La Caleservice “cartiera” di Genovese. Gli intercettati: “Colpa della famiglia”

La Caleservice “cartiera” di Genovese. Gli intercettati: “Colpa della famiglia”

Rosaria Brancato

La Caleservice “cartiera” di Genovese. Gli intercettati: “Colpa della famiglia”

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venerdì 21 Marzo 2014 - 00:48

Leggendo l’ordinanza relativa alla richiesta di arresto per Francantonio Genovese si scopre il ruolo della Caleservice, società utilizzata, secondo il gip, per rendere invisibili al fisco entrate e spese personali e familiari. Ed in alcune intercettazioni è proprio la famiglia numerosa ad essere considerata la causa di “tutti i guai”.

“In realtà non ci sono dubbi, in ordine alla natura e alla funzione di Caleservice srl e delle società ad essa collegate: Caleservice si identifica pienamente con l’on. Genovese, gestendone il patrimonio ed operando mediante un sistema di fatturazioni fittizie allo scopo sia di abbattere il reddito imponibile, sia di fornire un’apparente giustificazione a proventi di origine illecita o comunque non chiara”.

Il capitolo dell’ordinanza relativo alla Caleservice va al cuore dei flussi finanziari, definendola “lo schermo dietro il quale ha operato Genovese, imputando alla società una serie di prestazioni inerenti le proprie esigenze personali e professionali. La conferma dell’identità tra la società e la persona fisica è evidente ove si abbia riguardo all’osmosi dei patrimoni, conseguente al sistematico e continuo flusso di denaro che coinvolge in un meccanismo vorticoso anche le altre società del gruppo”.

Ufficialmente la Caleservice appare come una società specializzata in consulenze e forniture di servizi, in realtà, sostengono i magistrati “può essere considerata a tutti gli effetti una cartiera”, ovvero la società usata dal deputato per rendere “invisibili” agli occhi del fisco una serie di spese ed entrate personali.

Vediamo di comprendere meglio, attraverso l’ordinanza, il meccanismo attraverso il quale, secondo i giudici: “la Caleservice è tra le società di Genovese quella che più ne gestisce il patrimonio e le esigenze familiari facendosi carico delle spese personali e procedendo ad un sistematico acquisto di immobili. Parallelamente intrattiene costanti rapporti con enti impegnati nel settore della formazione e a vario modo riconducibili a Genovese, ai quali affitta parte del patrimonio immobiliare ed apparecchiature”.

Costituita nell’aprile del ’97 ha sede in via Circuito Torre Faro, una sede coincidente con l’abitazione del parlamentare. L’attività dichiarata è: consulenza e pianificazione aziendale, fornitura di software e compravendita immobiliare. Le quote sociali sono così suddivise: il 99% a Francantonio Genovese e l’1% a Franco Rinaldi. Nella carica di amministratore si sono succeduti prima Rinaldi, poi Cettina Cannavò, quindi Giovanna Schirò. Dal 2010 in poi la Caleservice ha incorporato le società Medioimpresa srl, Euroedil srl (entrambe amministrate da Chiara Schirò) ed è titolare di rilevanti quote in altre società: con il 51% della Ge.Imm, con il 30% della Entertainment, con il 30% di Paride, con il 30% di Piramide (in liquidazione) e con quasi il 100% della Gefin Genovese srl. In seguito agli accertamenti della Guardia di finanza e alle analisi dei consulenti del Pm è stato evidenziato un vorticoso giro di fatture che si riferiscono ad operazioni inesistenti, ovvero emesse a fronte di operazioni in tutto o in parte non effettuate realmente. La difesa ha sostenuto che si tratta di fatture emesse da Genovese nella sua qualità di avvocato, tesi questa che non ha convinto i magistrati per una serie di motivi suffragati anche dal notaio Parisi, davanti al quale gran parte delle operazioni sono avvenute, che ha dichiarato di conoscere Genovese solo come imprenditore e di non aver mai saputo che fosse avvocato. In seguito ad una verifica fiscale del febbraio 2013 i Pm hanno appurato che il socio di maggioranza della Caleservice, Genovese, oltre a detenere il 99% delle quote era anche l’unico cliente della società che gli avrebbe fornito, dal 2006 al 2012 prestazioni per contabilità, consulenze, disbrigo pratiche, servizi, segreteria, affitto appartamenti, pulizie. Anche l’esistenza di una scrittura privata in cui si conviene una somma annuale che Genovese deve pagare alla Caleservice, quindi a se stesso (arrivando ad una cifra di 940 mila dal 2006 al 2012) non convince il gip: “le fatture emesse annualmente sono false, inerenti a prestazioni mai eseguite ma funzionali a consentire evasione fiscale”. La natura fittizia delle fatture emesse emerge da una serie di fatti, come l’inesistenza di una struttura e di dipendenti, o come la vicenda dei professionisti esterni. Caleservice, ad esempio, non ha impiegati. O meglio, ha dipendenti, ma, hanno scoperto gli inquirenti, non si tratta di personale specializzato, ma dei collaboratori domestici della famiglia Genovese, in totale 8 che si sono avvicendati in 5 anni costando circa 250 mila euro. I professionisti esterni invece hanno erogato prestazioni quasi “a loro insaputa”, scoprendo solo dopo le indagini di aver dimenticato di chiedere le parcelle. All’inizio dell’inchiesta infatti i rapporti con i professionisti esterni (commercialisti, avvocati) risultano sporadici e in gran parte per vicende interne alla società (acquisto di immobili o contabilità) e mai quindi per l’erogazione di servizi a favore del deputato Pd, che dovrebbe invece essere l’unica ragion d’essere della Caleservice.Ma ad esempio, a fronte di fatture emesse dalla società nei confronti del parlamentare per quasi un milione e 200 mila euro, la società ha contabilizzato, per quei professionisti circa 180 mila euro. In sei anni sarebbero stati corrisposti poco più di 300 mila euro a professionisti, dei quali la metà per spese notarili. “Costi- scrive il gip De Marco– che non possono in alcun modo giustificare l’esistenza di servizi asseritamente corrisposti a Genovese. Un dato così macroscopico che ha allarmato gli stessi indagati che hanno tentato di porvi un grossolano rimedio”. Ecco che il 7 maggio dell’anno scorso, quindi dopo le indagini, viene integrata la documentazione fino a quel momento esibita, con fatture e parcelle emesse dai professionisti Dario Zaccone, Pietro Cami, Francesco Cambria e Stefano Galletti per un totale complessivo di oltre 368 mila euro. “Improvvisamente- si legge nell’ordinanza- i professionisti hanno ricordato di avere svolto prestazioni per la Caleservice nei 7 anni precedenti e di essere ancora in attesa di un compenso, mai prima richiesto e mai registrato nella documentazione contabile della società, affrettandosi a depositare parcelle e preventivi. Gran parte della documentazione è falsa. Del resto è inverosimile che un professionista eroghi le proprie prestazioni per anni senza mai chiedere un compenso salvo farlo dopo l’avvio delle indagini della Guardia di Finanza”.

Secondo i magistrati esiste invece un rapporto diretto tra i professionisti e il parlamentare che non passa attraverso la società, come invece si è voluto provare a dimostrare soltanto dopo l’avvio delle verifiche contabili.

“La Caleservice si è fatta carico di una serie di costi sostenuti esclusivamente per far fronte a interessi ed esigenze personali dell’onorevole e della propria famiglia. I vari domestici sono stati posti a carico della società consentendo di trasformare costi personali in costi d’impresa. Tale pratica illegittima è stata usata anche per spese personali e beni voluttuari, come l’acquisto di gioielli, un natante di 300 mila euro, arredi, spese per giardino e piscina, nonché per finanziare la campagna elettorale. Tutti esborsi non deducibili dal reddito che invece, imputati fittiziamente a Caleservice come costi per la produzione sono stati dedotti dal reddito della società”.

Secondo quanto emerso dalla visura catastale inoltre la società è intestataria di 62 unità immobiliari e 4 terreni, tra Messina, Milazzo, Roma, Taormina e Barcellona ( cui se ne sono aggiunte altre dopo l’incorporazione di Medioimpresa ed Euroedil). Una parte del patrimonio risulterebbe locato al parlamentare per l’esercizio della sua attività di avvocato, altre fatture sono state emesse per canoni di locazione nei confronti di Rinaldi, ed altre ad enti collegati alla formazione.

“Si può argomentare che Caleservice altro non sia che parte di un sistema fraudolento avente un duplice scopo. Per un verso consentire l’indebito abbattimento fiscale dei redditi a lui riconducibili, per un altro fornire un’apparente giustificazione ad una serie di redditi di origine quanto meno incerta”.

La tesi sostenuta dai magistrati è quindi quella che la Caleservice sia servita per “nascondere” agli occhi del fisco, e quindi evadere, spese e patrimoni personali o entrate di vario genere. Sull’esponenziale aumento delle esigenze personali e familiari si basa anche una conversazione tra uno degli arrestati di mercoledì, Salvatore La Macchia, ed un altro esponente del Pd, Luigi Gullo, ed intercettata nel primo pomeriggio del 17 luglio 2013, dopo gli arresti nell’operazione Corsi d’oro.

Gullo– io lo dico qua, l’ho detto pure..l’87%, l’88% della responsabilità è determinata dal coniugio

La Macchia-si, si

G– perché se non c’era quella sfilza di persone da allocare non aveva il problema, perché poi il problema diventano i 1.500 euro..perchè devi dare i 1.500 a questo nipote, e a questo che facciamo, non gli diamo niente? Poi ogni nipote si fa fidanzato..ci sono i suoceri, i consuoceri…mamma mia

LM-entri in un meccanismo bestiale

G--Cioè, sono sei sorelle? Non so, 18 figli, quanti ne hanno in sei?

LM-Mah, un bel numero

G-Sono tutti fidanzati, poi ci sono le famiglie dei fidanzati, cioè…è una cosa…io mi ricordo allo studio, arrivava gente…sono il nipote di Francantonio…in realtà era il fidanzato

LM-si poi quelli sono più pericolosi ancora

G– Se pensi a quante persone erano coinvolte nella famiglia e il numero è destinato a crescere perché manca ancora il pezzo più grosso.

LM– Io vedevo nella quotidianità nell’eccessiva presenza su tutto, su qualsiasi cosa

G-sì, il cerchio magico non era di collaboratori politici, era di sera, a tavola e non si vede… Io ho un’altra convinzione, a lui non lo vogliono mettere dentro, a lui lo vogliono prendere nella tasca.

LM- già oggi l’hanno fatto

G- che gli hanno sequestrato

LM- certo…i beni legati agli affitti

G- ah, loro vogliono arrivare in alto

Rosaria Brancato

18 commenti

  1. Ah AH, io il 17 luglio ero all’euronics a comprare un tablet per la mia morosa.
    Tanto per dire che… non so quanti a Messina possano dirsi “estranei” a questa storia o che non ne sapevano niente, o che non l’avevano mai supposta….

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  2. Con quale faccia si farà vedere ancora in giro? …e di suo non era certo un morto di fame!
    Che vergogna…

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  3. Forza, cari sostenitori di Genovese se non sbaglio circa 20000, fatevi avanti a difendere il vostro eroe. Inoltre qualcuno mi sa indicare se il sig. Calabrò ha commentato i fatti di questi giorni? Ma certo, lui non c’entra mica fa parte della corrente genovesiana o forse no………..?

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  4. tutti muti eh? ahahah

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  5. E ci scandalizzavamo per le “spese folli” delle altre regioni (mutande e oggetti erotici). Questi hanno xxxxxxxxx intere generazioni, speranze di Vita, sogni di lavoro. Tutto per la fame smodata di potere e comodità! xxxxxxxxx.

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  6. O Biancaneve, quanto mi dispiace che dalle 7 nane indotto di Messina ora sei il piu’ corrotto!

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  7. Stomachevole…

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  8. un cittadino messinese 21 Marzo 2014 11:26

    MA ZACCONE NON E ILEVISORE DEL COMUNE DI MESSINA

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  9. un cittadino messinese 21 Marzo 2014 11:27

    MI SEMBRA POCO VEDI CHE ZACCONE E UNO DEI REVISORI DEL COMUNEDI MESSINA

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  10. Non ci sarranno consequenze, percio quelli che non xxxxxxx quando hanno la possibilta’ “sunnu babbi”

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  11. Gia’, dove sono i 20000 elettori di Francantonio? Perche’ non tempestano il sito di indignate proteste per l’amara sorte del loro xxxxxxxx?
    Su’, fatevi sentire, cominciate a preparare le xxxxxx…

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  12. Ma a questi non bastano mai ? devono appropriarsi anche dei xxxxx xxxxxx che poi sono anche degli elettori “buddaci” che lo votano?

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  13. i servi sono tali perchè non aprono mai bocca, se non su comando e poi i suoi buddacielettori avranno già avuto qualcosa in cambio, quindi sunnu –sistemati-

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  14. Tutto molto istruttivo, davvero.
    Tutti questi tracchigi, se provati mi sembrano piuttosto banali. Roba da intrallazzini da quattro soldi. Infatti è bastato scartabellare e sono venute fuori delle irrigolarità MACROSCOPICHE. Escludendo che i personaggi coinvolti siano dei perfetti imbecilli, questa storia potrebbe dire molto sulla certezza d’impunità sulla quale certi personaggi potevano contare. Chi lerchè a un tratto questa è venuta meno.

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  15. La cosa che mi fa rabbia di questa storia e che Questi personaggi sono nati ricchi e si sono messi a rubare i soldi che teoricamente servivano a creare posti di lavoro e dare un opportunità ai giovani siciliani senza una lira , invece hanno rubato come degli accattoni morti di fame con un ingordigia senza vergogna.
    E c’è gente che li considera persone per bene.
    Hanno meno dignità di chi ruba negli appartamenti

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  16. FACCIO PARLARE I NUMERI, FORSE CI CAPIREMO MEGLIO. Questa sporca vicenda ci dice che da una parte ci sono,SEMPRE PIU’ RICCHI,i politici e il loro codazzo,dalla parte opposta noi messinesi SEMPRE PIU’ POVERI.I picciuli versati cash,da noi messinesi,sotto la forma di ADDIZIONALI irpef,IMU,tarsu/TARES sono stati: ANNO 2011 €72.481.802 – ANNO 2012 €93.950.430 – PREVISIONE ANNO 2013 €115.868.888.Il numero dei NUCLEI FAMILIARI sono 102.455,quindi la pressione tributaria media su singolo nucleo è stata: ANNO 2011 €707 – ANNO 2012 €916 – PREVISIONE ANNO 2013 €1.130.Il numero degli abitanti residenti a Messina è di 245.505,la pressione tributaria media su singolo messinese,neonati compresi,è stata: ANNO 2011 €295 – ANNO 2012 €393 – PREVISIONE ANNO 2013 €472.Come vedete il federalismo fiscale non più strisciante e la conseguente riduzione dei trasferimenti di Stato e Regione,fa aumentare anno dopo anno le ENTRATE TRIBUTARIE, conseguentemente la pressione tributaria sulle famiglie e sul singolo cittadino.Molti di voi,guardando queste cifre,si ritroveranno un pò incazzati sul valore medio,altri più incazzati su valori maggiori,altri ancora sotto questo valore e infine chi non paga si sganascia a crepapelle.E’ evidente che i tributi non siano distribuiti su tutti,Guido SIGNORINO e Antonio LE DONNE pare che abbiano escogitato un sistema,attraverso l’Agenzia delle Entrate,per costringere tutti a pagare,e diminuire così queste batoste annuali,speriamo bene.

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  17. QUANTO CI COSTANO I DEPUTATI REGIONALI, ricordo equiparati ai SENATORI della Repubblica? € 300.000 l’anno, per giorno lavorato, in totale sono 132 giorni l’anno, costano € 2.272, avete letto bene € 2.272 per giorno lavorato. Infine il Bilancio di Previsione 2014 dell’ARS predeve per 120 sedute una spesa corrente di € 28.441.080, capite adesso perchè ci corteggiano in prossimità delle elezioni regionali.

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  18. INGRATI !!!!! Avete idea quanto “l’On G.” ha lavorato per mettere su una tale megastruttura ? Quante “persone” ha fatto felici? Che grande dimostrazione di capacità manageriali!!!!! Mentre voi vi realizzavate felici quotidianamente nel vostro lavoro “L’On G.” si faceva un mazzo così, disinteressatamente e con grande senso di responsabilità politica, per creare le strutture in cui formare i vostri figli. INGRATI!!!!!!!

    PS : Meno male che ci sono migliaia di Mimmo e Stellario che devotamente lo voteranno alla prima occasione……. a meno che non potranno votarlo perchè si troverà nella stessa condizione del “perseguitato nazionale”

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