Messina, si può ripartire. Ma servono subito nuovi imprenditori

Messina, si può ripartire. Ma servono subito nuovi imprenditori

Messina, si può ripartire. Ma servono subito nuovi imprenditori

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lunedì 17 Luglio 2017 - 06:20

I tempi sono ristrettissimi ma, al momento, nessuno si è fatto avanti in modo concreto. Se accadrà, il sindaco Accorinti dovrà fare richiesta alla Federazione di iscrizione in serie D

Tre fallimenti in 24 anni sono davvero troppi e c’è la tentazione di mollare tutto. Nel 1993, almeno, dopo quattro anni anonimi in serie D, iniziò l’era Aliotta – Franza, che portò alla scalata fino alla serie A, prima della retrocessione in B nel 2007 e la chiusura nel 2008.

Negli ultimi nove anni, invece, il Messina è stato preda di affaristi che hanno fatto i propri comodi, accumulando debiti nel corso di gestioni allegre. Unica soddisfazione la promozione in serie C nel 2013 ma il seguito è tutto da dimenticare.

Volendo mettere da parte la delusione, c’è un vantaggio rispetto al passato. Nel 1993 il Messina perse due categorie, nel 2008 addirittura tre, ora avrebbe la possibilità di perderne solo una, come fosse una retrocessione sul campo. Il condizionale è d’obbligo perché per iscriversi alla prossima serie D i tempi sono ristrettissimi.

Il primo presupposto, ovviamente, è che ci siano uno o più imprenditori interessati a fare calcio. Se ci sono, il sindaco chiede alla Federazione l’iscrizione della squadra in serie D ma serve un immediato esborso di 200mila euro, di cui 150mila a fondo perduto e 50mila per l’iscrizione.

A Mantova, ad esempio, dove anche lì la squadra non si è appena iscritta al campionato di serie C, il sindaco sta aprendo un bando pubblico, al quale potranno partecipare imprenditori che dovranno presentare offerte scritte con relative garanzie.

Il problema è che, a Messina, trovare imprenditori disposti a investire soldi nel calcio sembra utopia. L’unico a mostrare interesse, di recente, è stato Francesco Barbera, pure se sarebbe stato opportuno salvare l’Acr. 2 o anche 3 milioni di debiti non sono una cifra tale da condizionare l’interesse verso una squadra di serie C, visto che ripartire dalla serie D e raggiungere la promozione non è obiettivo che si ottiene gratuitamente.

Il fallimento del calcio a Messina, si dice, è lo specchio delle disastrate condizioni economiche della città. Ma non è che a Catanzaro, tanto per fare un esempio vicino, si navighi nell’oro. Eppure i calabresi, che sembravano in condizioni peggiori rispetto a quelle del Messina, si sono iscritti in serie C perché l’appello del sindaco Abramo è stato prontamente accolto.

Che dire dei “cugini” della Reggina, che non si è iscritta in serie C nel 2015 e ci è ritornata dopo appena un anno, seppur via ripescaggio. O del Parma che, pure in situazione economica del tutto opposta, ha raggiunto in appena due anni la serie B.

Esempi per sottolineare che, seppure sia stata persa una grande occasione nel non iscrivere la squadra in serie C, ci sarebbe l’opportunità di rimediare in fretta con un nuovo progetto serio. Ecco, un progetto serio, appunto. Perché se deve essere come negli ultimi nove anni, allora è meglio rassegnarsi al fatto che in realtà anche vicine e simili alle nostre è possibile fare calcio in modo dignitoso, da noi no.

(Marco Ipsale)

3 commenti

  1. In questo triste momento il pensiero felice può essere che anche in un giorno di pioggia Andrea e Giuliano incontrarono Licia per caso. CORAGGIO!

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  2. “…a Messina, trovare imprenditori disposti …”. ma perchè sig. Ipsale a Messina ci sono imprenditori? Guardi, io ritengo che Proto non ha alcuna capacità di gestire una Società di calcio e lo ha dimostrato. Però ha fatto bene ha far fallire il Messina a fronte di decreti ingiuntivi arrivati a pioggia su cui farebbe bene una Procura delle Repubblica seria ed interessata al territorio di competenza ad indagare per accertare se dietro la firma di facciata si celino nomi e “mandanti” ben precisi.

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  3. L’ARTICOLO DIMOSTRA I VERI VOLTI DI MESSINA. L’ARTICOLO SCRITTO CON GRANDE CAPACITA’ E BRAAVURA PROFESSIONALE E MOLTA ONESTA’ DEL GIORNALISTA, CI DIMOSTRA ANCHE L’INCAPACITA’ DEL MESSINESE DI BUTTARE A “MAREROSSU” LA PAURA, POSSO DIRE PRIMIGENIO? CHE SI PORTA NEL SUO DNA LA PAURA DI AFFRONTARE L’IGNOTO E IL FUTURO. LA PAURA DI INTRAPRENDERE O DI AFFRONTARE UN’ATTIVITA’ O DI CONTRIBUTO A QUALCHE ATTIVITA’ COME SOCIO. MESSINA NON HA INDUSTRIE MEDIE/GRANDI SOLO FAMILIARI. IN QUESTI TEMPI SE PRIMA A MESSINA ESISTEVA SOLTANTO LA FRASE SE MI RICORDO BENE IL DIALETTO MA CU TU FARI STATTI FEMMATI NUN E’ COSA TOI FAMMI ‘U PIACIRE ARRUVAU U PAPURI DU PIACERI. MA SCUSATE MESSINA E’ RICCA? FORSE IMPRENDITORI DELLE STIGGIOLE. OTTIMO IL GIORNALISTA BRAVO

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