Basta offendere le risorse di tutti. Accorinti propone un assessorato "Autogestione dei beni comuni"

Basta offendere le risorse di tutti. Accorinti propone un assessorato “Autogestione dei beni comuni”

Sara Faraci

Basta offendere le risorse di tutti. Accorinti propone un assessorato “Autogestione dei beni comuni”

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lunedì 25 Marzo 2013 - 17:54

Accorinti lancia la proposta della creazione di un assessorato ai beni comuni. Capisaldi della innovativa filosofia, l'autogestione e il coinvolgimento della cittadinanza

Una nuova politica, fatta di persone vere, gestione comune, condivisione, vicinanza delle istituzioni ai cittadini. Sono i capisaldi della filosofia che anima la campagna elettore di Renato Accorinti. Un'”avventura” nelle parole dell’aspirante sindaco della città di Messina, riluttante a usare termini troppo tecnici o istituzionali anche in queste occasioni.

Un programma ambizioso che lo stesso Accorinti dichiara verrà messo nero su bianco per capire le strategie che il movimento intenderebbe approntare in risoluzione dei gravi problemi che vessano la città. Un programma che tra i suoi punti prioritari annovera la creazione di un Assessorato ai “Beni Comuni”.

E’ un’iniziativa rivoluzionaria per la città di Messina, impegnata spesso a bistrattare i beni comuni, defraudandoli del loro prezioso significato. “Pensiamo a spiagge e mare, sistematicamente mortificati e sviliti da un inquinamento indiscriminato” – dice Accorinti. Un cambiamento, dunque, che parla di nuovi organi di gestione ma che in sostanza parte dal basso, da quei cittadini che devono essere educati a cogliere il senso di spazi e mezzi appartenenti all’intera comunità, per poterne godere e usufruire nella maniera più ottimale.

Gli abitanti di Messina “sono il Comune” e per questo devono imparare ad autogestire le potenzialità che la città riserva loro. “Occorre sfatare l’accezione negativa della parola autogestione, spesso usata in altri ambiti che le hanno affibbiato una sfumatura poco felice” – prosegue Accorinti – “E’ solo una forma di autoresponsabilità del cittadino”.

Parole da grandi ideali che vorrebbero plasmare l’amore per il territorio e le sue risorse, inteso anche come amore per i valori e i diritti che tali risorse rappresentano, sino a tradurlo in organi di sistema. L’assessorato ne sarebbe la prova sperimentale, con i suoi poteri di supervisione sull’effettiva rispondenza dell’operato comunale alle linee direttrici evidenziate nei “Regolamenti d’uso comune”.

Ma se è vera la necessità di autorità che facciano rispettare le leggi, sono altrettanto importanti le dinamiche che portano alla formulazione di queste stesse leggi. E anche su questo argomento Accorinti batte il ferro caldo della rivoluzione dal basso. Dovrebbero essere gli stessi cittadini, i comitati, le associazioni, i gruppi spontanei a coadiuvare gli sforzi per elaborare delle normative che diano pronta risposta alle esigenze della comunità.

Senso di appartenenza e partecipazione, dunque, le parole d’ordine, apripista di questa alternativa concezione di “gestione della cosa comune”. E semplicità. Perché non sono i paroloni e i dotti panegirici a fare la democrazia e a combattere l’emarginazione. E’ la chiarezza del linguaggio, la trasparenza di espressione capace di raggiungere “persone che hanno un bagaglio culturale differente o che non hanno la fortuna di poter contare su un vocabolario particolarmente vasto”.

Un modo diverso di vedere la città, lontano dalle precedenti amministrazioni, lontano da quei “tradimenti” che Accorinti accusa di aver istillato nei cittadini uno scarso senso di appartenenza alla comunità. Un tentativo sperimentale ma che vuole prendere a esempio la già collaudata esperienza del Comune di Napoli che in tal senso offre il proprio insegnamento, orientandosi costantemente a una coscienza libera che “serva le gente piuttosto che comandarla”.

2 commenti

  1. mah… trovo la vacuità del personaggio ammirevole.

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  2. caro signor Accorinti chiedo a lei cosa ne pensa : stamattina vado in una farmacia a messina chiedo una medicina ma non l’ho potuta ritirare in quanto non era in deposito vado via e con la coda dell’occhio destro vedo una ragazza di colore che sistemava prodotti in vetrina , mi accingo ad andare in un’altra farmacia entro ed ecco un’altra ragazza di colore che sistemava prodotti negli espositori , devo dire che mi è venuta un po’ di rabbia pensando a mia figlia laureata disoccupata e con un figlio .
    cordialmente la saluto

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