“Revenant”, l’eroe tragico è redivivo

“Revenant”, l’eroe tragico è redivivo

Lavinia Consolato

“Revenant”, l’eroe tragico è redivivo

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lunedì 18 Gennaio 2016 - 09:51

Alejandro Inarritu non delude mai, soprattutto con un cast dove brilla un Leonardo Di Caprio che ha dovuto sopportare prove fisiche stremanti. Vincitore di tre Golden Globe (miglior regia, miglior film drammatico, miglior attore in un film drammatico), “Revenant”, tratto in parte da una storia vera, ha ottenuto ben 12 nomination per gli Oscar

Nord Dakota 1823. Un gruppo di cacciatori di pelli viene attaccato dagli indiani Arikara, solo dieci persone riescono a salvarsi, scappando sulla loro barca lungo il Missouri. Lasciata la barca proseguono via terra; la guida del gruppo, Hugh Glass (Leonardo Di Caprio) è attaccato da un grizzly femmina che riesce ad uccidere, riportandone però terribili ferite. Il capitano della spedizione, Henry (Domhnall Gleeson) cura come può il suo uomo, ma il forte al quale devono tornare è troppo lontano per poterlo trasportare, tanto più che gli Arikara li inseguono. Lascia allora che il figlio di Glass, Hawk, Fitzgerald (Tom Hardy) e un ragazzo si prendano cura di lui, pensando che spirerà presto. Fitzgerald ha il cuore spietato, cerca di sopprimere Glass, e ne uccide il figlio che cercava di proteggere il padre. Fitzgerald abbandona Glass in una fossa scavata a mo’ di tomba e torna al forte, dando la notizia della morte di Glass e della scomparsa del figlio. Ma Glass, mosso dal desiderio di vendicare la morte di Hawk, l’unica persona che avesse al mondo, figlio avuto da un’indiana della pacifica tribù Pawnee, si alza dalla tomba.

La vendetta è commista ad un sentimento religioso di rinuncia, “La giustizia è nelle mani di Dio”, una religione in cui Dio può essere rappresentato da un animale della foresta, o da un indiano. Il capo degli Arikara intanto continua la sua caccia all’uomo bianco, che gli ha portato via sua figlia Powaka. Gli indiani sono, indipendentemente dalla tribù, trattati come intoccabili, le donne come prostitute. “On est tous souvages”, sono tutti selvaggi, dice un cartello appeso insieme al cadavere di un indiano Pawnee, ucciso da un gruppo di francesi con cui gli Arikara fanno scambi. “Voi ci avete rubato tutto, la terra, gli animali” dice il capo indiano ai francesi.

Revenant” non ha semplicemente tutti gli elementi di un film western, ovvero gli indiani, la vendetta, la natura selvaggia, è soprattutto un film drammatico, un film sentito, vissuto dagli attori. Inarritu, che conosciamo bene per l’Oscar a “Birdman”, non rinuncia a lunghe scene in piano-sequenza, e usa piani così ravvicinati che il vapore del respiro degli attori appanna l’obbiettivo della macchina da presa. Assolutamente inaspettato, e quindi maggiormente riuscito, l’aspetto onirico, molto forte e poetico, che coinvolge i dolci ricordi della moglie di Glass, ricordo e allo stesso tempo spirito della natura, che segue i suoi passi, fino alla fine.

Ciò che immediatamente si apprezza di questo film è la fotografia, le foreste, le montagne, la neve, la Natura, tipica del Nord America al confine col Canada, il famoso Yellowstone. Ciò che potrebbe piacere di meno è il crudo realismo della violenza e delle sofferenze che deve sopportare Glass: le ferite sanguinanti e in cancrena, la carne mangiata cruda, per non parlare del freddo. Di Caprio interpreta, a mio parere, in modo eccelso il miglior ruolo assegnatogli negli ultimi anni e, mai come in questo caso, merita davvero quel simbolo di gloria che è l’Oscar. Così come Tom Hardy, cinico e beffardo, uno dei tanti cattivi in cerca di denaro ai quali ci ha abituato il cinema; Gleeson è bravo e merita di essere più conosciuto.

È difficile vedere un film western e drammatico di questa caratura, così come si può dire per “Il grinta” dei fratelli Coen del 2010, di cui consiglio la visione.

“Revenant” è in programmazione al Multisala Iris alle ore 18:15, 21:30; Multisala Apollo alle ore 17:00, 20:00, 22:15; Uci Cinemas Multisala alle ore 15:10, 18:30, 21:30.

Voto: 9/10

Lavinia Consolato

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