Concerto di inaugurazione Corelli: il fascino della riscoperta

Concerto di inaugurazione Corelli: il fascino della riscoperta

giovanni francio

Concerto di inaugurazione Corelli: il fascino della riscoperta

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lunedì 24 Ottobre 2016 - 08:13

Brani di rara esecuzione nel concerto del Palacultura che ha inaugurato l'anno accademico 2016-17

In un gremito Palacultura, appena reduce dalla visita del Presidente del Consiglio, si è tenuto, sabato il concerto di inaugurazione dell’anno accademico 2016/2017 del Conservatorio Corelli. L’Orchestra del Conservatorio integrata da alcuni docenti, quest’anno, grazie ad una si spera proficua collaborazione con le associazioni musicali della città, sarà protagonista di alcuni concerti in programmazione, e in particolare avrà l’onore di accompagnare il grandissimo violinista Stefan Milenkovich.

Diretta dal maestro Bruno Cinquegrani, l’orchestra ha iniziato la serata con l’esecuzione della sinfonia dal Barbiere di Siviglia di Giovanni Paisiello. Si tratta di un’ opera del tardo ‘700, che ebbe un ottimo successo all’epoca della sua rappresentazione (1782), ma che cadde praticamente nel dimenticatoio con l’avvento dell’omonima opera di Gioacchino Rossini. È stata pertanto un’occasione per ascoltare un brano che oggi difficilmente entra nel repertorio delle orchestre sinfoniche, un brano tipico dei musicisti italiani contemporanei a Mozart, della scuola napoletana, caratterizzato da piacevole melodia, lineare, privo di contrasti, a parte una modulazione in tonalità di minore, sulla scia del grande precursore di tutti i musicisti dell’epoca, Joseph Haydn. Al piacevole brano, eseguito diligentemente dagli orchestrali, è seguito un altro concerto ormai di difficile ascolto, il concerto per due flauti di Domenico Cimarosa. Il concerto non è certo fra le pagine più riuscite del compositore campano, più famoso per la produzione operistica. Si tratta di una composizione abbastanza leziosa e scolastica, che però ha potuto mettere in evidenza la bravura delle due flautiste soliste, Natalia Sanchez Abad e Elena Sanchez-Carrasco Cobos, molto brave e protagoniste di un bel duetto senza orchestra nel finale. Nella seconda parte della serata è stata la volta di altre due soliste, questa volta all’arpa, le gemelle Sabrina e Simona Palazzolo che si sono esibite insieme all’orchestra nell’esecuzione del concerto per due arpe di Elias Parish Alvars. Alvars è un compositore misconosciuto e ormai, come d'altronde la sua produzione musicale, caduta quasi completamente nel dimenticatoio, noto soltanto ai cultori ed esecutori dell’arpa, avendo scritto principalmente per questo strumento, essendo egl stesso un affermato arpista dei primi dell’800. Il concerto presenta temi gradevoli, di facile ascolto, senza contrasti o momenti particolarmente di rilievo. Protagoniste assolute le due soliste, alle prese con una partitura impegnativa, perfettamente affiatate, che si confermano una splendida realtà messinese. Dopo aver assistito all’esecuzione di brani che ormai difficilmente hanno luogo nelle sale da concerto, la serata si è conclusa con un brano molto più ambizioso, presente nel repertorio di tutte le principali orchestre del mondo, l’overture Le Ebridi di Felix Mendelssohn. Si tratta di uno dei più suggestivi pezzi sinfonici del romanticismo tedesco, e trae spunto dal viaggio che il musicista fece in Scozia nel 1829. Mendelssohn fu affascinato dagli splendidi paesaggi scozzesi, che gli ispirarono anche il suo capolavoro sinfonico, la sinfonia n. 3 in la minore, detta appunto Scozzese. Le Ebridi, in particolare fu composta in seguito alle impressioni che suscitò al musicista la visita dell’isola di Staffa, ove trovasi una grotta di stalattiti, ed infatti l’overture è anche nominata Grotta di Fingal. È un brano denso di lirismo romantico, fatto di temi indimenticabili, ai quali la tonalità in si minore conferisce una atmosfera misteriosa, in assonanza con i brumosi paesaggi della Scozia. Con questo impegnativo brano, con il quale i giovani musicisti del conservatorio si sono voluti cimentare, si è conclusa la piacevole serata.

Giovanni Franciò

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