Il caso Genovese approderà alla Camera per il voto dopo le elezioni Europee

Il caso Genovese approderà alla Camera per il voto dopo le elezioni Europee

Rosaria Brancato

Il caso Genovese approderà alla Camera per il voto dopo le elezioni Europee

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mercoledì 16 Aprile 2014 - 17:50

La Giunta per le autorizzazioni a procedere chiede altri 30 giorni di tempo prima del voto. La proposta del relatore Leone, motivata dalla necessità di acquisire nuovi atti relativi al processo Corsi d'oro, è accolta positivamente dal Pd. Contrari solo gli esponenti del M5S. Tutto come da copione, il caso Genovese non sarà votato dalla Camera prima del 25 maggio, data delle elezioni Europee.

Come da copione: il caso Genovese non sarà votato alla Camera prima delle Europee.

La richiesta d’autorizzazione a procedere infatti non arriverà in Aula prima del 25 maggio, data delle elezioni Europee, ma resterà all’esame della Giunta per le autorizzazioni per altri 30 giorni almeno, nonostante le proteste del M5S.

E’ andato tutto come da copione, e le decisioni emerse nella seduta di questa mattina non si discostano da quanto era previsto. Il voto della Giunta sulla richiesta d’arresto era previsto entro il 18 aprile, ma una serie di richieste di acquisizioni di atti hanno comportato lo slittamento di altri 30 giorni.

Nonostante già nella seduta di ieri l’onorevole Genovese avesse presentato una terza memoria e nuovi atti, e nonostante gli esponenti del M5S avessero depositato le ordinanze del Tribunale di Messina datate 3 marzo 2014, oggi è stata approvata la richiesta di ulteriori atti, relativi al procedimento Corsi d’oro ed alle posizioni degli altri coimputati.

La proposta del relatore Antonio Leone (Ncd) è stata subito accolta e integrata dai parlamentari del Pd ed è stata approvata. Unici contrari i due deputati 5Stelle.

Vediamo come è andata.

Il presidente della Giunta, Ignazio La Russa (FdI), dopo aver comunicato che Genovese ha trasmesso la documentazione allegata alla terza memoria difensiva, avvisa i colleghi “Che è stata informalmente contattata l'Autorità giudiziaria di Messina per avere alcune delucidazioni sull’iter processuale delle vicende oggetto dell'indagine che coinvolge l'onorevole Genovese e i numerosi altri imputati, che si svolge in due diversi tronconi, il primo dei quali,che non riguarda direttamente il deputato,è giunto alla fase del dibattimento”.

La Pd Anna Rossomando, che ieri aveva richiesto nuovi atti, sottolinea “l’evidente connessione tra i due procedimenti, alla luce della coincidenza delle persone coinvolte e dei capi d'imputazione”, aprendo quindi la strada alla proposta avanzata dal relatore del casom Antonio Leone (Ncd), che ricorda come gli atti al momento all’esame della Giunta non siano tali da poter scioglier un dubbio: “il collegamento tra le esigenze di custodia cautelare in carcere per Genovese e quelle ravvisate in relazione ad uno degli imputati del primo troncone dell'indagine, ovvero il signor Elio Sauta.  L'ordinanza presuppone che anche per Sauta si sia resa necessaria la custodia cautelare in carcere, ma attualmente è ai domiciliari”.

Alla luce di questo, secondo Antonio Leone, poichè da luglio 2013 nei diversi filoni dell’inchiesta sono state emesse diverse pronunce sulle misure cautelari sarebbe quindi opportuno acquisire le ordinanze.

La proposta di Leone di acquisire gli atti relativi alle ordinanze per gli altri coimputati trova il parere favorevole del Pd, che con Danilo Leva aggiunge anche la richiesta di trasmissione della documentazione sulla attività della società Training Service, che secondo quanto dichiarato martedì da Genovese è l’ultimo degli enti di formazione riconducibile alla sua sfera di interesse, ma non ha più avanzato richiesta di finanziamenti e svolge solo attività formativa per bandi già assegnati negli anni scorsi.   ”Tale richiesta- spiega Leva- non cela intenti dilatori ma solo l'esigenza di compiere approfondimenti necessari legati alla motivazione della reiterabilità della condotta criminosa”.

Stessa posizione per gli altri due componenti del Pd in Giunta, Anna Rossomando e Sofia Amoddio, che sottolineano l’importanza di esaminare la notevole mole di documentazione per potere acquisire elementi a supporto della richiesta di custodia cautelare in carcere, basata sul pericolo di reiterazione delle condotte criminose.    “La richiesta di acquisire questi documenti è un vero e proprio atto dovuto- spiega la Amoddio- alla luce delle affermazioni contenute nell'ordinanza. Propongo anzi che si verifichi anche l'avvenuta notifica degli atti di cui si chiede l'acquisizione, alcuni dei quali sono stati esibiti in Giunta dai deputati del MoVimento 5 Stelle, senza che probabilmente siano stati neanche portati a conoscenza dei diretti interessati”.

Appare difficile che un’ordinanza emessa il 3 marzo non sia stata ancora notificata agli interessati il 16 aprile, ma in ogni caso, la richiesta di nuove integrazioni, nonché dell’avvenuta notifica di tutti gli atti relativi agli interessati, passa con il favore dei presenti (12 favorevoli), l’astensione del presidente La Russa e due contrari, i deputati del M5S.

In particolare la siciliana Giulia Grillo, nell’intervenire trova “singolare che una siffatta richiesta di integrazione documentale giunga in prossimità della scadenza dei termini regolamentari entro cui la Giunta è chiamata a riferire all'Assemblea. Invito inoltre, la presidenza a valutare se sia opportuno consentire al deputato Genovese di presentare, di volta in volta, nuove note difensive, ovvero se limitare tale facoltà”.

Su quest’ultimo punto La Russa conferma che è ormai già stata esercitata la facoltà del deputato di produrre memorie difensive e non vi saranno ulteriori integrazioni.

“Comprendo lo spirito con il quale la collega Amoddio formula la sua proposta- aggiunge poi La Russa- Pur essendo personalmente persuaso che gli atti di cui si richiede l'acquisizione non siano né indispensabili né necessari per consentire alla Giunta di svolgere un'istruttoria completa, la presidenza deve dar corso ad una siffatta richiesta. Non può, invece, dar corso alla richiesta avanzata dalla collega Amoddio in quanto non è funzionale alle decisioni di competenza di quest'organo accertare l'eventuale avvenuta notifica alle parti interessate”.

In seguito quindi al voto favorevole sull’acquisizione di tutti gli atti relativi a misure cautelari nei confronti dei coimputati nel secondo filone d’inchiesta viene chiesta una proroga di altri 30 giorni per poter esaminare le documentazioni prima di procedere al voto. Anche in questo caso Giulia Grillo esprime parere contrario.

La Giunta approva quindi la proposta di proroga di trenta giorni con 9 voti favorevoli e 4 contrari.

Appare quindi evidente che il caso Genovese approderà alla Camera per il voto finale sulla richiesta d’arresto dopo le Elezioni Europee del 25 maggio.

La Giunta per le autorizzazioni a procedere infatti avrà un altro mese di tempo per l’esame dei nuovi atti e quindi per votare la richiesta della Procura di Messina. Solo successivamente il caso finirà all’attenzione dell’Aula e appare assai improbabile che si arrivi entro il 25 maggio ad un voto.

Il copione finora è stato rispettato e tutto lascia ipotizzare che non ci saranno stravolgimenti in corso d’opera.

Rosaria Brancato

4 commenti

  1. Nessuno si aspettava una simile decisione.
    E’ stata una sorpresa di valore assoluto.

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  2. Nessuno si aspettava una simile decisione.
    E’ stata una sorpresa di valore assoluto.

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  3. …e ancora c’è qualcuno che ha il “coraggio” di votare PD???
    Attendo fiducioso risposte…

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  4. …e ancora c’è qualcuno che ha il “coraggio” di votare PD???
    Attendo fiducioso risposte…

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