"Le vie dei tesori". La storia dei 28 luoghi visitabili a Messina

“Le vie dei tesori”. La storia dei 28 luoghi visitabili a Messina

“Le vie dei tesori”. La storia dei 28 luoghi visitabili a Messina

Tag:

sabato 16 Settembre 2017 - 05:08

Il singolo ingresso ha il costo di 2 euro ma è possibile acquistare un coupon da 4 ingressi al costo di 5 euro e uno da 10 ingressi al costo di 10 euro

1. Basilica Cattedrale

Non si può parlare del duomo di Messina che attraverso suggestioni, tante sono le vicissitudini che ha attraversato fin dalla sua edificazione, nel periodo normanno. Nel 1254 un incendio distrusse molto del bel soffitto a travature lignee; dal ‘600 in poi fu la volta della lunga teoria di terremoti, seguita dai bombardamenti del 1943. Eppure, il duomo è tutto da riscoprire, a cominciare dalla facciata, un trionfo di marmi policromi e portali gotici. Tre, come le navate. Quello centrale, quattrocentesco, di Antonio Baboccio da Piperno, è un racconto scultoreo di santi.

Piazza Duomo | Visite: venerdì, sabato dalle 10 alle 17.15

Durata: 45 minuti | Accessibile ai disabili

2. Chiesa di Gesù e Maria del Buon Viaggio al Ringo

La chiesa è detta “del Ringo”, dal nome della contrada in cui si trova. Di origine medievale, deriva dal francese haranguer, che a quel tempo indicava il mettersi in riga dei cavalieri. Da lì, infatti, i cavalieri andavano a gareggiare nel vicino quartiere di Giostra, suddivisi in ténant (chi lanciava la sfida) e vénant (chi l'accettava). Tanto sangue fu versato e perfino la Chiesa si pronunciò per evitare che queste feste si trasformassero in occasione di morte, ma alla fine nacquero anche giostre poco cruente, spesso dedicate a una dama, di cui è rimasta traccia nella toponomastica di Messina. Edificata per volontà del signore messinese Lorenzo Abbate fra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento, questa chiesa serviva da conforto ai viaggiatori.

Viale della Libertà | Visite: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 17.40

Durata: 20 minuti | Non accessibile ai disabili

3. Chiesa di San Giovanni di Malta

Prima di essere ucciso come martire cristiano, Placido era un giovane di ricca e nobile famiglia romana ma di origini messinesi per parte di madre, Faustina. Nacque nel 515, e prestissimo rimase folgorato dalla nuova religione. Ormai abate, Placido viene inviato con l’ordine di fondare il primo monastero benedettino in Sicilia. Trova la morte, insieme alla sorella Flavia, ai fratelli Eutichio e Vittorino e a circa trenta monaci proprio in riva allo Stretto. Nel 1588 questa chiesa diventa meta di pellegrinaggi, con il ritrovamento delle reliquie dei martiri e, secondo la tradizione, la nascita di una sorgente d'acqua miracolosa. Da qui, nel 1608, passa anche Caravaggio in fuga da Malta, sotto la protezione di fra’ Antonio Martelli, priore dell’Ordine a Messina, durante la sua permanenza a Messina densa di misteri. Perché arrivò in città? E quanti quadri dipinse in riva allo Stretto?

Via San Giovanni di Malta, 2 | Visite: venerdì, sabato e domenica 10 -17.15

Durata: 45 minuti | Parzialmente accessibile ai disabili

4. Chiesa di San Tommaso il Vecchio

Sembra una scatola colma di meraviglie e sorprese, questa chiesa piccola e preziosa a unica navata con volta a botte, dalla quale vogliono emergere l'abside e il tamburo sormontato dalla cupola. Profuma di Medioevo, di quel periodo in cui i normanni riempirono di meraviglie la città, ma è ne 1530 che viene dedicata a san Tommaso Apostolo. Ecco la ragione per cui, ancora oggi, viene chiamata “di San Tommaso il Vecchio”, quasi in ricordo di un passato ancora più lontano. È difficile pensare che questa chiesa sia stata utilizzata anche come forno, eppure è così per un lungo periodo: dal 1866, con le leggi eversive e la vendita ai privati, fino al terremoto del 1908.

Via Romagnosi, 3 | Visite: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 17.30

Durata: 25 minuti | Accessibile ai disabili

5. Chiesa di Sant’Elia

Pare che sia stato proprio Antonello da Messina a siglare, nel 1462, un atto notarile per la realizzazione di un gonfalone destinato alla Confraternita di Sant'Elia dei Disciplinanti. Così nasce, come luogo di culto a tutti gli effetti, la chiesa di Sant’Elia.Il nome del santo qui è tenuto in molta considerazione: durante la terribile epidemia di peste del 1743, il senato messinese lo elesse infatti a compatrono della città. E la “protezione” funzionò anche per le non poche calamità a venire: questo edificio religioso è uno dei pochi sopravvissuti a tutte le avversità della città dello Stretto, salvo qualche danno al soffitto durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Via Sant'Elia, 45 | Visite: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 17.30

Durata: 30 minuti | Non accessibile ai disabili

6. Chiesa di Santa Maria Assunta dei Catalani

È una delle massime espressioni dell’arte arabo-normanna in Sicilia, una fusione affascinante di stili bizantino, romanico, arabo e normanno. Venne edificata nel XII, furono tante le sue destinazioni d’uso: da ospizio dei trovatelli a sede dei chierici regolari teatini, dei domenicani e di altri ordini religiosi. Ma fu solo con la confraternita dei mercanti catalani, da cui prende il nome, che questa chiesa raggiunse il suo massimo splendore. Per questi ricchissimi commercianti la Sicilia faceva parte della “rotta delle isole”. I catalani subentrarono proprio in seguito alla carenza di risorse economiche da investire nella chiesa: raccolsero l’invito e la riempirono di bellezze. La chiesa sorge a una quota più bassa dell'odierno livello stradale: per l'ammasso delle macerie del terremoto del 28 dicembre 1908, la città fu ricostruita a una quota di qualche metro più alta.

Via Giuseppe Garibaldi, 111 | Visite: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 17.30 | Durata: 30 minuti | Non accessibile ai disabili

7. Chiesa di Santa Maria della Valle – Badiazza

Poco fuori città, fu fondata nell'XI secolo da monache Benedettine che, accanto alla Badia, avevano anche un monastero. Nel Medioevo era chiamata Santa Maria della Scala per un’antica leggenda legata all'immagine sacra della Madonna omonima, trasportata a Messina da una nave. Si racconta che l’imbarcazione non riuscì a salpare fino a quando non venne scaricato a terra anche il quadro, che, una volta arrivato in terraferma, sembrava non avere pace. Ci si affidò al Cielo, mettendo l’immagine su un carro tirato da giovenche senza guida, e queste si fermarono proprio nell’eremo di Santa Maria della Valle. Anche Guglielmo II il Buono amò profondamente questo luogo, tanto da farne, nel 1168, la Cappella reale. Ricostruita e ampliata da Federico II d'Aragona, fu abbandonata in seguito alla grande peste del 1347. Cessato il pericolo, le monache decisero di trasferirsi in città, nel monastero di Santa Maria della Scala, ritornando a soggiornare alla Badiazza solo d’estate.

Villaggio Scala Ritiro, Contrada Badiazza | Visite: venerdì, sabato e domenica 10 | 13 e 16 | 19.30 | Durata: 45 minuti | Parzialmente accessibile ai disabili

8. Chiesa di Santa Maria di Gesù Superiore –Il Ritiro – Presunta Tomba Antonello

È il luogo del mistero, il luogo su cui da secoli si affannano in tanti, tutti alla ricerca della tomba di Antonello da Messina. Secondo un autorevole filone di studi, il pittore quattrocentesco è sepolto nella cripta del convento interrata sotto il piano di calpestio dell’attuale chiesa-convento sorto nel 1166 e poi nel 1418 rifondato dai Frati minori osservanti in Sicilia con il titolo di Santa Maria di Gesù, e riemerso casualmente nel 1989 durante i lavori per viale Giostra. Ma per procedere al ritrovamento delle spoglie mortali bisogna proseguire con ulteriori lavori di scavo oltre le indagini, già effettuate con il georadar, che provano l’esistenza della chiesa risalente al 1168. Resta il mistero e l’incanto di immaginare il giovane Antonello sentire messa insieme con Eustochia Smeralda Calafato, nobildonna messinese destinata a diventare santa con il nome di Eustochia. Bellissima, si dice, tanto da prestare il suo volto all’Annunciata.

Viale Giostra, accanto la Palestra Comunale del ritiro | Visite: venerdì, sabato e domenica 16 > 18.30 | 30 minuti | Parzialmente accessibile ai disabili

9. Ex chiesa del Buon Pastore

Una chiesa dal sapore antico e dalle linee semplici, il cui progetto originario risale agli anni Trenta. L'edificio avrebbe dovuto essere molto più grande, e completato con la costruzione di un orfanotrofio femminile. Ma la terra, a Messina, parla più che altrove, e visto che la natura del suolo non lo consentiva, si pensò a ridimensionare significativamente l'intero plesso. All'interno, tra decorazioni a tempera e “finti stucchi” con stampi a rosetta, si trovano i dipinti del “pittore delle chiese”, ma non fu solo questo, Michele Amoroso, che elesse Messina come suo luogo di residenza e di lavoro. Oggetto di lavori di recupero, dal 1989, il Buon Pastore è sede della Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali, ma anche scrigno in cui sono custoditi preziosi reperti archeologici provenienti dagli innumerevoli scavi.

Via Giacinto | Visite: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 18

Durata: 15 minuti | Accessibile ai disabili

10. Forte Gonzaga

Quando Carlo V s’innamorò di Messina

Carlo V d’Asburgo fa parte di quella categoria di regnanti dall’animo gentile, che arrivò al trono giovanissimo. E con lui Messina accarezzò il sogno di tornare capitale della Sicilia. Non venne accontentata. Ma in compenso, questo sovrano che, per un difetto alla mandibola, spesso faceva fatica a farsi capire, nel suo viaggio verso la terra dello Stretto la volle proteggere, potenziando le strutture difensive. Così nacque questa piccola ma solida fortezza dalla pianta a forma di stella, fatta costruire da Ferrante Gonzaga, condottiero e viceré di Sicilia e progettata da Antonio Ferramolino, all’epoca un innovatore in fatto di fortificazioni moderne. Non è un caso, forse, che Forte Gonzaga sia rimasto integro nonostante le calamità naturali. Nel suo viaggio verso Messina, Carlo incontrò una ragazza del popolo e la volle: ne nacque una poesia popolare ancora oggi conosciuta.

Via Montepiselli, 64 | Visite: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 17.30

Durata: 15minuti | Non accessibile ai disabili

11. Forte Ogliastri

È un’altra fortezza che presidiava Messina, stavolta di epoca umbertina. Oggi, però, è soprattutto il simbolo di una città che non si arrende, che vuole dimostrare di essere viva e creativa. Soprattutto il 1° maggio. Ormai da anni, infatti, proprio qui si organizza una festa del lavoro alternativa, che nel tempo ha visto coinvolti studenti, artisti, musicisti, intellettuali, senza tralasciare le attività sportive né quelle dedicate ai bambini. Dell’antica fortezza sono rimasti il ponte levatoio, da cui ancora oggi si accede alla struttura, la capponiera (opera difensiva addizionale di una fortificazione, a forma di piccola capanna a fior di terra) e le feritoie. Per il resto, è rimasta un presidio, sì, ma di cultura e di creatività.

Località Colle Ogliastro, 71 | Visite: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 17.40 | Durata: 20 minuti | Non accessibile ai disabili

12. Forte San Salvatore e Madonnina

È il simbolo di Messina. Da qui lo sguardo abbraccia la costa della Sicilia e quella della Calabria. E poi c’è la Madonnina del porto di Messina, collocata nel 1934 sul torrione del Forte San Salvatore che con la sua forma di falce protegge il porto. La visita al Forte è ricca di emozioni e si conclude con il colpo d’occhio sul mare, dall’alto del bastione. Proprio falce, Zankle, i greci chiamarono Messina nell’VIII secolo avanti Cristo. Una terra fertile, con un facile approdo verso il mare. Non è difficile immaginare una vita che scorreva serena, di artigiani, come dimostrano le antichissime ceramiche ritrovate. Zankle era anche una zona sacra, che mantenne questa sua energia anche in periodo cristiano. Il forte deve infatti il suo nome al preesistente monastero del Santissimo Salvatore, voluto del Conte Ruggero nel 1086 in ricordo di alcuni suoi soldati uccisi.

Castello del SS. Salvatore | Visite: sabato e domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 17.30 | Durata: 30 minuti | Accessibile ai disabili

13. Galleria d’arte Moderna

La Galleria d’arte, intitolata al critico d’arte messinese Lucio Barbera, custodisce una collezione di grande pregio che comprende opere di artisti del ventesimo secolo di fama nazionale ed internazionale dal calibro di Lucio Fontana, Felice Casorati e Alighiero Boetti. Rappresentate all’interno le varie correnti, da quella neorealista del periodo del dopoguerra (Felice Canonico, Giuseppe Santomaso), al movimento della Pop Art italiana ( Franco Angeli, Mimmo Rotella) insieme alle sorprendenti installazioni di Agostino Bonalumi o le sculture di Giò Pomodoro e Giuseppe Mazzullo. Una sezione a parte è dedicata agli artisti che hanno fatto grande il Novecento messinese, e più in generale quello siciliano: tra questi Renato Guttuso, Giuseppe Migneco, Giulio D’Anna, per citare solo i più famosi. All’interno della Galleria d’arte è possibile visitare anche la mostra permanente “La vita non è Sogno” dedicata al poeta Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la Letteratura (1959).

Via XXIV Maggio| Visite: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30 | Durata: 30 minuti | Non accessibile ai disabili

14. Monte di Pietà

Il Palazzo del Monte di Pietà si trova nell'odierna via XXIV Maggio, già Via dei Monasteri. Fu edificato a partire dal 1616 su progetto dell'architetto gesuita Natale Masuccio per ospitare la cinquecentesca istituzione fondata dall'Arciconfraternita degli Azzurri, allo scopo di erogare prestiti di limitata entità a condizioni favorevoli: l'erogazione avveniva in cambio di un pegno.Solo nel Settecento l'edificio assunse l'aspetto attuale. L'artistica scalinata, costruita su disegno dell’architetto Antonino Basile, fu fatta erigere nel 1741 in occasione del secondo centenario della fondazione dell'Arciconfraternita. A metà della scalinata, fu inserita una fontana marmorea con la statua dell'Abbondanza, opera del messinese Ignazio Buceti. Nello stesso periodo furono fatte edificare la torre campanaria, oggi non più esistente, e il primo piano del Monte di Pietà, di cui l'unica traccia rimasta è costituita dai mensoloni dei resti del balcone centrale.

Via XXIV Maggio, accanto gli uffici della Città

Visite: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.

Durata: 15 minuti | Accessibile ai disabili (accesso dalla via laterale)

15. Museo delle Ceramiche dell’Università

Dici ceramica e pensi subito a Caltagirone, ai colori seducenti di brocche e vasi, che più passa il tempo e più belli diventano. E se per alcuni quest’arte venne portata dagli arabi in Sicilia, per altri quella della ceramica era una cultura nata sull’isola, che venne solo perfezionata. Ma non esistono soltanto le ceramiche siciliane. La collezione Cesare e Doris Zipelli comprende ben 170 pezzi antichi di irripetibile bellezza, provenienti dal resto d’Italia e dalla Spagna. È stata donata nel 2008 dal professor Cesare Zipelli, che all’università insegnò fino al 1989, e che volle che questo tesoro fosse condiviso. Nei locali ricavati sotto la scalinata dell'Università, è anche possibile ammirare i resti dell’isolato del XVII secolo, contiguo ad est al Collegio dei Gesuiti, sede del primo studium messinese.

Antiquarium Palazzo dell’Università, piazza S. Pugliatti | Accessibile ai disabili | Visite: sabato e domenica dalle 10 alle 17.40 | Durata: 20 minuti

Accessibile ai disabili

16. Museo provinciale Messina del ‘900

Chi ha vissuto la seconda guerra mondiale ricorda un suono costante che infestava giorni e notti, che costringeva a lasciare tutto e a precipitarsi fuori. Erano le sirene, che avvertivano di un imminente bombardamento.
Non è difficile immaginare i lunghi momenti dei messinesi proprio qui, in questo bunker ricovero capace di sopportare i colpi inflitti da bombe di grosso calibro, sorto alle spalle del Convitto Alfredo Cappellini. Scavato a vivo nella collina alluvionale, è un esempio unico nel suo genere a Messina, con la sua enorme superficie e la capacità di ospitare 800 persone. Un vero e proprio tuffo in un recente passato, all’epoca in cui si condividevano momenti e speranze in attesa che le bombe cessassero di devastare. E nel frattempo, nei ricoveri, ci si raccontava la vita.

Strada Comunale Scoppo, 2 | Visite: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 17.15 | Durata: 45 minuti | Accessibile ai disabili

17. Museo regionale interdisciplinare

Due Caravaggio e due Antonello: non sono in tanti i musei che possono vantarli nella loro collezione. Tra questi c’è il Museo Regionale di Messina che da pochi mesi ha restituito al pubblico un sito completo e all’avanguardia, inserito in un parco museale di oltre 17mila mq che ospita i reperti estratti dalle macerie del terremoto del 1908. Il MuMe riunisce in un ampio percorso – riorganizzato secondo criteri cronologici – sia il patrimonio storico della città (faticosamente messo in salvo da chiese ed edifici storici danneggiati dal sisma), sia i pezzi della collezione del Museo Civico Peloritano, solo in parte esposto, a rotazione, all’ex Filanda Mellinghoff. Fra i pezzi da non perdere, i due capolavori del Caravaggio in fuga in Sicilia – la “Resurrezione di Lazzaro” e l’“Adorazione dei Pastori”- e i due Antonello da Messina, il “Polittico di San Gregorio”, e la tavoletta bifronte, acquistata nel 2006 da Christie's con un “Ecce Homo” e una “Madonna con Bambino e francescano”.

Viale della Libertà 465 | Visita: sabato 23 settembre dalle 10.00 alle 17.30

Durata: un’ora | Accessibile ai disabili

18. Parco Horcynus Orca

Dai pesci abissali agli incontri clandestini tra il mare e l’uomo, fino agli elefanti nani e al mito dei ciclopi, che una volta, proprio qui, si credeva di avere scoperto. Ma si trattava, appunto, di teschi di elefanti nani, in cui l’incavo centrale della proboscide sembrava proprio un unico bulbo oculare. Al visitatore che entra nella sede di Torre Faro viene proposto un percorso interdisciplinare che comprende alcune sale attrezzate dedicate all'ecosistema dello Stretto, al museo d’arte contemporanea Macho e uno scavo archeologico che ha rimesso in luce il basamento dell’antico faro romano. Come il viaggio di 'Ndrja Cambrìa nel romanzo di Stefano D’Arrigo: un viaggio che vorrebbe essere di ritorno a Messina, ma che è un incontro con le figure devastate dalla guerra e con se stessi. La lente attraverso cui guardare è lì, lo Stretto “come in un mare di lacrime fatto e disfatto a ogni colpo di remo, dentro, più dentro dove il mare è mare”.

Località Torre Faro | Visite: venerdì dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 17.30, sabato e domenica dalle 16 alle 19.30 | Durata: 30 minuti | Accessibile ai disabili

19. Parco Sociale di Forte Petrazza a Camaro

Quasi due secoli fa era parte del sistema difensivo pensato dall'arma del Genio militare per proteggere lo Stretto di Messina dagli attacchi via mare. Un presidio importantissimo, in cui le fortificazioni erano in pratica invisibili a chi le avrebbe attaccate, perché incastonate in cima a colline come architetture ipogee protette con fossati, saponiere e ponti levatoi.In un certo senso, il parco sociale Forte Petrazza non ha perduto la propria vocazione: da militare si è trasformato oggi in presidio culturale, in luogo di sperimentazione e contaminazioni dei saperi, di valorizzazione dei beni culturali e ambientali e di studio di processi di inclusione e lotta alle mafie attraverso percorsi mirati. Un bel passo avanti per questo luogo tornato finalmente a vivere, dopo un passato in cui venne occupato abusivamente dalla criminalità organizzata.

Località FortePetrazza | Visite: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 17.15

Durata: 45 minuti | Non accessibile ai disabili

20. Palazzo Zanca

È la sede del Municipio di Messina ma anche una casa della memoria per la città. A cominciare dal luogo originario in cui si trovava una volta: la Palazzata, la monumentale cornice al porto falcato distrutta dalla natura e dalle smanie speculative dell’uomo. Venne ricostruito nel 1924 nel luogo attuale in stile neoclassico. Ancora a proposito di memoria, se all’interno del palazzo si trovano i resti delle mura greche, tra le sculture della facciata non potevano mancare quelle di Dina e Clarenza, la cui memoria è arrivata fino a noi dal Medioevo. Quando la sollevazione del Vespro contro Carlo I d’Angiò si propagò anche a Messina, furono loro a salvare dall’assedio la città. Nella notte dell’8 agosto 1282, Dina difese i suoi scagliando sassi sui soldati nemici, Clarenza suonando le campane dal campanile del Duomo da dove svegliò tutta la città. La ebbero vinta.

Via Ghibellina, 65 | Visite: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 17.30

Durata: 30 minuti | Accessibile ai disabili

21. Pinacoteca dell’Università di Messina

Qui il tempo sembra essersi fermato a un’epoca in cui il terribile terremoto del 1908 non aveva ancora offeso Messina. Si tratta di una preziosa collezione di quadri accomunati da un unico denominatore: la protagonista è lei, la città. Con i suoi castelli, le sue vedute a volo d’uccello, le atmosfere irripetibili di un luogo che sembrava nato dalle spume del mare per incantare chiunque lo visitasse. Nella collezione, da sempre di proprietà dell’ateneo cittadino, si trovano opere di pittori locali tra Sette e Ottocento, molte delle quali sono delle autentiche chicche: come l’elegante gouache settecentesca raffigurante il castello di Roccaguelfonia.

Palazzo dell’Università, Piazza Pugliatti, 1 | Visite: sabato e domenica dalle 10 alle 17.30 | Durata: 30 minuti | Accessibile ai disabili

22. Sacrario Cristo Re e Torre Ottagona

Qui convivono il passato remoto e quello prossimo: la torre ottagonale, merlata, fa parte di quelle fortificazioni medievali che resero imponente e protetta la città. Su questa testimonianza del Duecento, però, si trova una campana che parla di un passato abbastanza recente: è stata fusa con il bronzo dei cannoni requisiti nel primo conflitto mondiale. Il sacrario, ispirato alla basilica di Superga di Filippo Juvarra e inaugurato nel 1937, è invece una celebrazione di chi perse la vita in quella che avrebbe dovuto essere una guerra lampo e durò invece lunghi anni. In basso si trova il monumento al milite ignoto del 1935, di Antonio Bonfiglio. Sopra è la chiesa, con due grandi tele di Salvatore e Guido Gregorietti, mentre in una nicchia della scalinata esterna è la statua marmorea del Cristo Re realizzata da Tore Calabrò.

Sacrario Cristo Re | Visite: sabato dalle 10 alle 14 e domenica dalle 12 alle 17

Durata: un’ora | Non accessibile ai disabili

23. Santuario della Madonna di Montalto

Primo edificio di culto ricostruito dopo il terremoto del 1908, questo santuario è legato alla racconto dell’apparizione della Madonna che, nel corso della guerra del Vespro, venne in difesa dei messinesi assediati dai francesi, prendendo così il nome di Madonna delle Vittorie. Dopo il terremoto, il prospetto è stato rifatto nel 1930 con due campanili a cuspide che affiancano la facciata, al culmine della quale si trova la statua marmorea della Madonna delle Vittorie. Da non perdere l’interno, una statua mariana del Seicento cesellata in oro e rame e un crocifisso ligneo del primo Cinquecento. Fin dalla fondazione, il santuario fu affidato alle suore cistercensi che avevano già una dimora. Le religiose vollero però costruire un monastero accanto a Montalto, e edificarono un convento che conobbe periodi di grande floridezza.
Via Dina e Clarenza, 16 | Visite: sabato dalle 10 alle 14.40 e domenica dalle 12 alle 17.40 | Durata: 20 minuti | Accessibile ai disabili

24. Teatro Vittorio Emanuele II

Il primo dei teatri ottocenteschi di Sicilia, sorge tra la Via Garibaldi e il corso Cavour, costruito per volere di Ferdinando II di Borbone tra il 1842 e il 1852. Venne realizzato su progetto del napoletano Pietro Valente in stile neoclassico e inaugurato nel 1852. In origine fu chiamato Teatro Elisabetta dal nome della madre del re, poi, dopo l'impresa garibaldina in Sicilia cambiò il nome nell'attuale in omaggio al primo re d'Italia. L'esterno ha conservato intatta la sua originaria struttura con il portico d'ingresso a tre arcate sulla cui sommità svetta imponente il gruppo marmoreo raffigurante “Il Tempo che scopre la Verità e Messina” dello scultore messinese Saro Zagari che ha realizzato anche i bassori lievi in facciata. A inaugurare il Teatro, il 30 marzo 1870, fu “La Sonnambula” di Vincenzo Bellini. La volta del Teatro è decorata con la grande pittura eseguita da Renato Guttuso, raffigurante la Leggenda di Colapesce .

Via Pozzo Leone, 5 | Visite: sabato 23 dalle 9.30 alle 14 e domenica 24 settembre dalle 9.30 alle 14 | Durata: 30 minuti | Parzialmente accessibile ai disabili

25. Vecchie carceri del Castello di Rocca Guelfonia

Sono le vecchie carceri del perduto Castello di Matagrifone o di Rocca Guelfonia, la cui fondazione come struttura difensiva sulla città e sul porto – su una collina dominante il centro storico – affonda nelle origini di Messina. C’è chi sostiene sia stato costruito o rinforzato da Riccardo Cuor di Leone, re d’Inghilterra, in viaggio nel 1190 verso il Santo Sepolcro, per tenere a freno i “Greci” messinesi che non vedevano di buon occhio la sua presenza in città (MataGriffones significherebbe ammazza Greci). La sua storia attraversa i secoli: residenza regale nel XV secolo, teatro della disperata resistenza dei cittadini durante la rivoluzione antispagnola dal 1674 al 1678, bombardata a più riprese tra il Settecento e l’Ottocento, poi devastata dal terremoto. Nel 1838 l’antica fortificazione fu trasformata in prigione per ospitare i detenuti fatti sloggiare dalla struttura abbattuta per fare posto al Teatro Santa Elisabetta, oggi Teatro Vittorio Emanuele.

Sacrario Cristo Re | Visite: sabato dalle 10 alle 14.45 e domenica dalle 12 alle 17.45 | Durata: 15 minuti | Non accessibile ai disabili

26.Villa Cianciafara

Filippo Cianciafara, raffinato fotografo e incisore, nacque e visse tra queste mura e tra questi giardini, condividendo la propensione all’arte e alla natura dei suoi più celebri cugini: Giuseppe Tomasi di Lampedusa e Lucio Piccolo. La dimora venne edificata alla fine del Settecento su un preesistente edificio medievale. È uno dei pochi edifici del suo tempo che si presenta pressoché intatto, come dimostra la disposizione di ambienti e spazi. Originariamente la dimora doveva essere destinata alla produzione agricola, con l'edificio padronale circondato dalle case coloniche, il lavatoio, il palmento e il frantoio, il magazzino per il vino e il forno, la cappella, le ville di diletto, il pergolato e, infine, defilati nei pressi dell'orto, la stalla e il fienile.

Via Comunale Zafferia, 17 | Visite: venerdì, sabato e domenica 10 > 12.20 e dalle 16 alle 18.20 | Durata: 35 minuti | Parzialmente accessibile ai disabili

27. Villa De Pasquale

Uno spaccato di quella Sicilia in cui l’imprenditoria illuminata si fondeva con una concezione armonica di sviluppo delle risorse naturali, in cui si riteneva che l’arte fosse essenza, e non ornamento. Dopo decenni di completo abbandono, la villa liberty di Contesse è finalmente tornata a risplendere l’anno scorso. E sembra quasi di vedere Eugenio De Pasquale – imprenditore che lavorava agrumi e gelsomini per farne essenze – aggirarsi tra i giardini di questo luogo in cui doveva essere sempre estate. O per le stanze della villa, che riecheggiano di suggestioni di pittori antichi. Basta chiudere gli occhi per vedere all’opera le gelsominaie, che lavoravano proprio nel giardino della villa, raccogliendo i preziosi fiori nei loro grembiuli di lino, attente a non intaccarne i petali. Una realtà che sembrava eterna, ma che venne spazzata dal terremoto del 1908, insieme alla famiglia De Pasquale.

Via Marco Polo, 266 | Visite: venerdì 22, sabato 23 e domenica 24 dalle 10 alle 18 | Durata: 30 minuti | Parzialmente accessibile ai disabili

28. Villa Pace Sanderson e Museo Fotografico

Un giardino romantico in riva allo Stretto, che accolse tra i suoi ospiti più celebri il kaiser Guglielmo II e i reali di Casa Savoia. Villa Pace racconta di una Messina ricca e dolce, di una borghesia cittadina operosa. Il complesso nacque nel 1817, con l’arrivo dell’imprenditore britannico William Sanderson. Furono molte le famiglie inglesi che tra Otto e Novecento decisero di trasferirsi in Sicilia, attratti da quella che ai loro occhi era una prodigiosa estate perenne, ma anche dalle opportunità economiche. Sanderson si specializza infatti nel commercio di estratti agrumari, e fa della villa lungo la “strada al faro” l’espressione della propria prosperità. Una opulenza, però, mai pacchiana: Franz von Wantoch Rekowoski, diplomatico tedesco e fidanzato di Luisa Leila Sanderson, ricordando i suoi soggiorni, definì questo posto incantato “un luogo dell’anima”.

Via Consolare Pompea | Visite: sabato e domenica dalle 10 alle 17.20

Durata: 35 minuti | Parzialmente accessibile ai disabili

LE PASSEGGIATE DE LE VIE DEI TESORI

1. Percorrere Antonello: la scuola, la ritrattistica e le architetture

Sabato 16 settembre, ore 10.30

Durata: 2 ore | Raduno: Chiesa dello Spirito Santo, piazza Spirito Santo, via Merli e Malvizzi

2. Percorrere Antonello classico

Domenica 17 settembre, ore 10.30

Durata: 2 ore | Raduno: Palacultura Antonello, viale Boccetta 343

3. Sulle orme del mito

Sabato 16 settembre, ore 9.30

Durata: 3 ore | Raduno: Fontana del Nettuno, Via G. Garibaldi | Repliche: sabato 23 settembre, ore 9.30

4. Sulle orme del sacro

Domenica 17 settembre, ore 9.30 | Durata: 3 ore

Raduno: Passeggiata a Mare (fronte Prefettura) | Repliche: domenica 24 settembre, ore 9.30

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007