Le regole del caos (A Little Chaos, 2014)

Le regole del caos (A Little Chaos, 2014)

Le regole del caos (A Little Chaos, 2014)

Tag:

domenica 14 Giugno 2015 - 05:55

Due i principali elementi di interesse del film, che risulta nel complesso gradevole ma non presenta grandi contenuti. Uno è costituito dalla complessa psicologia di Sabine, l’altro dalle riflessioni di vari personaggi circa i criteri estetici che presiedono all’allestimento di un giardino nonché la “sapienza” delle piante

L’ideazione e l’allestimento di un giardino che possa essere universalmente giudicato “bello” costituisce senz’altro un’arte, ancorché soltanto i suoi cultori più eminenti conseguano una fama duratura. I francesi ritengono di essere particolarmente versati in questa arte, molto prestigiosa già nella Languedoc del tredicesimo secolo. Il poeta Charles Péguy, cantore di Giovanna d’Arco, sosteneva che i francesi costruiscono i più bei giardini del mondo, e pertanto Dio stesso, in quanto creatore dell’Eden, è certamente francese.
Eppure nella filmografia più recente, è una pellicola inglese, anziché francese, a celebrare l’arte in parola. Si tratta del film Le regole del caos, uscito nelle nostre sale il 4 giugno. La vicenda narrata risale al 1682, allorché il Re Sole trasferisce definitivamente la sua corte a Versailles, dopo avere dimorato, senza trovarsi mai a proprio agio, al Louvre, alle Tuileries e a Fontainebleau.
A interpretare il re, in modo misurato, è lo stesso regista del film, Alan Rickman. Più pregevole, e divertente, è l’interpretazione dell’estroso fratello di Luigi, Filippo I di Borbone-Orleans, da parte di un irriconoscibile Stanley Tucci. I critici hanno avuto buon gioco nel porre in evidenza qualche anacronismo presente nel film: nel 1682 Luigi XIV ha ancora dinanzi a sé oltre trent’anni di regno, eppure qui appare prossimo alla vecchiaia e consapevole dell’imminente declino.
La protagonista, Sabine De Barra, è interpretata da una Kate Winslet che si rivela attrice di rango e, pur avendo qualche chilo in più, non fa rimpiangere la giovinetta romantica dei tempi di Titanic. Sabine è l’unico personaggio di rilievo del film non ascrivibile alla nobiltà. Tutti gli altri sono blasonati “topi di corte”, che all’ombra di Re Sole conducono una vita condizionata dalla volubile libido del sovrano e intessuta di intrighi, giochi d’azzardo, pettegolezzi, rivalità nonché relazioni extraconiugali più o meno ufficializzate. Si tratta di un “vita beata, ma programmata”, per citare una nota, e vetusta, canzoncina di Raffaella Carrà. A programmarla nei minimi dettagli – il va sans dire – è il re. Tutto sommato, la pellicola non illustra nulla di nuovo riguardo al quotidiano della corte di Versailles.
Due i principali elementi di interesse del film, che risulta nel complesso gradevole ma non presenta grandi contenuti. Uno è costituito dalla complessa psicologia di Sabine, l’altro dalle riflessioni di vari personaggi circa i criteri estetici che presiedono all’allestimento di un giardino nonché la “sapienza” delle piante.
Sabine è una donna intelligente, coraggiosa, che progetta giardini per professione, e lavora in proprio. Un sociologo direbbe che, per la mentalità del suo tempo, costei rappresenta una “deviante”. Ella partecipa a un concorso indetto dal re, e volto a scegliere il migliore progetto di un “boschetto di pietre con giochi d’acqua”. A sanzionare il vincitore è uno stimato architetto del paesaggio, André Le Nôtre, interpretato da un monocorde e inespressivo Matthias Schoenaerts. Il suo primo incontro con la donna è tutt’altro che idilliaco, eppure lo spettatore ha l’impressione, confermata dalle vicende del film, che tra i due nascerà una storia d’amore. André aiuterà Sabine a superare un grave trauma psichico: ella ha visto morire in un incìdente il marito e la figlioletta. A ragione, i critici hanno ravvisato nei flash-back relativi alla tragedia una sorta di corpo estraneo nella trama di un film connotato peraltro dalla levità di una commedia sentimentale.
Dopo l’inevitabile diffidenza iniziale, grazie alla sua intelligenza e alla sua franchezza Sabine conquista la stima della corte, e soprattutto del re, che si intrattiene volentieri a conversare con lei, infrangendo talvolta il protocollo da lui stesso statuito. Dinanzi alla corte, egli le chiede che cosa possono insegnare all’uomo le piante, e segnatamente le rose. Queste crescono, fioriscono e avvizziscono, docili al loro destino. Per Sabine, la loro inconsapevole adesione alle leggi della natura è forse più “sapiente” della sapienza umana: corrisponde senza riserve all’ordine ineluttabile delle cose. “La rosa è senza perché. Fiorisce perché fiorisce”, afferma il poeta mistico tedesco Angelus Silesius in un distico riportato in auge nel Novecento da Martin Heidegger. L’essere umano, di converso, si tormenta nel chiedersi il “perché” del proprio “fiorire”, declinare e dover morire. Questo vale per ogni uomo, ancorché si chiami Luigi XIV di Borbone. Nessuno può eludere la domanda più angosciante, che riguarda il senso della propria vita.
Quasi suo malgrado, Sabine è ammessa a corte, e riesce a vivere al suo interno senza sacrificare nulla della sua franchezza. Pur tra mille difficoltà, la donna – capace non solo di progettare ma pure di “sporcarsi le mani” insieme agli operai – realizza il progetto. L’agognato “boschetto” incanterà il re e tutta la corte.
Un’ultima notazione, che giustifica il titolo del film. Al primo esame, i progetti di Sabine non piacciono a Le Nôtre. Gli sembrano caotici, in quanto carenti del principio di unità e di ordine proprio di un’opera d’arte. Dopo uno studio più attento, l’architetto riesce a ravvisarvi l’ordine di una realtà complessa, che può essere percepito solo da coloro che riescono a guardare le cose con occhi nuovi, affrancati da rigidi pregiudizi. Ai nostri giorni, forse Sabine progetterebbe giardini avvalendosi della teoria del caos, che si inscrive nel più ampio paradigma scientifico e filosofico delle teorie della complessità.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007