Operazione Gotha e Pozzo2: 31 indagati per mafia nel barcellonese

Operazione Gotha e Pozzo2: 31 indagati per mafia nel barcellonese

Operazione Gotha e Pozzo2: 31 indagati per mafia nel barcellonese

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mercoledì 07 Marzo 2012 - 20:50

La DDA di Messina ha chiuso le indagini delle operazioni antimafia Gotha e Pozzo 2, scattate nel giugno scorso. Trentuno gli indagati per associazione mafiosa perchè ritenuti capi, affiliati e fiancheggiatori della famiglia mafiosa barcellonese. Nell'operazione Gotha furono sequestrati beni per oltre 150 milioni di euro.

Sono state considerate le più importante operazioni antimafia compiute a Messina negli ultimi anni. Le operazioni Gotha e Pozzo 2, fra giugno e luglio dell’anno scorso, portarono in carcere padrini, boss emergenti, affiliati e fiancheggiatori di Cosa Nostra barcellonese. Ora i sostituti della DDA di Messina Angelo Cavallo, Fabio D’Anna, Vito Di Giorgio e Giuseppe Verzera hanno chiuso le indagini delle due operazioni che ora sono confluite in un unico fascicolo. Complessivamente sono 31 gli indagati accusati a vario titolo di associazione mafiosa finalizzata, ad omicidi, occultamento di cadaveri, estorsioni, detenzione di armi, minacce e danneggiamento. Fra questi le 29 persone arrestate nei due blitz dell’estate scorsa e due indagati a piede libero. Questo l’elenco completo:

1. AQUILIA Mario, classe 1969, nato ad Ucria e residente a Barcellona Pozzo di Gotto, imprenditore;
2. BUCCERI Concetto, classe 1947, nato a Letojanni ed ivi residente, autotrasporta-tore;
3. CALCO’ LABRUZZO Salvatore, classe 1952, nato a Tortorici e residente a Tripi, allevatore;
4. CAMBRIA Francesco, classe 1950, nato a Barcellona Pozzo di Gotto e residente a Falcone, dipendente comunale;
5. DAJCAJ Zamir, classe 1973, nato in Albania e residente a Terme Vigliatore, allevatore;
6. DI SALVO Salvatore, detto “Sam”, classe 1965, nato a Toronto (Canada), domiciliato a Barcellona Pozzo di Gotto, imprenditore;
7. FUMIA Enrico, classe 1966, nato a Mazzarà Sant’Andrea ed ivi residente, vivaista;
8. GIAMBO’ Carmelo, classe 1971, nato a Barcellona Pozzo di Gotto ed ivi residente, imprenditore;
9. ISGRO’ Giuseppe, classe 1965, nato a Barcellona Pozzo di Gotto, ivi residente, imprenditore;
10. MANDANICI Giuseppe Roberto, classe 1963, nato a Winterthur (Svizzera), residente a Terme Vigliatore;
11. MUNAFO’ Nicola, classe 1968, nato a Tripi e residente a Mazzarrà Sant’Andrea, autotrasportatore;
12. OFRIA Salvatore, classe 1964, nato a Barcellona Pozzo di Gotto ed ivi residente, operaio;
13. PORCINO Angelo, classe 1956, nato a Barcellona Pozzo di Gotto ed ivi residente, imprenditore;
14. RAO Giovanni, classe 1961, nato a Castroreale ed ivi residente, imprenditore;
15. SCIROCCO Francesco, classe 1965, nato a Gioiosa Marea ed ivi residente, imprenditore;
16. TRIFIRO’ Maurizio, classe 1979, nato a Rodì Milici e residente a Terme Vigliatore, autotrasportatore.
Il provvedimento relativo all’operazione “Pozzo 2” è stato eseguito nei confronti di:
17. CALABRESE Tindaro, classe 1973, nato a Novara di Sicilia, residente a Mazzarrà Sant’Andrea, allevatore, detenuto per altra causa al regime del “41 bis” (carcere duro);
18. CANNONE Nicola, classe 1965, nato a Palermo, residente a Furnari, commerciante, detenuto per altra causa;
19. D’AMICO Francesco, classe 1978, nato a Barcellona Pozzo di Gotto ed ivi residente, commerciante;
20. FOTI Carmelo Vito, classe 1967, nato a Barcellona Pozzo di Gotto ed ivi residente, detenuto per altra causa;
21. IGNAZZITTO Francesco, classe 1959, nato a Barcellona Pozzo di Gotto ed ivi residente, commerciante, detenuto per altra causa;
22. IMBESI Ottavio, classe 1971, nato a Barcellona Pozzo di Gotto ed ivi residente, commerciante;
23. MESSINA Francesco Carmelo, classe 1947, nato a Barcellona Pozzo di Gotto e residente a Castroreale, autotrasportatore, detenuto per altra causa;
24. PUGLISI Salvatore, classe 1955, nato a Fondachelli Fantina e residente a Terme Vigliatore, imprenditore, detenuto per altra causa;
25. BARRESI Filippo,
26. FOTI Mariano,
27. D’AMICO Carmelo,
28. MARTORANA ROBERTO, classe 1970, di Mazzarrà Sant’Andrea
29. MARINO Tindaro, imprenditore di Gioiosa Marea.
30. MARINO Anna
31 BUZZANCA Salvatore

I Carabinieri del Ros e gli uomini della DIA all’alba del 24 giugno 2011 mettono a segno un colpo staordinariamente importante nella lotta a Cosa Nostra annientando la “famiglia” più potente della provincia di Messina. Le operazioni “Gotha” e “Pozzo 2” hanno portato all’arresto di presunti affiliati a Cosa Nostra barcellonese ed al sequestro di beni per un valore di circa 150 milioni di euro. Un importo stratosferico mai nemmeno sfiorato nel messinese e poche volte raggiunto in Italia. Per questo si è parlato di operazioni storiche, uniche nel loro genere. Lo hanno detto in conferenza stampa Leonida Primicerio della Procura Nazionale Antimafia, il generale Giampaolo Ganzer, comandante del Ros dei Carabinieri ed il Procuratore Capo di messina, Guido Lo Forte. Due operazioni sulle quali i sostituti della DDA Angelo Cavallo, Fabio D’Anna, Vito Di Giorgio e Giuseppe Verzera lavoravano da mesi. Con Gotha e Pozzo 2 gli inquirenti hanno tracciato il nuovo volto della mafia barcellonese, storicamente l’unica in grado di tessere rapporti con Cosa Nostra palermitana. Le aggressioni a tenaglia, ovvero gli arresti ed i sequestri di beni, hanno indebolito la catena mafiosa della sanguinaria cosca di Barcellona e della sua costola di Mazzarrà S. Andrea. Negli ultimi mesi sono fioccate le richieste di collaborazioni, anche da parte di boss di primissimo piano. I nuovi pentiti hanno riempito pagine e pagine di verbali raccontando gli anni della guerra di mafia, le estorsioni, gli appalti truccati, svelando numerosi casi di lupara bianca e facendo nomi di picciotti e capi. Adesso in Procura gli inquirenti sanno tutto di Cosa Nostra barcellonese a partire dai primi anni novanta. Sanno com’è nata e cresciuta, come si è ristrutturata ed articolata nei suoi tre principali livelli: quello imprenditoriale, finanziario e militare. Quest’ultimo retto da Carmelo D’Amico, l’uomo che gestiva sul campo gli affari illeciti e se era il caso metteva mano alle armi. Lungo e prestigioso l’elenco dei boss finiti in manette come Sem Di Salvo, Salvatore Ofria, Tindaro Calabrese, Carmelo Vito Foti, Francesco D’Amico e Francesco Carmelo Messina. Poi c’è il secondo livello, quello degli imprenditori: Mario Aquilia, Carmelo Giambò, Giovanni Rao, Salvatore Puglisi e Francesco Scirocco. Quest’ultimo è ritenuto un rampante vicino alla famiglia mafiosa di Barcellona. Nei mesi scorsi la Dia gli ha sequestrato in due tranche un ingente patrimonio. In tutto questo, come detto, hanno avuto un ruolo importante le nuove collaborazioni, soprattutto quella del boss dei “Mazzarroti” Carmelo Bisognano, del suo collaboratore Santo Gullo, di Teresa Truscello arrestata nell’operazione “Torrente” e di Alfio Giuseppe Castro ritenuto referente mafioso in provincia di Messina per conto di Cosa Nostra catanese. I pentiti hanno parlato di tutto. Hanno raccontato di un cartello d’imprese che si aggiudicava i lavori pubblici dopo aver truccato le gare d’appalto. In questi anni sono state decine i lavori aggiudicati ad imprese in odor di mafia con questo sistema: si va dal raddoppio ferroviario Messina-Patti, al tratto di metanodotto San Pietro Clarenza- San Giovanni La Punta alla realizzazione di alcune strade ad Oliveri. Ma un capitolo a parte merita la scoperta del “cimitero della mafia” di Mazzarrà S.Andrea. Sono stati in particolare Bisognano e Gullo a permettere il ritrovamento dei resti di alcune persone svanite nel nulla negli anni 90’ durante la guerra di mafia. Ma a volte si ricorreva alla lupara bianca per molto meno. Qualcuno è sparito per un furto di animali, qualcun altro perché ritenuto inaffidabile e qualcuno perché sospettato di essere un confidente dei carabinieri. Gli investigatori oggi conoscono nomi di mandanti ed esecutori di cinque casi di lupara bianca, quelli di Antonino Ballarino, Vincenzo Perdichizzi, Sebastiano Lupica, Salvatore Triscari Barberi e Salvatore Munafò. Per quanto riguarda l’aspetto patrimoniale va sottolineato il grande lavoro della DIA che ha eseguito il sequestro di beni nei confronti di Giovanni Rao, Giuseppe Isgrò, Filippo Barresi, Sem Di Salvo, Salvatore Ofria, Mario Aquilia e Francesco Scirocco. Questi avrebbero gestito per conto di Cosa Nostra il sistema di turbativa d’asta finalizzato al controllo degli appalti pubblici. Un sistema che ha consentito alla mafia barcellonese di arricchirsi a dismisura e di accrescere la sua potenza anche militare. La cosca di Barcellona –come ha sottolineato il Procuratore Capo, Guido Lo Forte oggi espande la sua influenza da Villafranca Tirrena a Tusa e si può considerare il cuore di Cosa Nostra in provincia di Messina. A capo vi sarebbe il boss Tindaro Calabrese divenuto l’esponente di spicco della famiglia da quando Salvatore Lo Piccolo ha ereditato il ruolo di capo indiscusso di Cosa Nostra palermitana. Erede di Totò Riina e Bernardo Provenzano e vicino al boss latitante Messina Denaro..

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