I vantaggi per la provincia. Si può anche scegliere a quale Città appartenere...

I vantaggi per la provincia. Si può anche scegliere a quale Città appartenere…

Giusy Briguglio

I vantaggi per la provincia. Si può anche scegliere a quale Città appartenere…

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mercoledì 18 Settembre 2013 - 11:16

Il disegno di legge Ars prevede l’istituzione di tre città metropolitane a cui saranno accorpati 52 comuni siciliani. Le voci di dissenso si fanno sempre più pressanti in questi giorni. Dalla provincia jonica arriva un coro di “no” dai dieci sindaci dei centri interessati

E se un cittadino di Scaletta Zanclea decidesse che vuole appartenere a Palermo e uno di Motta Sant’Anastasia invece a Messina? Che cosa succederebbe, si dovrebbe riscrivere la geografia isolana? E’ l’ultima novità relativa al decreto sulle città metropolitane dell’assessore alle autonomie regionali Patrizia Valenti che giorni fa è stato approvato dal governo. Naturalmente, quello è solo il primo step. Comunque, insieme alla notizia dell’approvazione è arrivata quella sul referendum: verrà chiesto ai cittadini appartenenti alle tre diverse aree metropolitane di Catania, Messina e Palermo di esprimersi tramite consultazione referendaria su quale sarà la Città metropolitana a cui vorranno appartenere. Tutti i residenti dei 52 comuni destinati a scomparire non potranno scegliere di rimanere, ad esempio, scalettesi, ma bensì se diventare messinesi, catanesi o palermitani. Certo, per voler “eliminare” i Comuni, la Regione ha i suoi buoni motivi. Le amministrazioni funzionano poco o funzionano male, le spese ci sono e i tagli vanno fatti. Il leit motiv ormai lo conosciamo tutti e bene, ci risuona nelle orecchie come il ritornello di una canzone che resta in testa anche quando non si vuole. I Comuni funzionano male, quindi via, come le Province. Ai malpensanti potrebbe passare per la testa che queste tre Città Metropolitane siano invece un surrogato delle Province, destinate anch’esse a scomparire, e di cui invece sembra stia cambiando solo il nome. E comunque è sbagliato dire che i Comuni verranno “cancellati”, lo ha spiegato anche il presidente Crocetta, è giusto semmai dire che verranno “trasformati” in municipi metropolitani.

Nella provincia jonica i paesi che dovrebbero far parte di “Messina Città Metropolitana” sono dieci: Itala, Scaletta, Alì, Alì Terme, Fiumedinisi, Nizza, Roccalumera, Mandanici, Pagliara e Furci Siculo. Tutti e dieci hanno già detto “no” alla maxi-operazione di accorpamento, d’accordo sono anche i “fratelli tirrenici” di Saponara, Rometta e Villafranca Tirrena.

Ci sarà un sindaco “metropolitano”, una giunta “metropolitana”, un consiglio “metropolitano”, servizi “metropolitani” e problemi “metropolitani”. Tutto metropolitano.

Che poi “metropolitano” viene dal greco e significa “madrepatria”. Lì sorge il problema dell’identità: storia, cultura e tradizioni. Che fine faranno? Andremo tutti alla Festa della Vara il 15 agosto? O i messinesi verranno tutti alla festa del patrono di Mandanici? La riviera jonica è motivo di vanto e orgoglio per essere proprio la riviera jonica. E’ vanto perché ha una propria identità, una propria storia, secoli di colonizzazioni che hanno lasciato un’impronta che non può essere persa né “confusa”. E’ la “costa tamariciana”, dai tempi dell’impero romano, cosiddetta per la tipica vegetazione del luogo. E’ la Marina di Fiumedinisi unita alla Marina di Savoca, e così via fino all’autonomia dei singoli comuni. La storia non si cancella di certo con un accorpamento, ma nell’immaginario collettivo, in quel sentimento di campanilismo silenzioso ma subito pronto a venir fuori, c’è già un po’ di nostalgia per quello che potrebbe non essere più. Perché anche a sostituire la parola “cancellare” con la parola “trasformare”, il suono non cambia poi tanto.

Certo, un vantaggio c’è. Tutti i residenti della provincia, quando si troveranno fuori paese, alla domanda “da dove vieni?”, non dovranno più sudare: “Sono siciliano, di Messina, ma non Messina Messina, in provincia, un po’ più vicino a Taormina, Nizza di Sicilia, la conosci? No, certo, immaginavo”. Potranno finalmente dire: “Sono di Messina… o di Catania o di Palermo”. Questo bisogna prima deciderlo.

Giusy Briguglio

2 commenti

  1. Angelo Silipigni 18 Settembre 2013 14:51

    Così non si pagherà più il casello di Villafranca e neppure quello di Rometta!

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  2. In Italia la tappa fondamentale per il riconoscimento dell’autonomia del c o m u n e fu la Pace di Costanza, anno 1183, siamo in età medievale, con cui l’imperatore Federico I riconobbe al c o m u n e, in cambio di tributi e dell’assicurazione di fedeltà, diritti come l’amministrazione autonoma della giustizia, il libero godimento dei proventi d’imposte e tasse, la facoltà di batter moneta. Ieri si sono formate le r e g i o n i, non i c o m u n i. Nella dinamica politica si contrapposero due partiti, denominati, per un richiamo alle contese nell’Impero, ghibellini e guelfi. Come leggete la storia è antichissima, in fondo si ripete, oramai è antropologica, infatti i cittadini dei Comuni interessati temono di smarrire la propria identità sociale e culturale. La domanda che Palazzo Dei Normanni debba porsi e poi rispondere è questa: UNA DIVERSA FORMA DI GOVERNO STRAVOLGE UNA IDENTITA’ SOCIALE E CULTURALE SECOLARE? Siamo in tanti interessati ad una risposta, carissimo RE SARO Crocetta.

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