Cisl: «Bisogna pretendere la zona economica speciale a Messina»

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domenica 13 Maggio 2018 - 02:55

Per il sindacato va rivalutata anche la riforma delle Autorità portuali. Genovese: «meglio piccoli e autonomi che in una maggiore dimensione ma irrilevanti»

«Diventa necessario e urgente porre immediate azioni e provvedimenti che tutelino gli interessi del territorio messinese, sia sul tema dell’Autorità Portuale che della Zona Economica Speciale». Così Tonino Genovese, segretario generale della Cisl Messina, che suona il gong sul tempo perso dalle Istituzioni del territorio per intervenire. «A dire la verità – aggiunge Genovese – il gong lo ha suonato il Consiglio dei Ministri nella seduta di ieri con l’istituzione della Zes della Regione Calabria con sede a Gioia Tauro». Un provvedimento che, secondo il numero uno della Cisl messinese, pone in tutta la loro evidenza due fatti incontrovertibili.

«La Regione Calabria ha operato la scelta, legittima, di provvedere agli interessi della Calabria non tenendo in alcun conto l’esistenza di una Autorità portuale di sistema che comprende anche i porti messinesi, disconoscendone di fatto il valore ed il peso di tale composizione territoriale e non valutando l’opportunità, prevista dalle norme, di ipotizzare una Zes interregionale. Di fatto, quindi, si sostanzia la cesura tra l’istituzione di una Autorità di sistema della Calabria e di Messina-Milazzo e la reale azione politica».

Il sindacato di viale Europa ribadisce come la costituzione di una Zes nel territorio messinese è un elemento determinante per sedersi al tavolo delle opportunità o, al contrario, per continuare ad assistere al declino delle attività produttive presenti.

Con la Legge n. 123 del 3 agosto 2017 che prevede la costituzione di Zone Economiche Speciali e con il Decreto del Presidente Consiglio dei Ministri n. 12 del 25 gennaio 2018 che assegnava in via definitiva alla Regione Sicilia una superficie di 5.580 ettari su un totale di 23.981 nel complesso (quindi anche la superficie territoriale di Messina) permettono la destinazione di aree della provincia messinese inseribili nelle costituende due Zes previste per il territorio siciliano, a prescindere dalla composizione delle autorità portuali di sistema.

«L’ipotesi che a Messina spetterebbero circa 600 ettari dei 5580 previsti per la Sicilia appare dovuta, necessaria e fattibile», sottolinea Genovese che ribadisce come le aree indicate e proposte da più parti (l’ex area ASI di Giammoro-Milazzo, l’ex ASI di Villafranca Tirrena, le aree portuali della zona falcata di Messina a vocazione produttiva, l’area ex ASI di Larderia e la piastra logistica di Tremestieri) «ci trovano pienamente e favorevolmente d’accordo».

Ma per il segretario generale della Cisl Messina va, inoltre, definita la vicenda legata all’Autorità portuale. «Meglio piccoli e autonomi che inseriti in una ipotesi di maggiore dimensione ed essere irrilevanti – sostiene – Bisogna pretendere dal nuovo Governo e dal Parlamento in carica la modifica della legge istitutiva delle Autorità portuali di sistema prevedendo la costituzione della sedicesima autorità portuale della città metropolitana di Messina considerato che la Regione Calabria ha chiarito ulteriormente la propria posizione e che i principi ispiratori del riordino della portualità italiana sono stati disattesi con la costituzione di 15 autorità portuali e non delle 6 previste in origine. È evidente che con tali scelte e con gli atti conseguenti si siano salvaguardati interessi territoriali basati su logiche di potere contrattuale e politico e che le tanto sbandierate opportunità legate agli incrementi dei traffici marittimi vanno nella direzione dei porti di Genova e Trieste e sono governate da scelte imprenditoriali di economicità e funzionalità proprie degli interessi delle società che gestiscono i trasporti delle merci e meno dalle alchimie riorganizzative territoriali previste da provvedimenti legislativi incoerenti».

«Riteniamo – conclude Genovese – che la nostra provincia, attraverso la Città Metropolitana, abbia tutte le condizioni e le possibilità di partecipare, autonomamente, al proprio sviluppo e che le azioni, condivise, di tutti i soggetti istituzionali, amministrativi, politici e delle forze sociali debbano concorrere unitariamente alla tutela e salvaguardia del benessere e del miglioramento delle condizioni di vita e di maggiore occupazione, legale, dei cittadini di questo territorio».

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