"Il bene che non fa rumore". Il premio Sibel 2017 a Letizia Battaglia

“Il bene che non fa rumore”. Il premio Sibel 2017 a Letizia Battaglia

“Il bene che non fa rumore”. Il premio Sibel 2017 a Letizia Battaglia

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lunedì 05 Giugno 2017 - 05:53

Maria Andaloro ha consegnato quest'anno il premio ad una fotografa straordinaria che si impegna quotidianamente contro la violenza di ogni genere

Il bene non fa rumore. Questo racconta il premio Sibel. Perché sono moltissimi quelli che si muovono in silenzio, sconosciuti ai più loro e il loro esempio; persone di cui troppo spesso si parla poco, troppo poco.
Ed è così che è nata l'idea tanti anni fa del premio, per tentare di dare loro la visibilità che meritano, per dimostrare che il bene è visibile, tangibile, raggiungibile e imitabile e si può esprimere in più modi, attraverso diversi linguaggi.

Lei non aveva bisogno di visibilità. É famosissima.
Ma lo stesso il Sibel 2017 è stato consegnato a Letizia Battaglia, che ho avuto l'onore e piacere di incontrare nel 2011. Lei é una grandissima donna, una straordinaria fotografa.
Una siciliana che rappresenta chi non si ferma, non si ritira, non cede in un mondo pieno di gente che gode di immeritata popolarità. Che ci parla attraverso il suo sguardo che arriva prima delle parole.
Che non ostenta la sua straordinaria capacità di fermare attimi di essenza di vita e di morte.
E poi la amo anche per questa frase che mi disse 6 anni fa, circa il suo sentire nella chiacchierata che facemmo: “la donna è una speranza per un mondo diverso, essenzialmente più giusto
Per l'impegno quotidiano contro la violenza di ogni genere, meglio di così Lei non poteva sintetizzare.
Infine Letizia ieri richiamava il Rispetto che è fratello del Bene e della Bellezza, che non fanno rumore.

Grazie Letizia!
E grazie a Pietro Cardile che mi ha voluta alla inaugurazione della mostra curata da Letizia Battaglia "La Ricerca della Bellezza" presso la Camera di commercio di Messina come ideatrice di #postoccupato.
(Ed io ho approfittato per consegnare il premio…)

Il Sibel è stato consegnato dal 2012 in poi

Dopo il Nobel e l'Ig Nobel, arriva il Sibel, positivo e propositivo.
Sono tante le storie di gente coraggiosa, intraprendente, che agisce senza secondi fini, che s’impegna per il bene comune, che mette a disposizione il suo talento per aiutare chi ne ha bisogno.
Un riconoscimento a chi si è contraddistinto per un’azione umanitaria passata quasi sottovoce
Tre Sibel nel 2012, uno in Sicilia, uno in Italia e uno europeo ma come filo conduttore sempre il bene che non fa rumore e le donne.
Il 7 marzo 2012 il primo Sibel fu consegnato a Franca Viola, ad Alcamo.
Dopo Franca Viola, la siciliana che rifiutò di sposare il mafioso che aveva abusato di lei denunciandolo e facendolo arrestare fra mille difficoltà “antropologiche”, Franca contribuì col suo gesto a cambiare la storia dei diritti du tutte le donne, nel 1965;
poi la consegna ad Antonietta Curcio, l’albergatrice di Rimini che ogni anno, quando le temperature diventano più rigide, apre le porte ai senzatetto, alle ragazze madri e alle famiglie indigenti
e nel 2012 il Sibel arriva a Lucia Iraci, nata a Canicattì e trasferitasi a Parigi all’età di 15 anni. Dopo essere diventata un’affermata parrucchiera di lusso, Lucia ha deciso di aprire un salone per prendersi cura (al simbolico prezzo di 3 euro) di tutte le donne sole, maltrattate, disagiate, emarginate dei quartieri poveri di Parigi.

Nel 2013 in una corsia di ospedale lo ha ricevuto Caterina Ballandi, più famosa come Zia Caterina.
Anni fa la vita la mise davanti a un dolore enorme, lei di quel dolore ne ha fatto un motore d’amore. Il taxi “Milano 25″ ereditato dal marito, morto di cancro, diventa il taxi dei supereroi, i ragazzini colpiti da tumore che vanno e vengono dagli ospedali Meyer e Careggi. Lei li trasporta gratis, in lungo e largo, dai laboratori di analisi ai concerti, dall’aeroporto all’ospedale, a fare shopping o al McDonald o al supermercato per fare la spesa. Dalla stazione alle residenze provvisorie che i familiari prendono per stare vicini ai loro ragazzi, lei è sempre pronta a dare una mano, in tutti i modi possibili! Li coccola, li ama. Tutti. Col sorriso e con gli occhi lucidi.

Nel 2014 il Sibel è stato consegnato a Selene Biffi per il suo straordinario lavoro, che ho scoperto grazie all’onore di aver presentato il suo libro “la maestra di Kabul” a Naxoslegge.
Una giovanissima coraggiosa donna che ha scelto di usare la cultura contro la guerra. Di aiutare, di educare i bambini sfidando le bombe degli attentati nei luoghi di guerra e i pregiudizi di un “altro” mondo.
Nel 2015 il Sibel se lo meritava Lampedusa, pronto, non ancora consegnato e che spero di poter consegnare presto alla sindaca Giusy Nicolini perché è l’isola tutta, lei e i suoi abitanti a meritarselo”.
I motivi sono sotto gli occhi del mondo…
Nel 2016 per Elvira Terranova, giornalista e Cavaliere della Repubblica
Nella notte tra il 7 e l'8 maggio 2011, in piena emergenza sbarchi, decine le donne, i bambini, gli uomini che si buttarono in acqua per tentare di salvarsi dal naufragio. Elvira Terranova, che si trovava sul molo di Lampedusa per assistere all'ennesimo sbarco di immigrati, contribuì invece, partecipando a una vera e propria catena umana strappando alla morte decine di profughi, tra cui numerosi bambini.
In particolare un bambino di quattro mesi, Severin, nigeriano. Dopo avere salvato il bambino, nudo, infreddolito, la giornalista girò tutta la notte per riuscire a trovare i genitori. Soltanto all'alba trovò la madre del bambino, disperata, perché convinta di averlo perso, a cui lo consegnò sano e salvo.
Non consegnato
Oltre alla consegna del Premio – in vetro, materiale nobile, semplice e trasparente -, che sarà tramandato, sempre lo stesso, di anno in anno, verrà regalato anche un albero di ulivo, in onore alla poesia di Nazim Hikmet “Alla vita”.
“[…]
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant’anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.”

Maria Andaloro

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