Antonella Russo spiega i suoi 6 motivi del no e ammonisce: "Facile scaricarire responsabilità sul Consiglio"

Antonella Russo spiega i suoi 6 motivi del no e ammonisce: “Facile scaricarire responsabilità sul Consiglio”

Antonella Russo spiega i suoi 6 motivi del no e ammonisce: “Facile scaricarire responsabilità sul Consiglio”

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lunedì 13 Ottobre 2014 - 23:47

Ieri tutti i consiglieri comunali hanno ricevuto le note incandescenti del vicesindaco Guido Signorino e la presidente Emilia Barrile. Dall’aula però una sola consigliera ha deciso di prendere carta e penna per scrivere una risposta all’assessore al Bilancio. Antonella Russo, dal Gruppo misto, spiega i motivi del suo no a quella delibera sui debiti Ato3 e sieda perché certi metodi non possono funzionare.

“Non è mio compito, né mia intenzione entrare nel merito delle convinzioni del Vicesindaco sui motivi per i quali la delibera sul riconoscimento dei debiti ATO non sia stata approvata dal Consiglio comunale nella seduta dello scorso 30 settembre, anche grazie al voto contrario della sottoscritta. Trattasi di convinzioni di natura politica che, condivisibili o meno, sono di assoluta pertinenza e responsabilità del soggetto istituzionale che le esprime.

Nè è mio compito assurgermi a difensore dell’intero consiglio comunale, che ha espresso un voto in merito alla delibera in esame, che chiaramente non è stato di gradimento dell’Assessore alle Politiche finanziarie; ogni attore istituzionale si assume la responsabilità, sotto ogni profilo, delle azioni che compie o non compie.

Mi permetto solo, al riguardo, di dissentire totalmente da quanto asserito in detta nota, allorquando il Vicesindaco dichiara espressamente che “la bassa partecipazione ai lavori consiliari può mettere a repentaglio il percorso di risanamento dell’Ente”.

Troppo semplice, prof. Signorino, “affidare” tutte le responsabilità sul traballante percorso di risanamento del comune di Messina al Consiglio comunale, tenendo conto che il “regista” di tale percorso è Lei! Con la modestia che il ruolo di consigliere comunale mi impone, Le suggerisco di valutare che se, solo per fare un esempio, un debito fuori bilancio non viene approvato, forse dipende non solo da un numero poco elevato di consiglieri in aula (peraltro il voto degli assenti risulta sconosciuto a chiunque), ma anche dal fatto che tale presunto debito non possiede i crismi giuridici per essere giudicato come debito fuori bilancio di un ente comunale, come prescrive l’art. 194, comma c) lett. e) del TUEL.

Che poi si estrapolino espressioni di attacco politico, pronunciate da consiglieri di lungo corso ed adusi all’utilizzo di termini dialettici un po’ forti, dal contesto in cui sono state utilizzate, per imbastire la teoria secondo la quale tali forti espressioni, perché non contestate dagli altri consiglieri, abbiano poi comportato “difficoltà di tenuta del numero legale in occasione della delibera sul riconoscimento dei debiti ATO”, mi pare personalmente una ricostruzione a posteriori che non regge affatto, e che mostra la sua fragile finalità di voler addossare ad altri delle gravi responsabilità che risiedono, probabilmente, altrove!

Per quanto di mia personale competenza, mi è d’obbligo precisare e chiarire quanto segue, e ciò faccio con difficoltà, atteso che ritenevo sufficiente esprimere con interventi in aula e dichiarazioni di voto, che svolgo sistematicamente ad ogni Consiglio, le mie ragioni a sostegno di un voto (favorevole o contrario che sia); ma dato che le gli scambi epistolari tra gli organi istituzionali, che per ora vanno di gran moda, coinvolgono in questo caso personalmente i singoli consiglieri, appare opportuno effettuare i presenti chiarimenti.

  1. Sono sempre stata contraria al piano di riequilibrio finanziario così come

predisposto dall’Assessore alle Politiche finanziarie, ed ho votato negativamente tale piano nella seduta consiliare dello scorso 2 settembre, motivando ampiamente tale voto.

  1. Ho ritenuto di votare negativamente anche la delibera di riconoscimento del debito

Ato per esclusivi motivi di merito, come risulta dai resoconti d’aula.

Sono stata l’unico consigliere comunale ad evidenziare che la scadenza ultima del voto su tale delibera, al fine di accedere al prestito della Cassa Depositi e Prestiti era il 29 settembre, e non il giorno successivo, data nella quale la delibera medesima è stata posta in votazione.

Come mai, prof. Signorino, Lei non ha evidenziato nella sua nota, come ho fatto io nel mio intervento in aula, che la delibera del 30 settembre era in ogni caso tardiva?

  1. Ho ritenuto di votare negativamente tale delibera perché contenente un

riconoscimento di debito fuori bilancio “anomalo” e non conforme a legge. Invero, il debito maturato nell’anno 2007 contemplava anche le spese di gestione dell’Ente e non solo il costo del servizio di igiene ambientale, motivo per il quale non poteva essere considerato per legge come spesa di servizio strettamente necessario per la collettività.

  1. Ho votato negativamente la delibera perché le fatture comprovanti il debito per gli

anni 2009 e 2010 erano contestate da Messinambiente, e ciò faceva decadere la sussistenza dei necessari requisiti di certezza, liquidità ed esigibilità del credito vantato da Ato Me3.

  1. Ho evidenziato nell’intervento in aula che il mancato inserimento di tale debito

nella delibera di assestamento relativa all’anno 2007, motivo per il quale i Revisori dei conti avevano apposto sulla delibera un parere parzialmente negativo, era un fatto che si protraeva anche negli anni successivi al 2007. Ho precisato anche, in merito alla porzione di parere positivo dei Revisori per gli anni 2008/2011, che tale decisione era contrastante con quanto da loro stessi dichiarato nel parere negativo sul bilancio consuntivo 2013, laddove si evidenziava che i costi principali delle società partecipate non derivavano dal servizio reso, bensì dai loro costi di gestione.

  1. Ho ribadito, più di una volta, la mancanza del fondamentale parere tecnico di

asseverazione del debito oggetto di delibera da parte del dirigente comunale al ramo, che non poteva essere sostituito da un “parere favorevole” in calce alla delibera medesima, del Segretario generale/Direttore generale dell’Ente. Tale mancata asseverazione del debito, che trova fondamento non in un provvedimento giudiziale, ma in semplici atti contabili di parte, quali sono le fatture dell’Ato, non dava la possibilità ai consiglieri comunali di valutare se il servizio era stato effettivamente prestato per come “documentato” in fattura, se l’utilità e l’arricchimento per l’ente comunale rientravano nei limiti normativi di cui all’art. 194 del Tuel.

Questi “banalissimi” motivi di merito mi hanno indotto a votare sfavorevolmente la proposta di delibera in oggetto.

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