“Il carcere va a Scuola”. Al Minutoli, conferenza sul reinserimento sociale dei detenuti

“Il carcere va a Scuola”. Al Minutoli, conferenza sul reinserimento sociale dei detenuti

Gabriele Quattrocchi

“Il carcere va a Scuola”. Al Minutoli, conferenza sul reinserimento sociale dei detenuti

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sabato 25 Aprile 2015 - 06:56

Nell’ambito del progetto POF “Il Carcere va a Scuola – La Scuola va in Carcere”, stamani si è svolta nell’Aula Magna multimediale dell’Istituto Superiore “G.Minutoli” una conferenza sul tema del reinserimento sociale attraverso l’esecusione esterna. Hanno partecipato il Sindaco di Messina, Renato Accorinti, il Direttore Vicario della Casa Circondariale, Romina Taiani, il Comandante della Polizia Penitenziaria, Antonella Machì, il Procuratore aggiunto del Tribunale di Palmi, Emanuele Crescenti

Le condizioni del sistema carcerario sono da sempre un argomento dibattuto. C’è chi spinge per maggiore sicurezza, individuando nella severità della pena la soluzione, qualcun altro pone l’accento sulla funzione riabilitativa della sanzione così come sottolineato dall’articolo 27 della Costituzione per cui le pene devono tendere alla rieducazione del condannato.

In questa visione, la scuola diventa un attore privilegiato, capace di porsi come insostituibile intermediario tra la dimensione interna all’Istituto Penitenziario e quella esterna.

Nell’ambito del progetto POF “Il Carcere va a Scuola – La Scuola va in Carcere”, stamani si è svolta nell’Aula Magna multimediale dell’Istituto Superiore “G.Minutoli” una conferenza sul tema del reinserimento sociale attraverso l’esecuzione esterna.

«Il progetto segna una collaborazione tra scuola e casa circondariale che prosegue ormai da qualche anno» spiega Yvonne Cannata, docente dell’Istituto e responsabile, insieme a Pina Lupo, del progetto. «Lo scopo è quello di trasmettere ai giovani l’importanza del volontariato, della rieducazione e dunque della esecuzione penale esterna. Il programma coinvolge i ragazzi del quarto anno dell’Istituto Minutoli, Quasimodo e Cuppari, che nel corso dell’anno scolastico hanno partecipato ad un incontro con Padre Francesco Pati e visitato la sede della Lelat, diretta da Anna Maria Garufi».

Ospite della manifestazione, il sindaco Renato Accorinti, che nel dare rilievo al ruolo della scuola nella crescita morale della persona, ricorda come «il Comune abbia già attivato un protocollo con la casa circondariale». «Al momento», continua il Sindaco, «due detenuti lavorano per la città occupandosi di manutenzione, ma l’obiettivo è ampliare la collaborazione tra le Istituzioni, che annovera tra i suoi risultati anche l’avvio della raccolta differenziata in carcere». Accorinti cita Gaber e il suo celebre binomio libertà e partecipazione. «Una partecipazione che riguarda i diritti ma anche i doveri. Bisogna agire non per paura della sanzione ma perché si riconoscono e condividono le norme sociali e giuridiche. La scuola non solo permette di educare professionisti seri ma eleva anche il livello morale della società».

«Non solo mura e recinzioni ma anche anima». Con queste parole il dirigente scolastico del Minutoli, Pietro Giovanni La Tona, dà il via all’evento chiarendo la funzione del progetto e le attività svolte dalla scuola in collaborazione con la struttura carceraria. «Noi, come Istituto Minutoli, abbiamo istituito una sezione didattica all’interno della casa circondariale e alcuni detenuti grazie al conseguimento del diploma hanno riottenuto la libertà e si sono inseriti nel tessuto socio-economico». «I ragazzi», conclude La Tona, «devono capire che nella nostra società è giusto applicare il principio del “chi sbaglia, paga” ma bisogna anche dare la possibilità di recuperare».

Ad intervenire anche il direttore vicario della Casa Circondariale, Romina Taiani, che descrive l’esperienza del Minutoli come «qualificante all’interno della struttura penitenziaria. I due enti, tra l’altro, sono accomunati da un altro progetto “area verde” che intende creare uno spazio per i bambini nell’ambito di una riqualificazione generale del momento dedicato al colloquio». «Le misure alternative», commenta il Direttore, «forniscono un metodo di riabilitazione sociale del reo che impedisce l’accesso all’Istituto penitenziario». Ad esempio, «l’introduzione della sospensione del procedimento con messa alla prova consente di evitare la condanna per reati meno gravi sottoponendosi ad un programma di trattamento elaborato dall’UEPE (Ufficio per l’Esecuzione Penale Esterna) che prevede la prestazione di lavori di pubblica utilità. Tale strumento è certamente positivo in quanto permette un processo finalizzato alla “risocializzazione” del reo». Ovviamente, aggiunge la Taiani, «per ogni detenuto c’è un progetto individuale».

Giudizio positivo sul valore dell’esecuzione penale esterna anche da parte del Comandante della Polizia Penitenziaria,Antonella Machì. «Le statistiche dimostrano che il tasso di recidiva scende drasticamente tra coloro che hanno avuto accesso alle misure alternative. Tali strumenti consentono, inoltre, di evitare il sovraffollamento delle strutture, che ostacola la messa in atto programmi di riabilitazione e crea disagio tra i detenuti e tra le guardie carcerarie».

Ai lavori ha partecipato anche il procuratore aggiunto del Tribunale di Palmi, Emanuele Crescenti. «Le misure alternative» precisa Crescenti, «possono avere un risultato immediato, contingente, condizionato dalla necessità di svuotare le carceri ma devono essere considerate all’interno di un discorso di larga portata in funzione della rieducazione del reo. Un obiettivo che spesso si scontra con la difficoltà di trovare un lavoro o di essere accettati dalla società. In prospettiva, il ruolo della scuola è fondamentale».

Se da una parte, l’aspettativa di uscire dal circuito detentivo si amplifica grazie alle misure alternative, dall’altra servono politiche che le favoriscano e, in quest’ottica, investire sulla scuola è la chiave per la libertà.

Gabriele Quattrocchi

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