Operazione Riciclo, le intercettazioni e l'equo indennizzo non pagato a Mazzarrà

Operazione Riciclo, le intercettazioni e l’equo indennizzo non pagato a Mazzarrà

Alessandra Serio

Operazione Riciclo, le intercettazioni e l’equo indennizzo non pagato a Mazzarrà

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martedì 08 Settembre 2015 - 22:56

I dettagli dell'inchiesta della Finanza sui rapporti tra TirrenoAmbiente e il comune guidato da Bucolo, su cui pende una richiesta di scioglimento per infiltrazioni mafiose. I retroscena delle tariffe mai pagate col placet degli amministratori.

Una cittadina arroccata su una collina che sovrasta una enorme vallata tagliata in due dal torrente Mazzarà. Una manciata di case strette lungo un paio di strade, 1500 abitanti, legata a doppio filo al vicino sito di stoccaggio di rifiuti, tra i più grandi della Sicilia. Da qui partono autoarticolati di una impresa di movimentazione di Milazzo diretti in Olanda dove i fiori e le piante dei vivai della zona vanno al mercato mondiale, la così detta Borsa dei Tulipani, e vengono acquistati ovunque, magari tornano nel messinese. Da qui alla metà del decennio scorso il clan locale ha prima affrontato una faida interna, poi si è alleata ai nuovi boss di Barcellona e ha cominciato l’ascesa al potere, offrendo il braccio militare agli imprenditori del cemento.

Ovviamente la mafia, oltre al pizzo alle imprese, non ha disdegnato gli affari intorno alla discarica, dove i camion che portavano e smaltivano monnezza o sbancavano colline per creare e ampliare altri siti di stoccaggio erano quelli dei boss direttamente o degli imprenditori vicini ai clan. Tanto che gli stessi boss poi pentiti, a cominciare da Carmelo Bisognano fino al giovanissimo Salvatore Artino, hanno spiegato che sia l’amministrazione comunale che la società che gestiva il sito erano “cosa loro” a tutti i livelli.

Ecco perché, completato il lavoro, la commissione prefettizia di accesso agli atti del comune di Mazzarrà Sant’Andrea ha presentato al Governo un dossier di 700 pagine che conclude con la richiesta di scioglimento per infiltrazioni mafiose. Richiesta ora pendente sulla scrivania del Ministro Angelino Alfano. Ma c’è altro, emerso in parte in diverse precedenti inchieste, ora contestualizzato dall’operazione portata ieri a termine dalla Guardia di Finanza e battezzata Riciclo. Il lavoro del colonnello Jonathan Pace, a capo del nucleo Tributario delle Fiamme Gialle e componente della commissione prefettizia, ha portato in carcere il sindaco Salvatore Bucolo dipingendo un quadro a tinte fosche. Una comunità in mano alla società TirrenoAmbiente, questa appare Mazzarrà a leggere il provvedimento di arresto. Un paese ostaggio della discarica in cambio di pochi spiccioli. Tutti finiti in tasca agli amministratori, nello specifico al sindaco Bucolo, per quel che hanno accertato i finanzieri.

“Soldi oggi giorno ne girano pochi – ha commentato il neo procuratore capo di Barcellona Emanuele Crescenti – qualcuno ne gira ancora intorno ai rifiuti. Il settore, se gestito in maniera legale e virtuosa, potrebbe creare ricchezza per le comunità, e se l’attività di stoccaggio e riciclaggio del rifiuto è compiuta in maniera virtuosa, la comunità non può che trarne beneficio”. Così non è stato a Mazzarrà, visto che non sono state certo le casse comunali ad essere rimpinguate. Anzi: i rapporti tra TirrenoAmbiente e l’Amministrazione, così come gestiti dal 2007 ad oggi, hanno finito per creare un danno al Comune per 12 milioni di euro, tanto quanto la società avrebbe dovuto versare al Comune e non ha fatto. “Trasmetteremo le risultanze processuali alla Corte dei Conti perché accerti le responsabilità erariali arrecate all’amministrazione comunale”, ha annunciato il procuratore Crescenti. Il neo capo della procura di Barcellona ha tratto sapientemente le fila del lavoro svolto dalla Finanza e prima di lui imbastito dal procuratore aggiunto Francesco Massara, oggi a Messina.

Lavoro di indagine mossosi attraverso la ricostruzione e l’analisi minuziosa dei rapporti tra TirrenoAmbiente e il Comune di Mazzarrà: la costituzione della società nel 2002, la convenzione tra società e Comune nel 2003, gli atti alla Regione con i quali si approvavano i capitolati della convenzione, i pagamenti effettivamente effettuati nei confronti del Comune di Mazzarrà, le note trasmesse dal Municipio alla sede di TirrenoAmbiente e viceversa, le delibere di giunta e le determine sindacali relative al rapporto tra i due enti. Poi la svolta: nel marzo 2015 la Finanza perquisisce casa del sindaco e trova, insieme a tre tessere della Loggia di Piazza del Gesù, due orologi di valore, i documenti relativi all’acquisto di una Jaguar, i documenti bancari relativi ad alcuni pagamenti effettuati sul conto della parrocchia di Santa Maria delle Grazie affidata all’anziano parroco, quasi novantenne, padre Andrea Catalano. Controllando i conti personali del sindaco di Forza Italia e della parrocchia la Finanza trova alcuni pagamenti che TirrenoAmbiente ha fatto al prelato. E che dal conto della parrocchia sono finiti nelle mani di Bucolo, come ha ammesso alla Finanza il tuttofare del parroco, gestore di fatto del conto corrente.

L’ACCUSA: L’inchiesta muove dal mancato pagamento dell’equo indennizzo che TirrenoAmbiente avrebbe dovuto pagare all’amministrazione di Mazzarrà, stabilito il 12,91 euro per ogni tonnellata di rifiuti conferiti in discarica, così come stabilito nel 2002 e ribadito nella convenzione del 2003. L’equo indennizzo è stato approvato dal commissario per l’emergenza rifiuti in Sicilia nel 2004 come parte della tariffa che i comuni che conferivano nel sito avrebbero dovuto pagare a TirrenoAmbiente. “L’equo indennizzo avrebbe dovuto rappresentare per TirrenoAmbiente spa una mera partita di giro non costituente profitto o risorsa per la società” spiega la Guardia di Finanza nella informativa. Così non è stato. Perché tra il 2004 ed il 2005 TirrenoAmbiente ha pagato a Mazzarrà soltanto 5,2 euro a tonnellata a titolo di equo indennizzo. Tra il 2005 ed il 2006 ha ripreso a fatturare l’intero importo, poi dal 2007 alla fine del 2014 ha pagato soltanto 6,72 euro a tonnellata. Che ha fatto il Comune di Mazzarrà per recuperare le somme? Praticamente niente, spiega la Finanza. In un primo momento, con Carmelo Navarra sindaco e Carmelo Pietrafitta assessore, ha inviato a TirrenoAmbiente tre note segnalando la discrasia, senza però intraprendere alcuna altra azione di messa in mora o di altro genere per recuperare le somme. In quel periodo ai vertici di TirrenoAmbiente c’era Sebastiano Giambò, predecessore di Navarra, che rispose cercando di giustificare l’abbattimento della tariffa come una misura necessaria per rendere “più appetibile” ai comuni della zona conferire a Mazzarrà anziché altrove, a Bellolampo o Motta Sant’Anastasia ad esempio. Giambò è oggi condannato in primo grado a 12 anni per concorso esterno al clan di Mazzarrà. Sotto processo anche Navarra, chiamato in causa dai pentiti per la loro estrema malleabilià nei confronti dei boss locali.

Nel giugno del 2013 il sindaco Salvatore Bucolo sembra svegliarsi ed avvia una serie di azioni: chiede a TirrenoAmbiente conto della tariffa applicata, contesta la mancata corresponsione del 50%, da incarico all’avvocato Antonia De Domenico, poi nominata presidente di TirreoAmbiente, di recuperare il dovuto. Secondo la Finanza, però, questo braccio di ferro intrapreso con Antonioli e Innocenzi non mira all’effettivo recupero delle somme mancanti alle casse del comune. Tanto che di contro, sempre nel 2013, Bucolo stesso approva uno schema di transazione dove da un lato si recupera una parte delle somme e si incassano alcuni pagamenti, dall’altro si approva uno schema di pagamento i cui conteggi sono effettuati di fatto da Innocenti, senza alcuna contestazione da parte del comune di Mazzarrà, e che lascia l’equo indennizzo ad un livello più basso.

La “transazione” diventa pietra dello scandalo nel giugno del 2014 quando Giuseppe Maria Ardizzone, coordinatore provinciale del Megafono, fa notare le anomalie e in particolare punta il dito contro il pagamento irregolare delle opere di mitigazione ambientale. In quella occasione cerca di metterci una pezza il responsabile dell’area tecnica del comune di Mazzarrà, il geometra Francesco Perdichizzi – che aveva siglato una serie di atti dell’iter – ma viene in parte smentito dal segretario comunale Gaetana Gangemi:non ho mai consigliato all’amministrazione l’approvazione da parte della Giunta Municipale di uno schema di scrittura privata con la società TirrenoAmbiente al fine di sbloccare la situazione…”.

I retroscena li racconta invece Fabio Villarà, di fatto il contabile della società, cioè quello che ha predisposto lo schema con i conteggi, ovvero la scheda allegata alla scrittura privata con la quale si definiva la transazione. Villarà spiega di aver riportato i conteggi approntati da Antonioli, di aver illustrato i calcoli al sindaco, al tecnico ed all’avvocato De Domenico nel corso di una riunione, non verbalizzata. Calcoli che nessuno contestò, né formalmente né informalmente. Persino il responsabile dell’ufficio finanziario del comune ha spiegato alle Fiamme Gialle di non essere in grado di confermare la correttezza dei calcoli n quanto non era “assolutamente in possesso di dati attendibili inerenti gli incassi contabilizzati e l fatture di riferimento”.

Secondo Ardizzone del Megafono non erano congrui, quindi. Non lo erano neppure secondo la Finanza. Ma qualcosa doveva non andare davvero, visto che alla fine del 2014, dopo i controlli della Finanza, dopo il sequestro della discarica, dopo il terremoto giudiziario ai vertici di TirrenoAmbiente, il comune di Mazzarrà corre ad annullare in autotutela l’atto.

Insomma, secondo la Procura di Barcellona era Innocenti ad imporre arbitrariamente la tassa al comune di Mazzarrà. A confermarlo sarebbe una conversazione del febbraio 2015, intercettata, tra lui e il senatore Piccioni, nella quale i due commentano la faccenda della transazione.

Innocenti:Vabbè, basta non pagargi l’equo indennizzo..Lorenzo…e così sentite…se volete andare avanti ci sono delle…se no…andate avanti voi..”

Piccioni: “Io non ho più pagato una lira, lo sai anche tu, perché aveva fatto quello sbaglio secondo me Giuseppe (ndr Antonioli) a pagare quel milione e quattrocento mila euro”

Innocenti: “Sì…sempre col contagocce!”

Piccione: “Devi tenerli lì a tiro (…) e non far soffrire i fornitori per..per..”

Innocenti:Articolo quinto”

Piccione:Per darli al Comune o alla Regione (ride) anch’io su quello sono d’accordo, sono d’accordo”.

(Alessandra Serio)

2 commenti

  1. Il sindaco aveva la cravatta e lo hanno arrestato???

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  2. Il sindaco aveva la cravatta e lo hanno arrestato???

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