Il Pd regionale si sveglia dopo 2 anni e commissaria Messina. Ridolfo:"Ho fatto da bersaglio"

Il Pd regionale si sveglia dopo 2 anni e commissaria Messina. Ridolfo:”Ho fatto da bersaglio”

Rosaria Brancato

Il Pd regionale si sveglia dopo 2 anni e commissaria Messina. Ridolfo:”Ho fatto da bersaglio”

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lunedì 14 Settembre 2015 - 22:01

Dopo due anni d'imbalsamazione il segretario regionale Raciti commissaria il Pd di Messina, accogliendo con due righe di comunicato le dimissioni di Basilio Ridolfo. "L'unico a pagare una situazione ingovernabile-scrive Ridolfo il 3 settembre- sono io, diventato bersaglio di critiche. Per restare fedele agli impegni presi ho collezionato brutte figure che hanno leso la mia persona". Dieci giorni dopo la lettera il segretario annuncia il commissariamento.

Per due anni, dall’ottobre 2013, è stato mandato in prima linea, a prendersi le raffiche degli spari. Presentato come il segretario provinciale simbolo dell’unità è stato, spesso e volentieri, usato come alibi o come parafulmini. La sua coerenza, il suo mettersi a disposizione del partito, ha fatto comodo a tutti quando, nei momenti di crisi, ha lasciato che le sue dimissioni, nel 2014 e nel 2015, venissero congelate e scongelate a piacimento di chi muoveva le fila del partito. Due anni dopo l’elezione di Basilio Ridolfo segreterio provinciale di un Pd ostaggio di un gruppo di dirigenti, dopo quasi mille giorni di estenuanti tira e molla, la segreteria regionale annuncia con due righe di comunicato di aver accettato le dimissioni di Ridolfo e di aver disposto il commissariamento, affidato al segretario regionale Fausto Raciti. Le due righe si concludono con uno striminzito “grazie” nei confronti di chi, per riparare altri, ha fatto da tiro al bersaglio, quale “garante” di un patto tra deputati Rinaldi-Laccoto-Panarello, rinnovato nel 2014 e poi nel marzo 2015. Ancora l’1 marzo, quando Ridolfo ha reiterato la volontà di dimettersi se non si fosse raggiunto un accordo sul percorso per riavviare la macchina del partito, è stato invitato a restare. Ed infatti il 20 marzo ha presentato un cronoprogramma che puntava alle Assemblee ed al Congresso entro giugno. Progetti che puntualmente, con tattiche da vecchia politica, sono stati disinnescati fino alle amministrative di giugno, lasciando imbalsamato il segretario e qualsiasi velleità di cambiamento. L’estate è trascorsa con continue richieste da parte di Ridolfo di incontri con i vertici regionali per far ripartire quel che resta di un partito ridotto in macerie. Fino a quando, il 3 settembre Basilio Ridolfo , stanco soprattutto sul piano umano, presenta la lettera definitiva di dimissioni che, per l’ennesimo atto di lealtà nei confronti dei vertici del partito, non diffonde alla stampa per evitare strascichi polemici. Raciti tiene nel cassetto la lettera per 10 giorni, fino a quando, il 14 settembre rende noto il commissariamento del Pd di Messina. Qualcosa deve essere cambiato negli equilibri interni al Pd regionale, altrimenti non si spiega il perché di questa decisione adesso e non prima, dal momento che il contesto è rimasto immutato per 2 anni. Nelle prossime settimane si capirà se il commissariamento è una manovra per continuare l’operazione ibernazione o se si procederà con le Assemblee ed il Congresso. La guerra delle tessere sta per cominciare, a meno che l’obiettivo non sia prolungare l’agonia.

Nella lettera che Ridolfo non ha divulgato il 3 settembre l’ex segretario riassume quanto accaduto dall’1 marzo quando lo stesso Raciti gli diede il mandato di trovare la soluzione per far ripartire la macchina. Il 20 marzo Ridolfo presentò ai coordinamenti provinciale e cittadino il cronoprogramma per arrivare a tesseramenti, assemblee e congressi. Ma il percorso divenne ad ostacoli, perché i 3 gruppi facenti capo a Rinaldi, Panarello e Laccoto, trovarono il modo per allungare i tempi, complici le elezioni e le crisi al governo regionale, fino ad agosto.

“Con il risultato- sottolinea Ridolfo- che ai miei annunci , non sono seguiti i fatti e a farne le spese sono rimasto solo io, diventando bersaglio di critiche politiche. Oggi registro, in modo definitivo, che il quadro politico che ha comportato la mia elezione a segretario provinciale del PD non esiste più e che talune componenti considerano che la migliore prospettiva per il partito possa essere la nomina di commissario. Del resto io, essendo stato eletto alla carica di segretario provinciale in maniera unitaria e volendo rimanere fedele fino in fondo a tale mandato, non vorrei rappresentare un partito diviso. Tuttavia non posso non esternarti, con amarezza, che per rimanere fedele ad un impegno richiesto dapprima da tutte le componenti del PD (durante l'elezione a segretario provinciale del PD dell'ottobre del 2013), poi – in ben due occasioni (nel settembre del 20L4 e nel marzo del 2015) – dal Regionale, ho collezionato una serie di "brutte figure" che hanno finito per ledere la mia reputazione di persona in genere attiva ed apprezzata, sia come amministratore che come professionista. Non avrebbe alcun senso insistere in un percorso irto di ostacoli contrassegnato dall'attesa di risposte che tardano ad arrivare e di appuntamenti annunciati e mai posti in essere”.

Ridolfo conclude chiarendo come la sua preoccupazione finora sia stata quella di traghettare la “nave-partito” verso una gestione normale, missione poi rivelatasi impossibile “ti comunico quindi la mia decisione di rassegnare le dimissioni. lntendo privilegiare l'impegno politico in ruoli di amministrazione concreta e restare ai margini di un confronto all'interno del partito il cui unico risultato è stato il continuo logoramento della mia persona. Lasciando l'incarico, posso affermare di aver agito con correttezza ed in perfetta aderenza al mandato conferitomi, e sottolineo che nonostante i ripetuti tentativi non si sono mai verificate le condizioni per mettere in pratica le linee programmatiche che hanno costituito la base sulla quale si è registrata la mia elezione a segretario provinciale. Chiaramente errori ne ho commessi. lronia della sorte: proprio la pervicace convinzione di tenere fede all'impegno originario di essere il segretario di un partito unito è risultato il principale limite, insieme ad un atteggiamento esageratamente disponibile”.

Da domani scatta la resa dei conti, la guerra per il controllo del Pd, a meno che non si apra una nuova, lunga stagione fredda ed un nuovo congelamento, affinchè “tutto cambi per non cambiare niente”.

Ridolfo e il Pd, con la complicità di quello regionale, sono rimasti per due anni ostaggio di un vertice paralizzato dalla paura del cambiamento, dell'opa in arrivo, arroccati su posizioni di autoreferenzialità e incapaci di fare un passo indietro personale, per quel che definiscono il bene del partito ma che con il partito non ha nulla a che vedere.

Rosaria Brancato

4 commenti

  1. Ridolfo ti dovevi dimettere prima, ostinandoti non hai fatto altro che affossare il partito.

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  2. Ridolfo ti dovevi dimettere prima, ostinandoti non hai fatto altro che affossare il partito.

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  3. MA PERCHE’ NON PRENDETE I BARCONI E ANDATE IN AFRICA. DOPO TUTTO QUELLO CHE AVETE E CHE STATE PROVOCANDO IN ITALIA. SE L’ARTICOLO RIGUARDAVA ALTRO PARTITO L’AVREI CRITICATO NEL GIUSTO. FARE LE ELEZIONI REGOLARMENTE E POI POTETE PARLARE. COMMISSARIATO IL PD DI MESSINA DOPO DUE ANNI? MEGLIO TARDI CHE MAI.

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  4. MA PERCHE’ NON PRENDETE I BARCONI E ANDATE IN AFRICA. DOPO TUTTO QUELLO CHE AVETE E CHE STATE PROVOCANDO IN ITALIA. SE L’ARTICOLO RIGUARDAVA ALTRO PARTITO L’AVREI CRITICATO NEL GIUSTO. FARE LE ELEZIONI REGOLARMENTE E POI POTETE PARLARE. COMMISSARIATO IL PD DI MESSINA DOPO DUE ANNI? MEGLIO TARDI CHE MAI.

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