Il viaggio che cambiò la sorte dell’Irlanda del Nord

Il viaggio che cambiò la sorte dell’Irlanda del Nord

Lavinia Consolato

Il viaggio che cambiò la sorte dell’Irlanda del Nord

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venerdì 31 Marzo 2017 - 22:04

Il film di Nick Hamm è la storia vera di come due acerrimi nemici trovarono una intesa per salvare il loro stesso popolo dalla guerra civile. Due grandi attori a confronto e la Storia alle loro spalle

Scozia, 2006. Una delegazione di politici nord irlandesi di fazioni opposte si incontra in campo neutro insieme al primo ministro Blair e ad un agente dell’MI5, Harry Patterson (John Hurt), che da anni vede le fazioni incontrarsi senza riuscire a trovare la via della pace. Ma forse questa volta qualcosa sarà diverso. Patterson ha escogitato un piano a dir poco diabolico per costringere i due leader esponenti ad avere un confronto: metterli nella stessa macchina per più di un’ora per arrivare all’aeroporto di Edimburgo.

Ma è come mettere insieme il diavolo e l’acqua santa: Ian Paisley (Timothy Spall) è un reverendo protestante integerrimo, leader del Partito Unionista Democratico, quindi fedele alla corona inglese; Martin McGuinness (Colm Meaney) è un cattolico, leader del Sinn Feìn. Appena salgono in auto l’atmosfera è di ghiaccio, con loro si trova solo l’autista, Jack (Freddy Highmore), un giovane all’apparenza un po’ imbranato, che però segue tramite un auricolare le istruzioni di Patterson.

Si odiano a vicenda, hanno attraversato anni di sanguinosa guerra civile e c’è del torto da entrambe le parti, molti cattolici erano terroristi che tramite guerriglia facevano attentati e uccisero innocenti, i protestanti si comportarono proprio come gli inglesi, seminando il terrore tra la popolazione, discriminando la popolazione cattolica: ma “ciò che li accomuna può abbattere le barriere”. È estremamente difficile un confronto, specialmente perché Paisley è un uomo tremendamente bigotto – ebbe il coraggio di dire che il papa era l’Anticristo, e che la poltrona 666 nel Parlamento Europeo era riservata al Diavolo stesso; insomma, non un personaggio con il quale poter avere una facile conversazione -, ma McGuinness, decisamente più aperto e simpatico, riesce tra un litigio ed un altro a trovare il cuore della loro comune storia: i martiri e gli innocenti.

L’Irlanda ha una storia di martiri, a partire da quando vi è stata la conversione al cristianesimo, sino alle repressioni inglesi, fino alla sanguinosa guerra civile. I martiri della fede politica parlano attraverso drammatiche testimonianze documentarie, riprese dal vero che il regista Nick Hamm inserisce durante la narrazione. Gli innocenti hanno negli occhi l’espressione di un cervo che chiede pietà, perché è stato investito dall’auto di due uomini potenti, che devono avere il coraggio di cambiare. È un atto di fede, cambiare. Posare le bombe e scegliere la pace. L’Irlanda ha una storia di fede.

Si può dire che Patterson sia una figura più che fondamentale. Un inglese che trova una soluzione per dei drammi politici di cui l’Inghilterra ha una buona dose di responsabilità è interessante, il personaggio in se e per sé, nella storia è costruito come un narratore onnisciente, che sussurra la storia nelle orecchie di un autista (che autista in realtà non è).

Girato come un road movie, tra lo storico e il documentaristico, con molte riprese mosse con la camera a spalla, Il viaggio fa parte di quella cinematografia britannica che racconta la propria storia, come Bloody Sunday (2002) di Paul Greengrass e Hunger (2008) di Steve McQueen.

Voto: 7/10.

Lavinia Consolato

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