Il disastro Atm e «l' incapacità di invertire la rotta». Per i Revisori dei Conti una collezione di occasioni sprecate

Il disastro Atm e «l’ incapacità di invertire la rotta». Per i Revisori dei Conti una collezione di occasioni sprecate

ELENA DE PASQUALE

Il disastro Atm e «l’ incapacità di invertire la rotta». Per i Revisori dei Conti una collezione di occasioni sprecate

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giovedì 10 Maggio 2012 - 23:34

Nella relazione tecnica allegata al consuntivo 2010, il Collegio parla di « responsabilità che hanno contribuito a determinare lo stato di decozione in cui versa l’azienda». Tanti gli accorgimento da seguire affinché anche la NewCo non si riveli l’ennesima gestione fallimentare

Le tensioni e le proteste che hanno contraddistinto la giornata di ieri presso la sede dell’Atm, rappresentano il termometro di una società che il fondo non l’ha solo toccato, ma se possibile lo ha anche oltrepassato. L’esasperazione dei dipendenti, il ruolo poco incisivo dei sindacati, le mancate risposte da parte dell’azienda, gli imbarazzanti silenzi dell’amministrazione: tante volte è capitato di scriverne con la consapevolezza che non sarebbe stata l’ultima, e quanto accaduto 24 ore fa ne è la conferma.

Inutile domandarsi il come e il perché, l’immagine è sempre la solita, usata ed abusata, ma purtroppo veritiera: il cane che si morde la coda. Un rapporto perverso quello tra controllante e controllato, che negli anni ha determinato quel micidiale effetto di autodistruzione che oggi rischia realmente di portare alla fine dell’azienda. E’ vero, le colpe di quanto si sta attraversando sono il risultato di precedenti gestioni politico-clientelari che hanno reso l’Atm l’inutile carrozzone di cui tanto si parla. Ma negli ultimi quattro anni cosa si è fatto per migliorare le cose? Perché anziché intervenire in modo incisivo si è continuato a puntualizzare le colpe passate senza imprimere una svolta? Perché nessuno, tanto il Comune quanto l’azienda, si è realmente impegnato per rimettere sui binari l’azienda trasporti? Domande che probabilmente rimarranno senza risposta ma che danno il senso dell’immobilismo, passato e presente, che rischia di diventare un alibi anche per chi verrà.

E lo scrivono a chiare lettere anche i Revisori dei conti nella relazione tecnica al consuntivo 2010: “Il dissesto finanziario dell’Atm – si legge – ha radici lontane. Questo collegio ha più volte evidenziato che l’incapacità di invertire la rotta è divenuto un elemento strutturale che si somma ai tanti ritardi che il “sistema” è andato accumulando nell’ultimo decennio. Le passate amministrazioni e quella attuale, oltre a dare colpevolmente un ruolo marginale al servizio pubblico, si sono solo preoccupate di differire nel tempo le decisioni per avviare una fase di risanamento e rilancio dell’Azienda”. Sul fronte della delibera di messa in liquidazione, il Collegio precisa: “La nuova Società dovrà dotarsi sin dal momento della sua costituzione di un serio piano industriale e di un contratto di servizio, allo scopo di dare certezza finanziaria e copertura di bilancio e prevedere un progressivo incremento del rapporto tra i ricavi da traffico (che al momento si attestano al 18%, ndr) e i costi operativi”.

I Revisori forniscono una serie di indicazioni da considerare però come veri e propri “imperativi categorici” per puntare al rilancio: “La NewCo dovrà essere messa nelle condizioni di essere funzionale con viabilità di privilegio (leggasi incremento delle corsie preferenziali da tenere sempre libere, ndr), per incrementare il numero dei viaggiatori trasportati e quindi i ricavi di esercizio. Dovranno esserci adeguate risorse per il graduale recupero di tutti i mezzi guasti da investire nell’acquisto di pezzi di ricambio onde evitare che gli autobus e i tram, rimanendo in deposito in attesa di riparazione, oltre a non prestare servizio alla città, non consentono di maturare il contributo in conto esercizio erogato dalla Regione per i chilometri percorsi”. Un esempio su tutti: il servizio tranviario dovrebbe essere effettuato con quindici vetture, nove in corsa e sei di riserva. Al momento però tre delle nove sono in deposito, il che tradotto in termini pratici significa, annualmente, circa 720 mila euro in meno di contributi ottenuti dalla Regione per i chilometri percorsi, esclusi i mancati guadagni per la vendita di ticket o abbonamenti. Senza parlare dei bus: in una città come Messina il fabbisogno è di circa 125 mezzi, al momento in circolo ce ne sono solo 45: dunque meno ricavi e mobilità scadente. Tutto ciò in un momento storico in cui, complici gli elevati costi di benzina e gasolio, il servizio pubblico dovrebbe essere la soluzione ideale per tutti.

I Revisori, che già nel 2009 avevano indicato alcuni punti ben precisi per tentare la strada del risanamento, tornano a ribadirne l’importanza: stipula di un contratto di servizio tra Atm e Comune (dal 1998 l’azienda ha presentato 4 bozze di contratto e di piani di risanamento rimasti senza esito), miglioramento della viabilità di privilegio (corsie preferenziali), affidamento servizio ganasce, carro attrezzi, bike sharing, car-sharing. Sul fronte pignoramenti, quello della Breda Menarinibus di circa 3 milioni di euro, è legato al mancato pagamento del canone di leasing dopo la fornitura di 25 autobus avvenuta nel 2007, che secondo i programmi sarebbe dovuto avvenire con i proventi delle multe elevate dagli ausiliari del traffico all’interno della Ztl. Ma proprio di quest’ultimo meccanismo, i Revisori rilevano tutta l’inadeguatezza: “nell’incasso dei ticket Ztl – scrivono – si continua ad evidenziare una flessione oggi non più sufficiente a coprire il costo del personale impiegato (130 ausiliari del traffico, ndr). Il ricavo indicato in bilancio esprime una forte sproporzione se rapportato al numero degli addetti al controllo della Ztl (90 su 130) ed al numero di stalli riservati (oggi 3.500). Non bisogna dimenticare – si legge nella relazione – che l’incasso dei verbali elevati dagli ausiliari va al Comune e solo il 12.50% all’azienda. Il loro impiego oltre ad essere improduttivo non ha risolto il problema legato alla sosta illegale delle auto nel centro urbano presenti in doppi fila. Parimenti improduttivi – concludono i Revisori – sono i parcheggi custoditi concessi all’Atm, che ogni anno registrano una gestione in perdita”. E rischia di non essere diverso, aggiungiamo, il recentissimo affidamento del parcheggio Zaera Sud, stabilito con delibera di giunta. Tanti piccoli buchi diventati oggi un’incolmabile voragine in cui tutti rischiano di cadere. E le responsabilità non conoscono “era politica”.
(ELENA DE PASQUALE)

(FOTO STURIALE)

5 commenti

  1. Settimo Libero 11 Maggio 2012 10:55

    Credo sia il momento di parlare chiaro, soprattuto ai lavoratori che aspettano delle serie risposte.

    L’ATM ormai risulta essere un’azienda passiva e senza un futuro.

    Il sistema migliore, per dare un domani ai trasporti locali, è quello di creare una nuova azienda, formata dai lavoratori in essere, con ulteriori capitali privati di aziende SERIE del settore.

    Non dimentichiamo che nel passato, la vecchia azienda di trasporti denominata SATS, dava un servizio puntuale e dignitoso al cittadino.

    Allora, invece di protestare inutilmente magari penalizzando con inutili scioperi i servizi, i lavoratori devono, e ripeto DEVONO organizzarsi seriamente investendo del loro.

    Chiedere capitali a chi si trova nel peggiore dei dissesti finanziari, non porta nulla, anzi peggiora la situazione attuale.

    Il futuro del lavoratore è nelle proprie mani, e questo risulta essere il momento giusto per dimostrare il proprio valore.

    Parola di Gatto.

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  2. puzza di bruciato 11 Maggio 2012 14:24

    Le municipalizzate hanno prodotto solo voragini di debito e disservizi; vero è, la Sats ai tempi funzionava, ma le macchine private erano un bene di lusso e i dipendenti lavoravano di più e il sindacato, se esisteva, non tutelava a spada tratta i fannulloni, se sbagliavi eri fuori…
    I privati sono solo interessati ai settori produttivi (se ancora ce ne sono), quindi tutto il carrozzone non verrà mai assorbito e specialmente: la rimessa i pulitori l’amministrazione e l’officina. L’ATM verrà spennata come il carciofo. Ai privati, inoltre, interessano solo gli “spazi” la sciarra è per la cutra..

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  3. Mia nonna di origine messinese, sopravvissuta al terremoto del 1908 quando era certa che camuffavo qualche monelleria, certamente di rilevante importanza, chiedendomi di guardarla agli occhi così esclamava; ” hai a facci di sola” termine messinese molto in uso negli anni 60 e qualche decennio successivo,. cioè la faccia che non conosce il rossore e che rimane impassibile a fronte delle bugie le più eclatanti .ed inverosimili. Nell’articlo che si commenta, dettagliatamente, si legge:”«l’ incapacità di invertire la rotta». Per i Revisori dei Conti una collezione di occasioni sprecate. Sull’argomento ho già detto abbastanza senza recepire reazioni, ne sindacale ne politica, ma, al punto dove ci troviamo, ritengo che sia utile non “allungare il brodo” ed aggiungere a quanto è stato detto in precedenza quanto segue:
    1) La mancanza del piano industriale oppure la iniziativa tendente alla trasformazione dell’Atm sono stati considerati dei “palliativi molto infantili” in quanto non risolvono il problema fondamentale che riguarda la sopravivenza dell’Atm ne tanto meno la regolarità del pagamento degli stipendi agli impiegati che fanno carico all’azienda stessa. Lo !zoccolo duro” del problema sta nei debiti che l’Atm, con il benestare deòl “Collegio Sindacale ha accumulato dal 2003 in poi e che assommano a diverse decine di milioni di euro, Sarebbe puerile pensare che una impresa colma di debiti possa risolvere il problema del proprio indebitamento con il mutare il proprio assetto societario. Ne la messa in liquidazione della azienda ne ha agevolato tale soluzione, dato che i debiti continuano ad esistere ed i creditore stanno ricorrendo ad ogni possibile aziono legale per il recupero coattivo del credito vanto, ceto ed esigibile. Ed allora di che cosa parliamo se la realtà è diversa di quella che ci viene raccontata.
    2) I revisori dei conti dove erano negli anni dal 2003 e successivi quando l’azienda, approvando bilanci non affatto attendibili ed adottando un sistema di contabilità definita di “tipo familiare” in quando non osservante le disposizioni normative di riferimento previste dalla legislazione vigente riguardante le amministrazioni locali (Comune e Province) e loro Aziende (Atm) o Istituzioni (Istituzione per i servizi sociali) ad esse collegate. hanno consentito che l’Atm si avviasse verso il declino economico e finanziario che, pur contestato da tutti, chi in modo e chi in un altro adesso cercano di camuffare, certamente sotto la regia dì u un “ombrellaro” che è prevedibile che esista ma che ne sconosce l’orine. Mi pare di avere letto che un dipendente dell’Atm, preso dalla disperazione, abbia tentato di lanciarsi dal terrazzo dell’Azienda avendo prima gridato che era in grado di fare leggere a chi di dovere “le carte dei i bilanci”. Non vorrei deluderlo, ma anche io chiedo da mesi la stessa cosa, ma nessuno è interessato al problema, ne sotto il profilo amministrativo – contabile ne giudiziario, almeno sino ad ora.

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  4. incapacità’di invertire la rotta…?
    non soltanto incapacità’……
    chissà’ quando la procura si interesserà’…veramente dell’Atm..
    e di Messina Ambiente..????

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  5. dimenticavo…….
    la colpa di tutto questo sfascio….e’ del tram…….
    ma mi faccia il piacere….direbbe qualcuno……

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