Manca, Alfano, Caccia: la Commissione antimafia riapre gli omicidi irrisolti sui quali si staglia l'ombra della mafia

Manca, Alfano, Caccia: la Commissione antimafia riapre gli omicidi irrisolti sui quali si staglia l’ombra della mafia

Alessandra Serio

Manca, Alfano, Caccia: la Commissione antimafia riapre gli omicidi irrisolti sui quali si staglia l’ombra della mafia

martedì 28 Ottobre 2014 - 23:00

Secretate le audizioni della famiglia Manca e di Sonia Alfano, che ribadisce: "verità più vicina". La Commissione sentito anche l'avvocato Fabio Repici, legale della famiglia del procuratore capo di Torino, freddato con 17 colpi di pistola il 26 giugno dell'83

"Siamo molto contenti di com'è andata. La Commissione ci ha ascoltato con interesse, ci hanno rivolto molte domande, hanno voluto che riepilogassimo l'intera vicenda". È visibilmente rincuorata Angelina Manca, alla fine dell'audizione in Prefettura, davanti i membri dell'organismo bicamerale di inchiesta sulla mafia. Accompagnata dal marito Gino e dal figlio Gianluca, Angelina ha parlato per quasi un'ora a deputati e senatori, raccontando tutto il proprio sgomento e lo sconforto dovuto all'estromissione come parte civile dal processo sulla morte di Attilio. Neppure la notizia che ad occuparsi dell'indagine sarà ora la Dda di Roma la rassicura. "Se non arriva a Palermo, questa inchiesta, non sapremo mai la verità".

Una parte dell'audizione dei Manca é stata secretata. Ma Angelina ha sempre ribadito in ogni sede quali sono le ombre sulla morte del figlio, troppo presto bollata come overdose, nel febbraio 2014. E cioè l'ombra di Bernardo Provenzano, della sua operazione alla prostata a Marsiglia, da latitante, proprio negli anni in cui si contavano sulle dita di una mano, in Europa, gli urologi capaci di operare in laparoscopia. E Attilio era uno di questi. Angelina ha illustrato alla Commissione gli spunti di indagine secondo loro utili, dal famigerato rapporto dei Ros sulle latitanze dorate dei boss di Cosa Nostra a Barcellona, ai rapporti tra i barcellonesi e gli uomini di Provenzano in particolare. Poi i troppi elementi che non tornano, nei primi accertamenti sulla morte di Attilio.

Secretata in buona parte anche l'audizione di Sonia Alfano, figlia del giornalista Beppe ucciso l'8 gennaio del '93. Un omicidio sul quale il boss neo pentito Carmelo D'Amico sta rivelando nuovi e inediti particolari.

"Siamo vicini alla verità sull'omicidio di mio padre e finalmente siamo vicini ad indicare non solo le coperture, ma a dare un nome e cognome a chi ha fornito la pistola calibro 22 con la quale è stato ucciso", ha detto Sonia Alfano all'Ansa, alla fine dell'audizione. "Da diversi anni ho fornito alla Dda persino il numero di matricola di quella calibro 22 che è scomparsa. Spero ci sia la volontà questa volta da parte dell'autorità giudiziaria di andare in fondo perché 22 anni sono tanti e soprattutto perché quella pistola non è sparita nel nulla, ma secondo noi è stata venduta da Imbesi a Franco Mariani che è stato compagno di cella di Rosario Pio Cattafi".

"Non ci siamo mai accontentati – ha detto ancora Alfano – di una verità parziale noi vogliamo la verità per eccellenza. L'ultimo pentito della mafia Barcellonese Carmelo D'Amico sta rimarcando che quello di mio padre è stato un omicidio di mafia, e noi siamo alla ricerca della verità". "Oggi ho reso dichiarazioni segretate che riguardano Provenzano e il protocollo Farfalla. Inoltre ho parlato dell'anomalia di un personaggio come Maurizio Marchetta che in provincia di Messina si dichiara testimone di giustizia ma è un dichiarante e le sue amicizie è noto sono vicine ad ambienti mafiosi".

"Tra i nostri compiti c'è anche quello di far sentire la nostra vicinanza alle vittime della mafia. Sosterremmo la famiglia Manca e sosterremo Sonia Alfanoha detto la presidente Bindi – abbiamo appreso che le nubi sull'omicidio di Alfano sono vicine a diradarsi, e questo mi pare un segnale molto positivo”.

"E sosterremo anche il percorso di ricerca della verità sull'omicidio del giudice Caccia", ha concluso la Bindi. Nel pomeriggio la Commissione ha infatti sentito anche l'avvocato Fabio Repici, legale della famiglia del procuratore capo di Torino, freddato con 17 colpi di pistola il 26 giugno dell'83. Secondo Repici, che nella scorsa primavera ha presentato un dettagliato dossier chiedendo una seria riapertura delle indagini, il delitto del magistrato si lega strettamente con le vicende messinesi sulle quali il legale é da anni impegnato. Tra gli informatori dei servizi segreti mobilitati subito dopo quel delitto, infatti, c'è anche il barcellonese Rosario Pio Cattafi, ora al 41 bis. E Cattafi, sollecitato dal Sisde, ha consegnato un dossier informativo, collocando l'omicidio in ambienti siciliani, catanesi in particolare, e non calabresi come si era inizialmente pensato. Nei rapporti ufficiali sul magistrato, la cui morte è ancora un giallo, sia il rapporto che le tracce di Cattafi scompaiono.

Alessandra Serio

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