Il tendagate, la commedia degli equivoci e quel renatodiprima che non c'è più

Il tendagate, la commedia degli equivoci e quel renatodiprima che non c’è più

Rosaria Brancato

Il tendagate, la commedia degli equivoci e quel renatodiprima che non c’è più

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domenica 06 Settembre 2015 - 06:37

Dopo il caso della tenda i partiti chiedono le dimissioni di Ialacqua e avanzano ipotesi di sfiducia ad Accorinti. C'è da chiedersi, ma finora pensavano di vivere nel Giardino dell'Eden? A svegliarli dal sonno è stata la solidarietà dell'assessore agli attivisti? Quel patto silente di ipocrisia basato su una serie di equivoci dal 2013 si è rotto.

Per dirla biblicamente in principio fu Adamo, ma quel che avvenne dopo il tendagate non ha nulla a che vedere con le origini del caso. Anzi, per dirla tutta, nessuno si è più interessato alle sorti della signora della tenda piantata in piazza Pugliatti. Quindi “in principio fu Adamo” e quel che è accaduto dopo fa pensare che i partiti e l’amministrazione fossero davvero convinti di vivere nel Paradiso Terrestre. Non si capirebbe infatti perché Pd, Udc, Dr, Forza Italia, si siano improvvisamente svegliati sventolando la bandiera delle dimissioni e della sfiducia per via del tendagate, come se fino ad allora avessero vissuto nel Giardino dell’Eden.

Non so voi, ma io, fino alla mattina della segnalazione di Piero Adamo, e fino a questa mattina ho visto Messina sporchissima. Cumuli di rifiuti, una gestione della raccolta indecorosa come dimostrano centinaia di foto che i lettori inviano al nostro numero whatsapp o pubblicate su Facebook. Sembra di vivere nell’Arca di Noè, invasi da scarafaggi, blatte, topi, zecche, zanzare, persino cinghiali. Le aiuole sono selve, le villette, le fontane, gli spazi verde sono abbandonati, nei cimiteri regna il peggior degrado. Tutto questo avviene dopo l’impero di re Ciacci e dei suoi consulenti profumatamente pagati fatti venire appositamente dal nord perché per l’amministrazione noi messinesi siamo incivili. Per questi motivi e non per altri Ialacqua avrebbe dovuto dimettersi. Una città pulita, un arredo urbano decoroso, questo è il primo compito di un assessore: amministrare. Per mesi Ciacci e Ialacqua hanno sbandierato i dati di una differenziata al 78% a Ganzirri sorvolando sulle inguardabili condizioni del resto della città e attribuendo ai messinesi incivili le responsabilità del disservizio. L’assessore Ialacqua non si è mai assunto un minimo di responsabilità, continuando ad accusare quellidiprima per una mmunnizza che c’è adesso: “Messina ha vissuto ben altre sporcizie”. Bene, lo sappiamo, ma è lei adesso l’assessore, ci spieghi la sporcizia di oggi, non quella del 2008. Nel Giardino dell’Eden saranno i messinesi a pagare integralmente quello che viene passato per un servizio, attraverso Tari e Tasi alle soglie massime.

Eppure, il consiglio comunale chiede le dimissioni non in virtù del pessimo operato di Ialacqua, ma perché ha espresso solidarietà agli antagonisti arrestati. Le barricate vengono alzate solo dopo il tendagate, che ha messo a nudo alcuni equivoci sui quali si basa un “patto silente di ipocrisia” dall’estate 2013. Se ne deduce che per loro è tollerabile vivere in uno zoo, usare il machete per farsi strada tra erbacce e cespugli, vivere in mezzo ai rifiuti, ma l’unica cosa intollerabile è che un assessore da sempre attivista e pacifista si schieri con i manifestanti. Annunciano poi una mozione di sfiducia ad Accorinti. Il sindaco per due giorni sulla vicenda non ha proferito verbo e quando l’ha fatto, ha dato un colpo al cerchio ed uno alla botte. Se avesse potuto non si sarebbe espresso come non lo ha fatto per le occupazioni della Casa del portuale e della scuola Pascoli e per i successivi sgomberi, per la manifestazione contro le celebrazioni della Conferenza di Messina e quando, anche questa segnalazione fatta da Adamo, Croce e Vento dello Stretto, gli organizzatori del Festival Transeuropa hanno definito “Messina una città amministrata in passato da partiti legati alla mafia”.

Anche questo deriva da un equivoco: Accorinti non è più l’accorinticheceraprima, l’attivista, il pacifista, quello dei 40 anni di battaglie, il leader che ha trascinato Cambiamo Messina dal basso alla vittoria e che ha sconfitto la vecchia politica. Nell’estate del 2013 è iniziato un percorso di “normalizzazione” visibile attraverso la composizione della giunta, nella quale prevale l’anima meno radicale e più radical chic e negli atti portati avanti che sono lontani anni luce dal programma elettorale di CMdB. Il Renatodiprima sarebbe stato al fianco di Ialacqua, l’accorintidioggi non sa che fare. Del Renato dei cortei resta solo la battaglia per entrare senza cravatta all’Ars e in Parlamento, ma non è questo che si chiede ad un amministratore.

Messina è trasandata, sporca, la qualità dei servizi è peggiorata, l’abusivismo selvaggio è la regola, la Passeggiata a mare è stata trasformata in un suk ad agosto, manca una politica per il turismo, per il commercio, le saracinesche si abbassano per non rialzarsi più. Quando è stata l’ultima volta che Accorinti è andato nelle periferie, nei villaggi? E’ mai andato al fianco di quegli operatori che si battono per valorizzare i nostri tesori artistici, storici, paesaggistici? Ha mai messo piede nella Galleria Vittorio Emanuele trasformata in latrina? A Villa Dante piuttosto che Villa Mazzini? Non si può limitare la rivoluzione ad un’isola pedonale e mezza quando intorno tutto muore e c’è un’emorragia di giovani. Non basta l’Atm per salvare il resto.

Eppure fino al tendagate sia i partiti che l’amministrazione erano convinti di vivere nel Paradiso Terrestre. E così come la “mela” di Adamo ha svelato la realtà altrettanto è successo per gli inquilini di Palazzo Zanca. Ialacqua ha scoperto che è rimasto solo ad essere quello del 2013, i consiglieri hanno scoperto che 2 anni fa hanno eletto un pacifista, attivista, uomo di battaglie civili, il sindaco scalzo ha capito che non avrà più il sostegno di chi lo ha portato alla candidatura. Accorinti è stato votato perché era Accorinti. Ma 2 anni dopo i partiti contestano ad Accorinti e Ialacqua di essere Accorinti e Ialacqua. Della giunta, quella portata fino al ballottaggio dalla sinistra radicale e dai movimenti, fanno parte Cacciola, Signorino, De Cola, Panarello, Perna, che non hanno condiviso la posizione di Ialacqua e non l’avrebbero condivisa neanche prima. Non si tratta di dettagli, ma dell’anima di un’amministrazione, di quello spirito che dovrebbe unire la squadra e che non c’è più perché il renatodiprima non c’è più dall’estate 2013. Lentamente il percorso di “normalizzazione” e di “moderazione” ha fatto sì che sull’occupazione e sulla gestione dei beni comuni lui non abbia detto nulla, né sugli sgomberi, né sulle proteste per un anniversario che lui, fan di Tsipras, avrebbe dovuto vedere quanto meno con antipatia. Doveva scegliere tra l’anima pinellina, attivista, pacifista e quella di un’amministrazione “normale”. Ha tentennato, provato a stare nel mezzo, poi alla fine ha preso le distanze dal mondo di prima., consapevole del fatto che finora ha amministrato grazie al sostegno della maggioranza bulgara. E proprio ora che ha diluito il suo accorintismo puro attraversando il Rubicone il sindaco si trova contro chi lo ha sostenuto finora: i partiti.

Tranquilli però, tra pochi giorni del tendagate non si ricorderà più nessuno e tutti torneremo a vivere nel Paradiso Terrestre. Certo, Messina sarà sempre sporca, le strade dissestate, i negozi continueranno a chiudere, mancheranno solo le zanzare perché l’estate è finita. Il Consiglio comunale approverà poche ore prima della scadenza tariffe Tari e Tasi alla soglia massima così come proposto dall’amministrazione, farà finta di indignarsi, poi approverà i bilanci, sempre all’ultimo momento, dirà è l’ultima volta. A votare saranno 18 consiglieri su 40 perché gli altri sono tutti a Chi l’ha visto. Ialacqua non si dimetterà, né Pd, Udc, Forza Italia e Dr glielo chiederanno più né parleranno più di sfiducia fino a Natale.

Abbassato il sipario sul tendagate tutto tornerà ad essere tollerabile. E nessuno chiederà che fine ha fatto la signora della tenda.

Rosaria Brancato

4 commenti

  1. A villa Dante Renato c’è sicuramente stato visto che abita li accanto. Credo che il problema non stia nei posti dove è o non è stato, ma nel fatto che non abbia proprio le capacità per amministrare. La teoria è bella, ma la pratica è tutta un’altra cosa!

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  2. A villa Dante Renato c’è sicuramente stato visto che abita li accanto. Credo che il problema non stia nei posti dove è o non è stato, ma nel fatto che non abbia proprio le capacità per amministrare. La teoria è bella, ma la pratica è tutta un’altra cosa!

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  3. sergio indelicato 6 Settembre 2015 09:00

    Quando ,presenziando la campagna delle elezioni amministrative, cercai di ricordare che si trattava di elezioni amministrative e che il sapere cattedratico o lo sventolio di vessilli poco o nulla a che fare con la gestione del Res Pubblica , fui subito tacciato di millanteria e che l’onestà intellettuale del nuovo che avanza avrebbe tutto rimesso a posto. Invece i fatti dimostrano che l’improvvisazione non paga mai e, sopra tutto, se la situazione della città è complicatissima su tutti i fronti. Credo che l’errore più importante fatto dall’attuale amministrazione sia stato quello di voler educare la maggior parte dei ns. concittadini , poco incline al rispetto delle regole e al senso civico. Manu militari altro che free Tibet

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  4. sergio indelicato 6 Settembre 2015 09:00

    Quando ,presenziando la campagna delle elezioni amministrative, cercai di ricordare che si trattava di elezioni amministrative e che il sapere cattedratico o lo sventolio di vessilli poco o nulla a che fare con la gestione del Res Pubblica , fui subito tacciato di millanteria e che l’onestà intellettuale del nuovo che avanza avrebbe tutto rimesso a posto. Invece i fatti dimostrano che l’improvvisazione non paga mai e, sopra tutto, se la situazione della città è complicatissima su tutti i fronti. Credo che l’errore più importante fatto dall’attuale amministrazione sia stato quello di voler educare la maggior parte dei ns. concittadini , poco incline al rispetto delle regole e al senso civico. Manu militari altro che free Tibet

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