La Daf vince il "Premio Scintille" di Asti con la riscrittura di "Otello"

La Daf vince il “Premio Scintille” di Asti con la riscrittura di “Otello”

La Daf vince il “Premio Scintille” di Asti con la riscrittura di “Otello”

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mercoledì 03 Luglio 2013 - 11:26

Un riconoscimento che incoraggia la compagnia formata da Angelo Campolo, Annibale Pavone, Federica De Cola, Tino Calabrò e Margherita Smedile, a proseguire nel percorso finora intrapreso con sempre più passione e impegno

“Vorrei aver visto nuovi posti insieme a te”, “Vorrei aver fatto l’amore molte più volte”, “Vorrei averti invitata a ballare più spesso”, “Vorrei averti visto ballare”. Sono le voci di Otello e Desdemona al termine della loro tormentata storia d’amore, interpretati da Angelo Campolo e Federica De Cola, che hanno conquistato pubblico e giuria del Festival Asti Teatro, giunto alla sua 35esima edizione. La compagnia si è aggiudicata il Premio Scintille, concorso nazionale riservato a giovani compagnie italiane, con “Otello – una storia d’amore”, riscrittura del dramma shakespeariano che ha convinto la giuria presieduta da Emilio Russo, consulente artistico del festival, insieme ad Andrea Perini, direttore Festival Teatro Indipendente Fabbrica del Vapore di Milano, Valeria Ciabattoni, direttrice Circuito Teatrale Sardegna, e Giulio Baffi critico teatrale e direttore Festival di Benevento.

Lo spettacolo, presentato in forma di “studio”, è risultato per la giuria “interessante e meritevole di sostegno per la capacità del gruppo di confrontarsi con il testo shakespeariano con una drammaturgia originale, fresca e ricca di spunti emotivi. I due interpreti dei ruoli principali miscelano buone doti espressive ad un lavoro sui personaggi con notevoli sfumature e impatto emozionale, rendendoli contemporanei e conservando allo stesso tempo la forza lirica originale. Il progetto complessivo si presenta complesso e affascinante e quanto visto finora merita senz’altro attenzione e adesione”. Una motivazione, questa, che incoraggia la compagnia formata da Angelo Campolo, Annibale Pavone, Federica De Cola, Tino Calabrò e Margherita Smedile, a proseguire nel percorso finora intrapreso con sempre più passione e impegno.

“Il lavoro drammaturgico – dichiara Angelo Campolo – nasce dal desiderio di raccontare una speranza tradita, ovvero quello stato d’animo che credo sia al centro del nostro conflitto generazionale. Un conflitto che non si manifesta più in una ribellione dei figli nei confronti dei padri, come è stato fino a non molto tempo fa, ma che al contrario paradossalmente riunisce padri e figli in un confronto spesso disperato che si svolge sopra le macerie di un modello di vita che non ha più funzionato. Ci è stato consegnato un mondo in cui le regole ritenute vincenti sembrano averci mostrato la loro natura ingannevole, egoista, incapace di lungimiranza e solidarietà. Tradimento e tradizione, guarda caso, nascono etimologicamente dalla stessa parola. Un inganno dunque. E allora ripartire, poeticamente, dal più grande inganno che il teatro ci ha raccontato nel corso dei secoli: Otello. Utilizzare la poeticità del classico shakespeariano per mostrare quello che Otello spesso appare nel corso del dramma: un ragazzo smarrito. Diverso, nella nostra chiave di lettura, per il suo essere giovane. Straniero, perché non contaminato dalle regole di un mondo malvagio. Spingerci dunque a capovolgere anagraficamente Iago e Otello e ad innestare sulle parole di Shakespeare una drammaturgia originale è la strada che cerchiamo di percorrere per andare fino in fondo nel racconto di un amore ucciso sul nascere, di una speranza tradita e di una sconfitta dei modelli patriarcali sulla forza e la determinazione delle donne”.

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