Interruzione di pubblico servizio, il III quartiere torna alla carica

Interruzione di pubblico servizio, il III quartiere torna alla carica

Interruzione di pubblico servizio, il III quartiere torna alla carica

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giovedì 19 Aprile 2018 - 06:28

Nuova protesta della III circoscrizione per l'interruzione di pubblici servizi nella zona di Messina Due, Salita Contino e Case Gialle

Il Consiglio della Terza Circoscrizione è tornato alla carica su una delle questioni più controverse degli ultimi anni consistente nella scelta adottata dall’Amministrazione Comunale di interrompere l’erogazione dei servizi pubblici di propria competenza in due porzioni di territorio particolarmente popolose come le vie Salita Contino e Salita Montesanto a “Messina Due” e “Villaggio Sant’Annibale – Case Gialle”, in quanto, dati catastali alla mano, non si tratta di proprietà comunale.

Il problema più eclatante riguarda il servizio di pubblica illuminazione.

Sulla scorta della delibera di Giunta Municipale n. 453 del 2014 avente per oggetto “Procedimento di verifica delle competenze comunali su impianti di P.I. in ambiti privati. Atto di indirizzo”, l’Energy Manager del Comune ha provveduto ad interrompere i contratti di fornitura elettrica che servivano le due zone facendo piombare le stesse nella totale oscurità serale, contribuendo non poco alla produzione di una condizione di pericolosa precarietà in termini di sicurezza e ordine pubblico.

Nelle vie Salita Contino e Salita Montesanto “Messina Due” l’interruzione del servizio di pubblica illuminazione è legato alla risalente controversia tra il Comune di Messina e la ditta lottizzante, la “Immobiliare Montesanto” dell’ingegnere Sebastiano D’Andrea oggi presidente di Confindustria Messina, avente per oggetto il mancato passaggio delle opere di urbanizzazione in capo allo stesso Comune.

Al Rione Sant’Annibale invece la controversia sulla titolarità delle opere di urbanizzazione intercorre tra il Comune di Messina e lo IACP – Istituto Autonomo Case Popolari.

Negando la propria titolarità e decidendo di agire in modalità meramente burocratica l’Amministrazione Comunale se ne è di fatto infischiato delle correlate problematiche di ordine pubblico e di sicurezza dei cittadini e, anziché operare per risolvere i problemi, ha acuito il disagio che si vive in zone nelle quali grava il peso della storica “malagestio” amministrativa.

Da tempo il Consiglio della Terza Circoscrizione sostiene che la legittima soluzione al problema vada rinvenuta sulla base delle norme del Codice della Strada.

Le arterie che attraversano Messina Due, così come il Rione Sant’Annibale sono strade di pubblico transito e rientrano nella regolamentazione prevista dagli artt. 2 e 14 del Codice della Strada classificabili per caratteristiche costruttive, tecniche e funzionali come “Strade locali” e, per questo, ascrivibili alla competenza del Comune di Messina, il quale pur non risultando catastalmente proprietario, è tenuto alla manutenzione, gestione e pulizia delle stesse strade, delle pertinenze e dell’arredo nonché di attrezzature, impianti e servizi, al controllo tecnico dell’efficienza, all’apposizione e manutenzione della segnaletica prescritta.

Sino ad oggi il Sindaco e gli assessori De Cola e Cacciola di rivedere la posizione assunta non ne hanno voluto sapere.

Tuttavia, vi è un elemento nuovo nella vicenda: si tratta del parere legale prot. n. 77279 del 23 marzo 2018 esitato dall’Avvocatura Comunale che analizzando specifiche norme del Codice della Strada si sofferma sul concetto di strada vicinale, intendendosi come tale una “strada di proprietà privata soggetta a servitù di uso pubblico” che in quanto tale è assimilata alle strade comunali.

Sulla base di tale assimilazione ne deriva che su tale tipologia di strade il Comune ha gli stessi obblighi cui è tenuto per le strade di proprietà.

Il parere legale richiama anche i noti elementi giurisprudenziali secondo i quali la natura pubblica della strada, dipende dalla coesistenza di tre condizioni quali:

  1. il passaggio esercitato a titolo di pubblica servitù da una collettività di persone qualificate dall’appartenenza ad un gruppo territoriale;
  2. la concreta idoneità del bene a soddisfare esigenze di carattere generale, anche per il collegamento con la pubblica via;
  3. un titolo valido a sorreggere l’affermazione del diritto di uso pubblico, che può anche identificarsi nella protrazione dell’uso da tempo immemorabile.

Come affermato più volte i suddetti requisiti coincidono perfettamente con gli elementi caratterizzanti i tratti di Salita Contino e Salita Montesanto ricadenti nell’ambito del Piano di Lottizzazione Montesanto – Messina Due nonché con le strade che attraversano il Villaggio Sant’Annibale Case Gialle per come si evince dalla documentazione fotografica illustrata osservata stamattina.

Emblematica nella individuazione della natura pubblica delle strade di cui trattasi è un passaggio del parere legale che si preferisce riportare testualmente:

<<… a prescindere dalla proprietà del suolo stradale e delle risultanze catastali (notoriamente non probatorie) ciò che rileva principalmente ai fini della individuazione della natura giuridica della strada e degli obblighi in capo all’Ente pubblico ad essa correlati è l’effettivo utilizzo che viene fatto della strada da parte della generalità dei cittadini nonché la funzione di collegamento con altre vie pubbliche e di servizio a favore di strutture di interesse generale. Chiari indizi, questi, della connotazione della strada a svolgere finalità di interesse generale che consentono di concludere per l’assoggettamento al regime pubblicistico e per il riconoscimento in capo al Comune dei poteri e dei compiti stabiliti dall’art. 14 del CdS>>.

Si tratta di elementi normativi chiari che forniscono i corretti presupposti di legittimità affinchè il Sindaco e la Giunta possano ravvedersi e correggere una scelta amministrativa del tutto sconsiderata che lede gravemente i diritti dei cittadini.

Un commento

  1. Se le strade sono pubbliche la magistratura dovrebbe, anzi avrebbe già dovuto, perseguire i responsabili che hanno attentato alla sicurezza ed all’incolumità dei cittadini. In caso contrario la magistratura dovrebbe, anzi avrebbe già dovuto, perseguire tutti i responsabili che per tanti anni hanno speso fiumi di quattrini dei contribuenti per pagare le bollette di fornitura della energia per illuminare strade private. Delle due l’una.

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