Giuseppe Picone e il Bolero inaugurano il Festival le Terre del Sole

Giuseppe Picone e il Bolero inaugurano il Festival le Terre del Sole

Giuseppe Picone e il Bolero inaugurano il Festival le Terre del Sole

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lunedì 20 Giugno 2016 - 06:52

Venerdì 24 giugno la prima serata della rassegna del Festival “Le Terre del Sole” che avrà come protagonista Giuseppe Picone. L’artista,ballerino di fama internazionale, metterà in scena il suo personale Bolero di Maurice Ravel

La sera del 24 giugno il Teatro Antico di Taormina splenderà di una bellezza ulteriore grazie alla prima serata della rassegna del Festival “Le Terre del Sole” che avrà come protagonista Giuseppe Picone. L’artista,ballerino di fama internazionale, metterà in scena il suo personale Bolero di Maurice Ravel, con delle coreografie ideate interamente da lui. Per questo spettacolo, pur basandosi sulla danza tradizionale, Picone spinge verso aspetti più contemporanei della danza e della coreografia creando un’esecuzione unica, emozionante e imperdibile. Ad andare in scena insieme anche ballerini che lo accompagneranno con altre esibizioni: Don Chisciotte, Carmina Burana, Le Silfidi, La morte del Cigno, Narciso, Romeo e Giulietta. Un appuntamento emozionante che ci da l’opportunità di un’intervista con un’icona della danza italiana in attesa della sua esibizione.

Il teatro di Taormina ha già visto esibirti una volta, raccontaci di quella esperienza.

Sì, nel 2009. È stata una serata magica e magnifica, tutto sullo stile dei balletti russi. Credo che chiunque abbia la possibilità di potersi esibire al Teatro Antico di Taormina salterebbe di gioia e sono molto contento di poter tornare su questo palco. Alcuni ballerini che conosco e che non hanno mai avuto l’occasione di poterlo fare si sono stupiti della bellezza di Taormina, vista in fotografia.

Come mai hai deciso di rappresentare il Bolero e cosa ne ha ispirato le scelte coreografiche? Questo spettacolo è nato due anni fa, per una serata a Piacenza dove ero protagonista. Sin da piccolo ho ascoltato musiche che mi interessavano e mi ispiravano particolarmente, e Bolero rientra tra queste. Quindi mi sono domandato: perché non lo fai tu? Avevo già avuto altre esperienze (Carmina Burana) quindi ho deciso di provare a mettere in scena la mia idea coreografica contemporanea: l’idea era quella di usare gli specchi per riflettere l’anima del protagonista, divisa tra l’eleganza e la poesia, impersonate da tre donne, e la forza, impersonata da tre uomini. La coreografia è riuscita al punto che un signore, dopo lo spettacolo di Piacenza, si è detto molto emozionato. Nonostante avesse assistito in passato al Bolero di Maurice Bejart, sono riuscito a non farglielo rimpiangere, e questo mi ha molto commosso.

Qual è secondo te il passaggio più difficile di tutto il balletto? Qual è il momento che ti piace di più?

Sicuramente la difficoltà maggiore sta nella durata. Di solito un assolo dura un minuto o poco più, mentre col Bolero rimarrò per ben 15 minuti e 60 secondi in scena, il che rende molto impegnativa l’esibizione.Il pezzo che mi emoziona è quando, sul clou della musica, i ragazzi abbassano gli specchi e io faccio un passo in cui avanzo e indietreggio sulla mia punta, andando sul collo del piede.

Giuseppe la tua è una vita dedicata alla danza: come credi che sia cambiata negli anni?

La danza è rimasta sempre la stessa. Ci sono stati negli anni degli sviluppi nel modo di ballare, magari anche con fisicità diverse. La danza è arte in movimento, e questo non è cambiato.

Cosa pensi che la danza possa offrire al pubblico? E a chi pensi sia rivolta?

La danza è un’arte che dà emozioni, ed è per questo che viene amata. E’ rivolta a tutti, non credo che abbia un pubblico specifico perché le emozioni non fanno distinzione.In Italia credo che ci sia ancora la necessità di diffonderlain maniera ulteriore, in modo tale da poter raggiungere anche chi non ha mai avuto l’occasione di assistere ad esibizioni come Il Lago dei cigni o performance di balletto moderno. Lo dico con consapevolezza: è capitato di sentirmi dire da alcune persone che non sono mai state grandi amanti del balletto di essere rimasti catturati dalla bellezza, dall’armonia dei movimenti, e si sono detti dispiaciuti di non aver mai avuto l’occasione di poter fare prima un’esperienza simile. Per questo dico che è rivolta a tutti: basta essere meno prevenuti verso le novità della vita. Purtroppo, a volte il balletto viene oscurato da pregiudizi che lo additano come disciplina da femminucce, specialmente in Italia. La danza è una cosa seria, non è un hobby, non è come andare i palestra un paio di volte a settimana, è un impegno serio che richiede molta disciplina, costanza e dedizione. Credo che il nostro paese abbia bisogno di meno calcio e più cultura, che sia opera, balletto, cinema, teatro, qualsiasi tipo di arte, come fanno all’estero, dove il calcio è sì un’attrazione, ma non arriva ad oscurare il resto.

Una vita danzando: qual è il tuo prossimo obiettivo? Conti di tornare presto in Sicilia e perché no, magari proprio a Taormina?

Tornerò in Sicilia al Teatro Massimo di Palermo dove, il 21 dicembre, mi esibirò con un mio personale “Schiaccianoci”. Spero tuttavia di poter tornare presto al Teatro Antico di Taormina, è un posto magico e unico.

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