Enzo Palumbo: Il numero 12 contro il Rosatellum. Oggi udienza alla Consulta

Enzo Palumbo: Il numero 12 contro il Rosatellum. Oggi udienza alla Consulta

Enzo Palumbo

Enzo Palumbo: Il numero 12 contro il Rosatellum. Oggi udienza alla Consulta

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martedì 12 Dicembre 2017 - 07:54

La riflessione dell'ex senatore Enzo Palumbo, tra i promotori delle battaglie contro l'Italicum (vinte) e contro il Rosatellum (pubblicata sul periodico Non Mollare). Oggi la Corte Costituzionale esaminerà la richiesta di conflitto di attribuzione dei poteri sollevata dal M5S in merito al Rosatellum approvato a colpi di fiducia

Il numero dodici ha sempre avuto un particolare significato evocativo nella storia dell'Umanità: dodici erano gli Dei principali del Monte Olimpio, dodici le fatiche di Ercole e il numero dei Titani e delle Titanidi, dodici erano le Tavole delle prime leggi romane scritte, dodici le Tribù d'Israele e gli Apostoli di Gesù Cristo, dodici i Paladini di Carlo Magno e i cavalieri di Artù; e dodici sono gli anni della pubertà, i mesi dell'anno, i segni dello Zodiaco e le ore antimeridiane e pomeridiane, e, per chiuderla qui, dodici anche le categorie dell'intelletto di Kant.

E questo numero, ricorrente in tutte le vicende divine e umane, potrebbe avere un ruolo anche oggi, visto che proprio per oggi, 12 dicembre e per il 12 gennaio sono fissate due tappe fondamentali nella vicenda, ormai quasi seriale, che continua ad aggirarsi intorno alle leggi elettorali del nostro Paese.

La prima tappa, oggi, vedrà impegnati i giudici della Corte Costituzionale, che, in camera di consiglio, saranno chiamati a valutare l'ammissibilità di alcuni conflitti di attribuzione proposti contro le modalità con cui sono state approvate le ultime due leggi elettorali, l'Italicum e il Rosatellum, entrambe beneficiate da plurimi voti di fiducia, l'Italicum solo alla Camera nell'aprile del 2015, e il Rosatellum lo scorso mese di ottobre in ambedue le Camere.

Si tratta di una prima volta, posto che i conflitti di attribuzione insorgono tra poteri dello Stato, individuati nella loro classica tripartizione, e resta quindi da valutare se abbiano titolo per essere considerati anch'essi come rappresentanti pro-quota del potere legislativo i parlamentari che li hanno proposti (il M5S), come singoli o in rappresentanza dei rispettivi gruppi, a loro volta rappresentati, tra gli altri, dagli avv. ti Emilio Zecca (alla cui iniziativa, presa insieme agli avv. ti Aldo Bozzi e Claudio Tani, si deve la bocciatura del Porcellum) e Felice Besostri (infaticabile coordinatore di tutte le iniziative giudiziarie che hanno portato alla bocciatura dell'italicum).

Per la verità, gli argomenti a favore di questa iniziativa, certamente innovativa, non mancano, e in passato, in più d'una delle sue opere, se n'è fatto interprete, ex cathedra, proprio uno degli attuali giudici costituzionali, il prof. Nicolò Zanon, quando, sulla considerazione che il potere di rappresentare la Nazione, in quanto potere diffuso, spetta a ogni parlamentare, ha affermato la possibilità che la Corte Costituzionale sia chiamata a giudicare un conflitto tra il singolo parlamentare e la rispettiva Camera, tutte le volte in cui si sia fatto cattivo uso delle capacità decisionali dell'assemblea e dei suoi organi nel corso di un qualsiasi procedimento, e quindi, a maggior ragione, quando siano state lese le prerogative legislative del parlamentare, in particolare precludendogli la possibilità di emendare un disegno di legge all'esame.

Il punto centrale della questione, al di là delle violazioni meramente regolamentari, è proprio questo, perché la questione di fiducia ha impedito ai parlamentari, come singoli e come gruppi, di rappresentare pienamente la Nazione senza vincolo di mandato –– anche di quello politico nascente dal rapporto fiduciario col Governo, come prescrive l'art. 67 Cost. — e di esercitare pienamente il potere d'iniziativa legislativa presidiato dall'art. 71, comma 1, Cost., precludendo o facendo decadere tutti gli emendamenti che erano stati o potevano essere presentati, nei quali pure si sostanzia la capacità legislativa dei parlamentari.

Si tratta di un'impostazione che, a essere coerenti, non dovrebbe neppure dispiacere agli sfortunati sostenitori della riforma costituzionale bocciata dal referendum dello scorso anno, se è vero che quella riforma prevedeva anche che un gruppo di parlamentari potesse adire direttamente la Corte Costituzionale per ottenere una valutazione sulla legittimità costituzionale di una legge elettorale appena approvata.

Che poi la Corte Costituzionale possa effettuare il suo sindacato sul processo di formazione di qualsiasi legge è stato affermato già sessant'anni fa, in due sentenze (n. 3 del 1957 e n. 9 del 1959), in termini che non sono mai stati messi in discussione.

Vedremo cosa ne penserà la Corte e registreremo le sue decisioni, in caso positivo, come un passo avanti, e, in caso contrario, come un'occasione mancata, nel percorso verso una più ampia giustizia costituzionale nel nostro ordinamento istituzionale.

Ovviamente, una volta superato il vaglio di ammissibilità, resterà da valutare il merito della questione, che a questo punto potrebbe incrociarsi con la valutazione di non manifesta infondatezza che sempre il 12, ma del prossimo mese di gennaio, il Tribunale di Messina dovrà fare sulle cinque questioni incidentali di legittimità costituzionale proposte contro la nuova legge elettorale (il rosatellum), da un gruppo di cittadini messinesi, che mi onoro di rappresentare, assieme ai miei colleghi di studio avv. ti Magaudda e Ugdulena, e al prof. Alfonso Celotto dell'Università di Roma3.

La prima delle questioni, riguarderà, ancora una volta, le otto votazioni di fiducia con cui questa legge è stata approvata, e quindi sostanzialmente coincide con la questione oggetto dei conflitti di attribuzione, dai quali si differenzia soltanto per chi la sta proponendo (un gruppo di cittadini elettori) e per il percorso attraverso cui ci proponiamo di giungere alla valutazione della Corte (la via incidentale in un normale procedimento giudiziario).

Le altre quattro riguardano il merito della legge, nei suoi vari aspetti (il voto congiunto, la soglia del 3 per cento, la distribuzione regionale dei seggi senatoriali, le firme di presentazione per i partiti non esenti).

Si tratta di questioni che si andranno a incrociare con quel particolare giorno, per l'appunto il 12, la cui ripetitività mi ha suggerito questa estemporanea riflessione, dal vago sapore scaramantico quando ricordo che, secondo la Kabbalah ebraica, ogni parola, lettera o segno ha un qualche, più o meno misterioso, significato.

Certo che, se, per ben sperare in una vicenda così importante per il Paese, dobbiamo affidarci alla cabala dei numeri, vuol proprio dire che siamo messi male!

Enzo Palumbo

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