Genovese rassicura: «La piscina non chiuderà», ma restano tanti nodi da sciogliere

Genovese rassicura: «La piscina non chiuderà», ma restano tanti nodi da sciogliere

Genovese rassicura: «La piscina non chiuderà», ma restano tanti nodi da sciogliere

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mercoledì 16 Aprile 2014 - 10:12

E' guerra legale tra la Waterpolo e il Comune dopo la richiesta di risarcimento dell'ente per il mancato rispetto delle condizioni previste dalla convenzione. Il presidente dell'Associazione contesta un «cambio di atteggiamento» e rilancia «abbiamo migliorato nettamente le condizioni dell'impianto». LE FOTO DI GAETANO SACCA'

La notizia più importante è positiva: la piscina “Cappuccini” non chiuderà. A confermarlo Felice Genovese, rappresentante della Waterpolo Messina, società che gestisce l'impianto natatorio attraverso una convenzione stipulata il 4 ottobre 2012. «Faremo di tutto affinché ciò avvenga, non possiamo privare la cittadinanza di una struttura così importante», ha detto Genovese. Da chiarire, però, ci sono tantissimi aspetti, praticamente tutti connessi ai rapporti tra il Comune e la Wp. Andiamo con ordine.

Palazzo Zanca contesta alla Waterpolo il mancato rispetto degli obblighi contrattuali sui servizi relativi al funzionamento della struttura, ma anche un debito sui pagamenti dei canoni mensili da duemila euro e del 5% dei costi sostenuti per le utenze. Dopo diversi solleciti l'ente ha deciso di avviare un'azione legale per la risoluzione contrattuale, il recupero delle somme dovute ed anche per il risarcimento danni. Nella seduta di giunta del 27 marzo scorso, l’amministrazione Accorinti ha esitato il provvedimento con cui ha dato via libera all’iter giudiziario, affidando l’incarico all’avvocato di fiducia del Comune, Nino Parisi. Procedimento inevitabile? «Personalmente non me lo spiego – ha risposto Genovese provando a fare chiarezza -, per diverso tempo si è operato con un certa logica basata sulla stretta collaborazione tra pubblico e privato, un passo compiuto di questo tipo fa pensare ad una grave “inimicizia” tra le parti che non c'è mai stata». In pratica, secondo il massimo dirigente del club pallanuotistico, è come se vi fosse stato un repentino cambio di atteggiamento e di colpo il dialogo sia venuto meno. Nella pratica, la storia di questi anni dice molto altro. Racconta di interventi di manutenzione straordinaria sostenuti dall'Associazione sportiva con spese a proprio carico, computati quali crediti utili per l’estinzione del debito accumulato con il Comune. Lavori che palazzo Zanca non avrebbe potutto sobbarcarsi, senza i quali, probabilmente, si sarebbe arrivati alla chiusura (in questo caso sì) dell'impianto. Allora è intervenuta la Wp, che dall'altra parte ha chiesto uno “sconto” sui canoni. «Ciò che è stato fatto è sotto gli occhi di tutti – afferma Genovese –, basti guardare a come era prima la palestra e come è adesso, grazie all'impegno della società. Abbiamo acquisito dei macchinari donati poi al Comune. Questo nessuno lo dice. Ma sono stati fatti altri investimenti per migliore l'impianto».

C'è poi il caso del progetto per la realizzazione di un impianto di cogenerazione di energia finalizzato al risparmio energetico, da realizzare entro un anno dell’aggiudicazione della gara. «I pannelli sono stati acquistati , sono accatastati ai piedi delle tribune, non possono essere installati perché l'impianto risulta non a norma» (VEDI GALLERY).

E veniamo al limite di fondo contestato dalla Wp: l'ente ha consegnato al privato un impianto privo dell'agibilità. Nelle scorse settimane la Questura di Messina ha addirittura interdetto al pubblico l’accesso alle tribunette della piscina scoperta, per la mancanza dei requisiti richiesti dalla legge. Dunque serie A femminile e tutte le altre partite dei campionati vengono disputate senza pubblico. «Sono dei problemi che ci portiamo dietro da tempo, congeniti nella struttura – ha detto Genovese –, ma bisogna avere buon senso. Avevamo proposto al Comune di “ritoccare” la concessione ed aderire ad un bando di accesso a finanziamenti per gli impianti ricadenti in città colpite da alluvioni e catastrofi naturali, in quella occasione ci è stato risposto no perché non era impossibile, appunto, modificare il contratto, salvo poi farlo unilaterlamente per il pagamento delle utenze gas. E' come se il Comune volesse risolvere tutti i suoi problemi economici con noi».

E vediamo all'oggi, al debito accumulato dalla Waterpolo che supera i 45mila euro, ma anche ai tanti lavori che bisognerebbe effettuare sulla struttura, a partire da caldaie e impianti di areazione. Le domande: ci sono i margini per ricucire lo strappo? Il Comune sarebbe in grado, se dovesse venire meno l'accordo, di provvedere alla gestione dell'impianto? O si procederebbe ad una nuova gara con l'incognita dei tempi e il rischio anche solo provvisorio di chiusura delle piscine? In primis occorrerebbe ritrovare il dialogo e magari ragionare sull'aggiornamento dell'attuale contratto, che scade tra cinque anni, sulla base di condizioni che possano appagare entrambe le parti, ma soprattutto i cittadini che devono usufruirne.

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