perfettamente. Ognuno tenta di combattere certi fenomeni che non si palesano necessariamente con coppola e lupara ma attraverso gli appalti pubblici, gli abusi edilizi, quell’economia imprenditoriale parassitaria che prosciuga risorse pubbliche. Oggi doveva spiegare cosa significavano quelle parole, far capire se qualcuno l’ha minacciata. Se così fosse le faremo da scudo così come lo avremmo fatto con Accorinti se avesse scardinato quel sistema che ha ammazzato la città. Lei però deve fare i nomi di chi l’ha minacciata e vedrà che le staremo accanto. Chi le impedisce di approvare documenti economici finanziari? Quali poteri forti la stanno condizionando? Mi spiazza con il suo doppio atteggiamento: quando è in conferenza stampa è tracotante e presuntuoso, diventa il peggiore detrattore di Signorino che fino a ieri aveva le chiavi del Palazzo. In aula invece sfoggia un atteggiamento ecumenico, dicendo che remiamo tutti dalla stessa parte. Ma quando? Non remiamo tutti dalla stessa parte. Con il primo atteggiamento ci dice che ci sono poteri forti che si appalesano nei corridoi, profumati e incipriati e ci parla di mafia, concedendo anche suggestioni comunicative abbastanza forti. Suggestioni che doveva ai suoi amici per raccontare che viene nella terra degli uomini con la coppola accontentando il pensiero stereotipato sulla Sicilia. Con l’altro atteggiamento ci dice che dobbiamo starr tutti insieme. Ma è lei stesso che con quel post si è tirato fuori. E anche il sindaco ha preso le distanze dalle sue parole con quel comunicato stampa, quindi prenda la valigia e vada a casa.

Più soft l’esponente Udc Franco Mondello che però non ha risparmiato pesanti attacchi alla giunta: «Non so se lei aveva valutato le conseguenze di quel post. Ha dipinto la città di Messina come ammorbata da un grande tanfo di mafia e non sono neanche convinto che quelle giustificazioni siano reali. Ciò che continuo a contestare però è l’atteggiamento della giunta che anche stavolta resta in silenzio. Parlate del nulla, la città vuole sapere la verità, è inutile che fate conferenze stampa. Mi sta anche bene il suo ruolo di moralizzatore ma noi siamo qua ad affrontare i problemi seri della città, chi è rimasto lo ha fatto per scommettere su questa città, non per fare passerella e riempire il curriculum. Gli effetti dirompenti di un piccolo post sono allarmanti. Vogliamo vedere atti concreti no chiacchiere, perché questo si è fatto fino ad oggi. Pronti a firmare sfiducia se non vedremo reali segni di ripresa».

Carlo Abbate ha sfoderato come sempre le sue citazioni letterarie andando a ripescare il celebre personaggio della letteratura popolare Giufà per trovare un accostamento con Eller. «Leggendo il post mi sono un po’ demoralizzato perché ho pensato che non comprende bene il significato delle parole. Spero sia solo un episodio, ma non si possono affrontare così le questioni serie. Non chiederò mai le dimissioni, le dimissioni si danno e non si chiedono. Spero nell’interesse della città che Eller rientri in quella responsabilità, in quella coscienza, in quella serietà che comporta il ruolo che il sindaco della città gli ha affidato».

Il capogruppo di SiAmo Messina Piero Adamo che non è mai stato molto morbido con Eller ha puntato dritto al cuore la giunta Accorinti: « Confesso che all’inizio ci avevo creduto. La favola del sindaco buono attirava. Oggi state giocando una partita a scacchi, sia al vostro interno che con i partiti. Il meccanismo di dividere degni e indegni, buoni e cattivi, è stata un’idea geniale all’inizio, vi ha fatto stravincere, ma non serve per governare perché sta incattivendo la città oltre misura e tutto questo non si era mai vissuto prima con Leonardi, Buzzanca, Genovese. La mafia è una questione troppo profonda da affrontare con chi è intriso di luoghi comuni. In questi tre anni ho maturato la consapevolezza di aver paura di chi mantiene sempre la calma, di chi è sempre serafico».

Donatella Sindoni che per la seconda volta si è presentata in aula con cipria e profumo francesi per fare outing pubblicamente, ha ribadito che la mentalità mafiosa non appartiene a questo consiglio comunale. «Quando abbiamo visto cose che non andavano non abbiamo esitato a portare le carte in Procura. Le accuse generiche costituiscono contumelia per chi non ha questo tipo di mentalità. Non si parla tanto per dare fiato alle trombe, ma con cognizione di causa. Mi sento profondamente offesa, la prego di andare a denunciare perché per me funziona così, altrimenti meglio tacere».

Anche Lucy Fenech ha bacchettato Eller per quell’uscita infelice ma anche i colleghi per i toni esasperati che tutti chiedono di abbassare ma che tutti in aula alimentano: «Se non conosco una realtà prima di parlarne aspetto, lavoro, do il mio contributo. Ma se non conosco una realtà evito di esprimere giudizi. Non mi sento offesa dalle sue parole, non mi sento offesa nella mia dignità perché la mafia c’è e lo sappiamo. Ritengo inopportuna la sua uscita anche perché è da ieri che siamo bloccati a parlare di un post su un social network piuttosto che dedicarci ad altre cose su cui dovremmo concentrarci. Mi auguro che questo le serva nella sua esperienza. Le chiedo attenzione nel rispetto dell’amministrazione e dei consiglieri».

Francesca Stornante

6 commenti

  1. credo che il post in se è solo un tentativo di entrare a far parte della schiera di quelli che Sciascia definiva i “professionisti dell’antimafia” per usufruire personalmente dei conseguenti vantaggi. Il fatto veramente rilevante è che domenica il bilancio presentato era perfetto ed approvabile, dopo pochi giorni è stata dimostrata la necessità di rivederlo integralmente. Per questo gli si dovrebbe ritirare la delega altro che consentirgli di prendere una pausa di riflessione

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  2. credo che il post in se è solo un tentativo di entrare a far parte della schiera di quelli che Sciascia definiva i “professionisti dell’antimafia” per usufruire personalmente dei conseguenti vantaggi. Il fatto veramente rilevante è che domenica il bilancio presentato era perfetto ed approvabile, dopo pochi giorni è stata dimostrata la necessità di rivederlo integralmente. Per questo gli si dovrebbe ritirare la delega altro che consentirgli di prendere una pausa di riflessione

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  3. alfonso.trignano@teletu.it 29 Aprile 2016 08:40

    Ritengo appropriato parlare della mancata approvazione del bilancio perché questo documento contabile, oltre a rilevare l’ordinata e corretta gestione dei fatti accaduti in un determinato esercizio, e
    intuito quale strumento che viene redatto nell’interesse dei residenti. Infatti per la loro tutela il bilancio deve essere condiviso dal collegio dei revisori anche se, mancando tale revisione la Giunta lo possa presentare al consiglio per l’approvazione. Ma attenzione, perché con la delibera di approvazione dei consiglieri,si potrebbe ipotizzare una benevole presunzione di favoreggiamento.

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  4. alfonso.trignano@teletu.it 29 Aprile 2016 08:40

    Ritengo appropriato parlare della mancata approvazione del bilancio perché questo documento contabile, oltre a rilevare l’ordinata e corretta gestione dei fatti accaduti in un determinato esercizio, e
    intuito quale strumento che viene redatto nell’interesse dei residenti. Infatti per la loro tutela il bilancio deve essere condiviso dal collegio dei revisori anche se, mancando tale revisione la Giunta lo possa presentare al consiglio per l’approvazione. Ma attenzione, perché con la delibera di approvazione dei consiglieri,si potrebbe ipotizzare una benevole presunzione di favoreggiamento.

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  5. SaltaLaMacchia 29 Aprile 2016 09:11

    E’ un bimbominkia anche lui.
    Chi ha un ruolo istituzionale certi commenti dovrebbe saperseli tenere per se.
    Oggettivamente non e’ stata una cosa molto intelligente.

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  6. SaltaLaMacchia 29 Aprile 2016 09:11

    E’ un bimbominkia anche lui.
    Chi ha un ruolo istituzionale certi commenti dovrebbe saperseli tenere per se.
    Oggettivamente non e’ stata una cosa molto intelligente.

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