"Le Dieci Perle". Fiabe e pedagogia di Paola Purpura

“Le Dieci Perle”. Fiabe e pedagogia di Paola Purpura

Laura Giacobbe

“Le Dieci Perle”. Fiabe e pedagogia di Paola Purpura

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lunedì 04 Novembre 2013 - 18:08

Dal punto di vista stilistico, il libro ha un andamento piuttosto discontinuo, alternando periodi estremamente semplici ad altri nei il linguaggio diviene improvvisamente forbito. Tale mancanza di fluidità rende la lettura un po' macchinosa e ciò si deve, probabilmente, al mancato obiettivo dell'autrice di rivolgersi contemporaneamente ad un duplice destinatario, pur mantenendo l'unità complessiva del testo.

Si è svolta ieri, presso il Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, la presentazione del libro Le Dieci Perle, Fiabe per i bambini che affrontano situazioni difficili. L’autrice Paola Purpura, giovane psicologa palermitana con una particolare attenzione per le problematiche infantili, ha voluto convogliare questo suo interesse nella creazione di dieci racconti brevi, dal contenuto moraleggiante, rivolti tanto al pubblico adulto quanto a quello dei più piccoli.

All’evento hanno partecipato, in qualità di relatori, diversi membri dell’associazione culturale ASAS (Associazione Siciliana Arte e Scienza), la presidentessa Flavia Vizzari ed il vicepresidente Pier Paolo La Spina, oltre che i soci fondatori Pina Bernava e Nino Comunale, con la moglie Giancarla Oteri. La serata ha avuto inizio con una breve presentazione dell’Associazione, nata tre anni fa con l’intento di creare uno spazio di circolazione per l’arte in tutte le sue forme, dove dar voce, nelle parole di Pina Bernava, a “chiunque voglia esprimere le proprie pulsioni artistiche”. I soci presenti hanno espresso il loro desiderio di sancire, con quest’incontro, l’inizio di una duratura collaborazione con l’editore Tozzi, presente in collegamento Skype. Un’esperienza già programmata, che si concluderà con un concorso di poesia rivolto ad autori emergenti.

La lettura degli estratti più significativi del libro della Purpura si è andata poi alternando a momenti di commento e di riflessione. L’attenzione dell’uditorio è stata convogliata su tutte le funzioni, in aggiunta a quella principale di strumento di diletto, che la favola, in quanto genere letterario, racchiude in sé. Particolare riferimento è stato poi dato al valore didattico che essa ha da sempre esercitato sul lettore, con un inevitabile riferimento classico rivolto alle favole di Esopo e di Fedro. Ma ciò che maggiormente si è voluto mettere in luce, è stata la recente acquisizione, da parte di questo genere, di una nuova ed estremamente importante funzione, al di là di quelle canoniche già citate. La dottoressa Giancarla Oteri, specializzata in Neurologia, ha attribuito un grande merito al valore terapeutico che, sempre più, il contenuto narrativo oggi assume, grazie anche all’innata capacità dei racconti fantastici di presentare la realtà, agli occhi del bambino, in modo più delicato e meno brusco di quanto essa non appaia nel mondo reale. Un potenziale che non può essere sottovalutato, specie nei tempi attuali che purtroppo di roseo hanno ormai ben poco. Con riferimento al caso specifico de Le Dieci Perle, è stato confermato come l’intento di queste favole voglia essere tentare di lenire il potere distruttivo che determinati eventi drammatici possono avere su un animo sensibile come quello del bambino, tentando di trasporre tali eventi in un mondo fantastico, a lui più vicino e più affine. A tal proposito, nel libro compare il termine “fiaba terapia”. Si tratta di un meccanismo per il quale il bambino, vedendo i protagonisti delle favole affrontare difficoltà simili a quelle che lui stesso sta vivendo ed uscirne vittoriosi, diviene capace di vivere le stesse con minor angoscia e maggiore positività. I dieci protagonisti di questi racconti, personaggi immaginari perlopiù appartenenti al mondo animale, si trovano invischiati in situazioni drammatiche di estrema attualità. Obesità, alcolismo, depressione e persino il delicato tema dell’omosessualità, seppure ambientati in un contesto favolistico, vengono presentati con una limpidezza che non ci si aspetterebbe, trattandosi di un libro di favole. Non si fa infatti uso di metafore o giri di parole, né si cerca in alcun modo di edulcorare tali realtà, ma i concetti vengono chiamati col proprio nome ed affrontati in modo diretto e trasparente. L’autrice, tuttavia, ci tiene a rimarcare come l’approccio del bambino a questo volume debba preferibilmente avvenire sotto la guida del genitore, di modo che questi possa indirizzarlo alla comprensione del messaggio, ma nello stesso tempo possa egli stesso trarne un insegnamento. Ciò, con riferimento alla convinzione dell’autrice che spesso determinati stati di malessere o di disagio, che nascono nell’infanzia, possono derivare dall’incapacità dei genitori stessi di rivolgere ai figli l’attenzione adeguata. Pertanto questo libro vuole fungere da stimolo anche per costoro, affinché possano essere spinti ad interrogarsi sulla correttezza della propria condotta genitoriale ovvero sull’eventuale necessità di un repentino cambio di rotta. A conclusione dell’evento, l’autrice ha voluto sottolineare come la sua esperienza di supporto ai minori, seppure ancor breve, l’abbia indotta a credere che, per quanto spiacevole possa apparire la situazione di partenza, una comunicazione sincera e diretta tra il bambino e l’adulto, genitore o educatore, sia in ogni caso da privilegiare.

Dal punto di vista stilistico, il libro ha un andamento piuttosto discontinuo, alternando periodi estremamente semplici ad altri nei il linguaggio diviene improvvisamente forbito. Tale mancanza di fluidità rende la lettura un po’ macchinosa e ciò si deve, probabilmente, al mancato obiettivo dell’autrice di rivolgersi contemporaneamente ad un duplice destinatario, pur mantenendo l’unità complessiva del testo. Nonostante ciò, tuttavia, il libro rimane un utile spunto di riflessione ed un apprezzabile tentativo di far luce su alcune importanti, drammatiche realtà a noi contemporanee.

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