Ritratto di famiglia con tempesta: un omaggio a Ozu

Ritratto di famiglia con tempesta: un omaggio a Ozu

Lavinia Consolato

Ritratto di famiglia con tempesta: un omaggio a Ozu

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sabato 27 Maggio 2017 - 06:47

Dal Giappone una commedia dolce e malinconica sulla storia di una famiglia che cerca di lasciarsi il passato alle spalle, senza riuscirci troppo. Un chiaro omaggio al regista Ozu, che ha fatto delle storie familiari un ritratto del Giappone stesso

Ryota (Hiroshi Abe) è uno scrittore fallito, che per andare avanti lavora per una agenzia di investigazione privata. Divorziato dalla moglie per via della sua inaffidabilità, non si da per vinto, la ama ancora e cerca, con scarso successo, di essere un buon esempio per il figlio, al quale è davvero molto affezionato. Suo malgrado, Ryota ha preso dal padre la malattia per il gioco e altre brutte abitudini che hanno portato la madre e la sorella a non fidarsi molto di lui.

Il padre, benché sia morto, è comunque una figura centrale, un fantasma che torna, sempre presente: la madre di Ryota lo ha dovuto sopportare per anni, ed ora che è vedova si è letteralmente liberata di un peso, ma ne è comunque ossessionata, tanto da ritrovarlo persino nelle farfalle che la seguono! È la rappresentazione della vecchia generazione di donne giapponesi che non potevano far altro che sopportare i propri mariti.

Kyoko (Yoko Maki), l’ex moglie di Ryota, benché sia sotto sotto ancora affezionata a lui, non può proprio dargli fiducia, e ne ha ben donde: ha un nuovo compagno, un uomo in giacca e cravatta, la rappresentazione dell’affidabilità, ma anche della noia. Ryota proprio non può accettare di essere sostituito così: il passato è la sua dannazione, il futuro è una vera incognita, il presente fugge.

Come sempre, i registi giapponesi sanno trarre grandi lezioni di vita anche da una storia apparentemente banale come questa di Ritratto di famiglia con tempesta, dove la tempesta altro non è che una occasione, che sembra proprio portata dagli dei lassù nel cielo, per riunire questa famiglia sotto lo stesso tetto. Hirokazu Kore-Eda, premiato a Cannes nel 2013 per il suo Father and Son, come il grande maestro Yasujiro Ozu, per rappresentare i cambiamenti del Giappone parte dal nucleo familiare e dai suoi problemi interni: mariti impossibili, debiti di gioco, desideri frustrati, ma anche tanto tanto amore anche se apparentemente non si vede.

Le donne hanno un ruolo centrale, benché siano in qualche modo ancora sottomesse da una società patriarcale, ma rispondono a tono ormai ai loro uomini: la nonna ha davvero un bel caratterino, la nuora a malincuore sa ciò che vuole, ovvero la sicurezza e la stabilità, e la sorella di Ryota non vuol commettere gli stessi sbagli della madre. La vita va avanti, con la speranza di saper vivere il presente, liberandosi dai pesi del passato: vera filosofia nipponica.

Lavinia Consolato

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