Torrenti, dopo Bordonaro si indaga su Mili. Mentre il nuovo Prg...

Torrenti, dopo Bordonaro si indaga su Mili. Mentre il nuovo Prg…

Alessandra Serio

Torrenti, dopo Bordonaro si indaga su Mili. Mentre il nuovo Prg…

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mercoledì 04 Maggio 2016 - 22:03

Il ponte distrutto è lambito inferiormente da una tubatura comunale che in caso di piena farebbe da tappo ai detriti ed alla piena del torrente. La Procura acquisisce la documentazione. La prima puntata del nostro dossier sul rischio torrenti a Messina e Provincia, l'indomani delle condanne per i 37 morti di Giampilieri e Scaletta.

Mentre a Palazzo Zanca si discute del nuovo Piano regolatore generale e qualche giorno dopo la sentenza che ha chiuso con due condanne il processo per l’alluvione assassina di Giampilieri del 2009, ecco il dossier sullo stato del dissesto idrogeologico a Messina e Provincia. Un viaggio tra i 96 torrenti della città di Messina e gli innumerevoli che attraversano i 107 comuni della Provincia, vere e proprie bombe pronte ad esplodere a causa del dilagante fenomeno dell’abusivismo e della scarsa manutenzione. E spulciando nella documentazione dei finanziamenti spesi e quelli rimasti nei cassetti, come nelle pastoie burocratiche che insieme alla mancanza di fondi lasciano al palo gli interventi, si scoprono pure i casi paradossali: come il ricorso al Tar del Comune di Messina contro…se stesso, o quasi.

GLI ESITI TRAGICI. Non c’è soltanto il 1 ottobre 2009. Nella storia recente della provincia di Messina la conta delle vittime del dissesto idrogeologico, di là delle responsabilità, non si limita ai 37 morti e dispersi sotto la frana di Giampilieri e la tracimazione dei torrenti a Scaletta Zanclea. E le ricorrenze tra le tragedie sono davvero tante. Nel 1998 tracimò il Torrente Annunziata inghiottendo la famiglia Carità che lo stava attraversando in auto e uno straniero. Soltanto due anni prima una violentissima alluvione aveva allagato la città, non seminando vittime soltanto per fortuna.

Anche a Giampilieri nel 2007 il torrente aveva tracimato travolgendo case e cose, due anni prima che la pioggia travolgesse anche le persone.

Nel marzo del 2011 un pensionato settantaseienne è morto a Graniti mentre tentava di attraversare il torrente Petrolo, tracimato. Un mese prima un sessantottenne era stato risucchiato in auto nel Torrente Inganno, tra Acquedolci e Sant’Agata: la piena ha travolto l’argine e una voragine si è aperta proprio sotto le ruote della microcar.

Nel 2009 il vicino torrente Rosmarino tracimò, allagando case e mettendo in pericolo la vita di un ciclista. Era la fine di ottobre e 24 ore di piogge torrenziali di ottobre causarono frane e allagamenti in tutto il comprensorio: il torrente Zappulla a Rocca di Caprileone, Acquedolci, Sant’Agata di Militello, le strade che costeggiano le fiumare e conducono a Galati Mamertino e San Salvatore. Anche in questi casi non ci sono state vittime ma danni ingentissimi. E puntualmente nell’ottobre 2015 le piogge torrenziali hanno fatto tracimare gli stessi corsi d’acqua, i cui letti asciutti si sono alzati di diversi metri, in questi anni, anche a causa della scarsa manutenzione.

LE INCHIESTE. A Messina ci sono tre indagati per il dissesto del torrente Bordonaro: il sindaco di Messina Renato Accorinti, il direttore della Protezione Civile Comunale e il dirigente dei lavori pubblici Antonio Amato. Continuamente a rischio le venti famiglie che vi abitano a monte, che spesso rimangono isolate in caso di piogge. Qualche mese fa il Comune ha avviato gli interventi di manutenzione ordinaria e pulizia. Non è l’unico caso sotto la lente della Procura di Messina, che ha sul tavolo un dettagliato dossier sullo stato dei corsi d’acqua messinesi, dei casi di abusivismo e degli interventi effettuati e da effettuare.

Recentemente la magistratura ha acceso i fari su un altro caso che desta allarme, quello del torrente Mili, a Sud. Il letto del torrente, sotto un ponte ad arco distrutto dagli eventi del 2009, sfiora praticamente il ponte stesso. Sotto i detriti si intravede un passaggio artificiale, cioè la tubatura di un acquedotto. Una condotta che in caso di piena farebbe da “tappo”, mettendo a rischio esondazione il torrente, abitato sugli argini. La magistratura ha chiesto al Corpo Forestale di acquisire tutta la documentazione esistente al Comune e negli altri uffici competenti. Dagli incartamenti spunta anche un’ordinanza del Genio civile che ordina a Palazzo Zanca di rimuovere il tracciato. Che invece è ancora lì.

IL NUOVO PRG: Se vedrà la luce e nella ultima versione attualmente in discussione, il nuovo piano regolatore generale di Messina conterrà alcune prescrizioni di portata storica. Nei torrenti ormai asciutti infatti negli ultimi 40 anni a Messina sono sorte intere città, con concessioni edilizie al limite delle prescrizioni di legge. Il nuovo piano regolatore generale stoppa invece le nuove richieste di concessione edilizia ai margini dei torrenti, e nei casi in cui queste invece verranno rilasciate comunque prescrive una distanza minima dagli argini di almeno 10 metri.

Alessandra Serio

4 commenti

  1. Ma dell’argine aperto da un privato all’altezza del ponte sulla S.S.144 ? e gli ovili nel torrente ?

    Nessuna notizia…..

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  2. Ma dell’argine aperto da un privato all’altezza del ponte sulla S.S.144 ? e gli ovili nel torrente ?

    Nessuna notizia…..

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  3. Tutto troppo lento e a posteriori…correre

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  4. Tutto troppo lento e a posteriori…correre

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