Rapporto Povertà 2015. Ecco chi e dove sono i poveri a Messina

Rapporto Povertà 2015. Ecco chi e dove sono i poveri a Messina

Gabriele Quattrocchi

Rapporto Povertà 2015. Ecco chi e dove sono i poveri a Messina

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venerdì 29 Aprile 2016 - 22:18

Ma chi sono i poveri? Il quadro fornito dalla Caritas diocesana ci consegna un profilo ben preciso. La divisione dei dati in macroaree rappresenta la novità del Rapporto Povertà di quest’anno. Dalla distribuzione territoriale dei dati si rileva un picco delle richieste e dei bisogni nelle zone più popolose e emarginate della città.

«Non solo uno strumento che fotografa la soglia di povertà, ma ancor di più uno stimolo affinché si intensifichi, in tutti , l’assunzione di responsabilità per un più autentico servizio in favore dei poveri». Così, Don Giuseppe Brancato, direttore della Caritas Diocesana, presenta il Rapporto Povertà 2015. Elaborato dall’Osservatorio Diocesano delle Povertà e delle Risorse, il documento raccoglie i dati e le testimonianze fornite dai centri d’ascolto sparsi nel territorio della diocesi, provando a tracciare un quadro della società che vive la Caritas.

Nella sede di via Emilia, Bracato ha fornito delle chiavi di lettura del report per superare i numeri e risalire alla variabile più importante: la persona. Accanto al direttore c’erano il responsabile diocesano dell’Osservatorio delle risorse e delle povertà, Enrico Pistorino, e la responsabile diocesana dei centri d’ascolto, Chiara Pistorino.

«Il rapporto deve essere oggetto di riflessione per capire su quali fronti dobbiamo essere più presenti», dice Brancato. «Sono sempre di più le persone che possiamo definire poveri e l’impegno economico e in termini di risorse umane da parte della diocesi è aumentato. La Caritas sostiene i più bisognosi grazie a uno strumento spesso vilipeso l’8 per mille. Attraverso questo canale, siamo riusciti a far fronte alle crescenti necessità delle persone».

L’ampiezza dei dati raccolti consente di mettere a fuoco uno spaccato di società fragile che chiede aiuto. Partiamo dai numeri. 441 mila euro. Questa è la somma totale distribuita dalla Caritas Diocesana nel 2015 per gli interventi più disparati: dai farmaci agli alimenti, passando dal sostegno all’istruzione fino ai contributi per evitare lo sfratto.

«La pubblicazione del report è il frutto del lavoro dei volontari che hanno fornito tutti i dati necessari dai centri d’ascolto», spiega Enrico Pistorino. «La divisione dei dati in macroaree rappresenta la novità di quest’anno. I toponimi geografici non corrispondono né alle circoscrizioni né ai vicariati

Le zone individuate sono: Sud, comprendente Tremestieri, Pistunina, Zafferia e Santa Lucia sopra Contesse; Gazzi, comprendente Bordonaro, Quartiere Padre Annibale, Santo, Fondo Fucile e Villaggio Aldisio; Camaro, che copre anche Bisconte e Catarratti; Centro Sud, comprendente l’area cittadina tra Provinciale e viale Europa; Centro Città, cioè l’area compresa tra la via La Farina e via Cesare Battisti; Centro Nord, comprendente la zona tra il viale Boccetta e viale Giostra; Nord, che copre l’area fino a Torre Faro.

L’analisi, inoltre, dà conto dei dati provenienti dal Centro d’Ascolto Diocesano di via Emilia che accoglie persone provenienti da diverse parti della città. Tra i centri d’ascolto che hanno fornito i dati, ci sono anche Barcellona Pozzo di Gotto e Giammoro.

Per leggere adeguatamente i dati forniti dalla Caritas è utile distinguere tra richieste e bisogni. Per i volontari, la richiesta è il motivo contingente per cui la persona interessata si rivolge alla Caritas. Il bisogno, invece, è la ragione profonda alla base di quella richiesta d’aiuto. Se la difficoltà di pagare il canone di locazione può configurarsi come una richiesta d’aiuto, la mancanza di lavoro può essere il bisogno alla base di quella richiesta.

Le principali richieste d’aiuto pervenute nel 2015 riguardano “beni e servizi” (2266 pari al 44,7%). Dietro questa etichetta si trovano diverse esigenze. Dal pagamento di utenze domestiche al bisogno di generi di prima necessità. Seguono le richieste di “lavoro” (22,5%), di “ascolto” (16,8%), “casa” (7,6%), “salute” (5,5%) che si riferisce all’acquisto di farmaci o di prestazioni sanitarie, e “orientamento” (2,9%) che riguarda la richiesta di informazioni circa prestazioni erogate da altri enti. É interessante notare come tra i bisogni le proporzioni cambino. Al primo posto sempre “beni e servizi” (28%), segue il bisogno di essere ascoltati, il lavoro, l’orientamento, la salute e infine la casa.

Dalla distribuzione territoriale dei dati si rileva un picco delle richieste e dei bisogni nelle zone più popolose e emarginate della città, specie nella zona Gazzi, Centro Sud e Centro Nord.

Il lavoro e la salute sono le priorità per la Caritas, che vuole garantire sostenibilità a una condizione dignitosa di vita. «Il rapporto tra lavoro intercettato e domanda è però molto basso», chiarisce il responsabile dell’osservatorio diocesano che aggiunge, «spesso il bisogno di lavoro supera la sua richiesta. Questo è indice di rassegnazione tra le persone che molte volte neppure lo richiedono».

Ma chi sono i poveri? Il quadro fornito dalla Caritas diocesana ci consegna un profilo ben preciso. A dirlo è la responsabile diocesana dei centri d’ascolto, Chiara Pistorino. «La maggior parte delle persone che si rivolgono ai centri d’ascolto sono indistintamente uomini e donne italiani in età lavorativa».

Con una richiesta di lavoro in diminuzione, il compito della Caritas e dei centri d’ascolto è chiedersi se si sta intervenendo bene, secondo Chiara Pistorino. «Dobbiamo capire se stiamo assolvendo il nostro compito di rivolgerci al cuore delle persone prima di fornire beni e servizi. Prima di tutto, come Caritas, dobbiamo rispondere al cuore delle persone, non siamo i servizi sociali».

Un aspetto importante che emerge dal report è quello dell’ereditarietà della povertà. Nascere in una famiglia povera è troppo spesso una condanna alla povertà. L’ascensore sociale, quella metafora che spesso si usa in politica, sembra essere fuori servizio e fermo al piano terra. È chiaro che per chi fa fatica ad affrontare la quotidianità, l’idea di intraprendere possibili percorsi di riscatto è al di là della linea d’orizzonte.

Gabriele Quattrocchi

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