Giorgio Boris Giuliano: simbolo della lotta alla mafia che Messina non vuol dimenticare

Giorgio Boris Giuliano: simbolo della lotta alla mafia che Messina non vuol dimenticare

Danila La Torre

Giorgio Boris Giuliano: simbolo della lotta alla mafia che Messina non vuol dimenticare

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martedì 21 Luglio 2015 - 15:27

Per la nostra città, il 21 luglio non è mai un giorno come gli altri ma un giorno speciale in cui ricordare un poliziotto speciale, con il fiuto per le indagini ed un profondo rispetto per le istituzioni e per la divisa che indossava. In Consiglio comunale si è tenuto un momento commemorativo alla presenza del questore Cucchiara e dei magistrati Ardita e Minutoli

21 luglio 1979 -21 luglio 2015. Sono trascorsi 36 anni da quando Giorgio Boris Giuliano, capo della Squadra Mobile di Palermo, venne assassinato da Cosa Nostra, per mano del boss Leoluca Bagarella . Nato a Piazza Armerina il 22 ottobre 1930 fu a Messina che il commissario, oggi cittadino onorario, studiò e prese la laurea in Giurisprudenza, trascorrendo in riva allo Stretto gli anni della sua formazione.

Per la nostra città, il 21 luglio non è mai un giorno come gli altri ma un giorno speciale in cui ricordare un poliziotto speciale, con il fiuto per le indagini ed un profondo rispetto per le istituzioni e per la divisa che indossava.

Anche oggi, nel 36esimo anniversario della sua barbara uccisione, Boris Giuliano – freddato alle spalle mentre prendeva un caffè – è stato ricordato con varie iniziaitive. In Consiglio comunale si è tenuta una seduta aperta alla presenza del questore Giuseppe Cucchiara , del procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, dal sindaco Renato Accorinti, del magistrato Giuseppe Minutoli e del fratello di Giorgio, Sandro Giuliano.

A sottolineare l‘importanza dell’evento commemorativo è stata la “padrona di casa” Emilia Barrile, presidente del Consiglio comunale, il cui intervento è stato seguito da quello del primo cittadino: « Non esiste una sola mafia ma tante mafie, che per tanti hanno tenuto prigioniera questa città. Noi – ha detto Accorinti – stiamo cambiando il modo di pensare e di vivere».

Il questore Cucchiara ha ricordato gli anni trascorsi alla squadra mobile di Palermo e l’onore di aver lavorato nella stessa stanza in cui aveva lavorato Boris Giuliano. «E’stato un grande investigatore, ucciso in un momento in cui la mafia sembrava invincibile».

Per il magistrato Minutoli, «le commemorazioni annuali non devono essere monenti fini a se stessi ma devono aiutare a crescere il seme della legalità». Il procuratore Ardita ha ripercorso gli anni della formazione messinese del commissario e della sua attività a Palermo, spiegando come cambiò la mafia con l’avvento al potere dei corleonesi. Boris giuliano era un uomo scomodo e Bagarella- boss spietato – non esitò a farlo fisicamente fuori, uccidendolo personalmente. Dalla mafia di ieri a quella di oggi, che va combattuta con lo stesso coraggio e la stessa determinazione del commissario Boris Giuliano, senza veli né “coperte”. Senza entrare nel merito dell’inchiesta sulla trattativa stato- mafia, Ardita ha lanciato un messaggio indirizzato alla massima trasparenza, per fare luce su unpo dei capitoli più bui della storia più recente del nostro paese.«Le Istituzioni vengono offese dalla mancanza di verità, non dalle inchieste». Il fratello di Boris Giuliano non ha voluto aggiungere altro a quanto detto da chi lo aveva precedeuto, ma non ha voluto fare mancare il proprio ringraziamento a quanti anche quest’anno hanno voluto ricordare il sacrificio di suo fratello, morto da combattente nella lotta all mafia.

Danila La Torre

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