Caro diario: ecco la Messina che vorrei. Come le leonesse Dina e Clarenza

Caro diario: ecco la Messina che vorrei. Come le leonesse Dina e Clarenza

Rosaria Brancato

Caro diario: ecco la Messina che vorrei. Come le leonesse Dina e Clarenza

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domenica 24 Giugno 2018 - 05:56

Caro diario la Messina che vorrei c'è già, ma è sotto una coltre di polvere e stracci e nessuno la riconosce più.

Caro diario, il sindaco sarà deciso al ballottaggio ed a me i ballottaggi piacciono poco, perché s’innescano dinamiche perverse. Tradimenti, vendette trasversali, ripicche, rese dei conti, ambizioni personali che nulla c’entrano con l’interesse della città. Stasera vincerà la coalizione che ha più “fame”, intesa come determinazione a vincere, ad occupare ruoli, a raggiungere traguardi. O anche l’elettorato che ha più “fame”, intesa come fame di risposte, riscatto o semplicemente come stomaco vuoto nel senso più drammatico del termine.

Cario diario, non so cosa farei se fossi sindaco, so posso limitarmi a descrivere la Messina che vorrei. La Messina che vorrebbe Donna Sarina.

Immagino Messina come “Dina e Clarenza”, come una donna che si alza in piedi e sia pure vestita di stracci, si erge con tutta la sua dignità e con un ruggito da leonessa ci ricorda che siamo stati grandi, siamo stati il centro della civiltà, il cuore del Mediterraneo. Come Dina e Clarenza suona le campane per svegliarci da quel torpore che ci ha portato negli ultimi 20 anni ad essere proni, ad accettare ogni scippo senza fiatare, come accettiamo il passare delle stagioni e il trascorrere degli anni.

La immagino pulita la mia città, perché una città piena di fiori, alberi potati, strade linde, diventa un luogo in cui VUOI vivere e faresti di tutto per restarci.

Vorrei svegliarmi in una città che somiglia alla Reggio Calabria del sindaco Italo Falcomatà (che era il padre dell’attuale sindaco), che l’ha resa regina, facendo arrivare i soldi che gli spettavano, combattendo l’abusivismo edilizio e realizzando un lungomare da invidia. Sì, ci tocca invidiare un lungomare a Reggio ma se lo realizzassimo davvero noi ce lo invidierebbe il mondo intero. E in quel lungomare ci farei porticcioli turistici e moli per le navi da crociera. Poi, armata di panno per la polvere, andrei a spolverare tutte le bellezze artistiche, culturali, archeologiche, storiche e naturali che abbiamo.

La Messina che vorrei è in realtà la Messina che è già, ma sotto la coltre di polvere. Messina è bellissima ma è coperta di stracci.

Se fossi sindaco strapperei tutti gli stracci per far vedere al mondo che, nuda, è bellissima, perché verrebbe fuori tutto quello che in 50 anni nessuno ha saputo valorizzare. Abbiamo un Museo pazzesco, ma chi lo sa? Ce lo diciamo noi ma se non lo urliamo al mondo che ce lo diciamo a fare? Se i turisti che attraccano non sanno come arrivarci di che stiamo a parlare? Vogliamo parlare della Tomba di Antonello, della Real Cittadella, di Cristo Re? Camminiamo sopra pezzi di storia e di arte, ma dopo decenni d’incuria e d’incapacità amministrativa non sembrano più pezzi di arte, ma cocci di vetro. Il nostro porto è spettacolare, peccato che non possiamo godercelo e persino la vista è cieca a causa di un tram che sembra una cicatrice dolorosa. Mentre noi ci facciamo umiliare e perdiamo lo scettro dell’Autorità portuale, i porti del Pireo, della Grecia, della Spagna, ci soffiano sotto il naso le nuove vie della Seta. Vogliamo parlare della Fiera? Io sto con il progetto dell’Autorità portuale, sto con un bando internazionale ed anzi io lo vorrei interplanetario perché da soli sappiamo solo farci del male, quindi mi appello a chi veramente sa volare in alto. I Forti Umbertini. Non c’è un solo bus navetta. I giovani del Love Me Fest hanno dovuto rinunciare al Forte Ogliastri nelle ultime due edizioni. Vergogna. Il progetto per Forte Gonzaga è fermo. Vergogna.

Siamo seduti sulla nostra storia ma la usiamo come un gabinetto.

Immagino Messina con il treno che porta i passeggeri fino all’aeroporto di Catania (il progetto c’è ma ha fatto la muffa), o con l’aliscafo fino al pontile del Minniti di Reggio Calabria. Vorrei un sindaco che come Dina e Clarenza va a Roma e suona le campane direttamente dentro le orecchie del governo e non smette fin quando non ci danno quello che ci spetta di diritto e che in Sardegna hanno da 40 anni: LA CONTINUITA’ TERRITORIALE. Vorrei meno palazzoni e più imprese, meno case e più artigiani. Vorrei il viadotto Ritiro aperto a due corsie, gli impianti sportivi funzionanti, le ville comunali accessibili e fruibili, le strade percorribili. Vorrei spazi gratuiti per far provare le compagnie teatrali e per le associazioni di volontariato e spettacoli itineranti nei quartieri e nei villaggi. Vorrei che ogni messinese conoscesse a memoria tutti i musei, piccoli e grandi che ci sono nel territorio. Vorrei che ogni turista che sbarca a Messina quando rientra a casa diventi il nostro testimonial e racconti di tramonti sui laghi di Ganzirri e a Torre Faro, di emozioni nelle nostre chiese, nelle nostre vie, tra le nostre bellezze. Sogno che i Magazzini Generali, la Dogana, la Stazione Marittina, la zona falcata, diventino ALTRO. Donna Sarina vorrebbe anche il Ponte, con la sola condizione che a farlo siano imprese internazionali ma con manodopera e operatori locali.

Questa Messina possono crearla solo le reincarnazioni di Dina e Clarenza.

Immagino quindi che sia arrivato il momento della RIVOLUZIONE DEI QUARANTENNI, quelli rimasti in terza fila in questi decenni ad aspettare un turno che non arriva mai.

Mi riferisco alla rivoluzione della classe dirigente, trasversale, che spazzi via chi si è abbarbicato al potere. Immagino una Politica che dia il giusto valore alle donne e la smetta di usarle come “moltiplicatori” del potere dell’uomo, segnaposto, avatar silenziose messe nei luoghi chiave per obbedire.

Sogno una Messina in cui la stampa sia libera di informare senza finire bersaglio del potente e del leone da tastiera.

La Messina che sogno nessuno vorrebbe poi lasciarla.

Quando smetto di sognare, caro diario, vedo una città che affoga nell’odio, diventata trincera dove tribù nemiche si affrontano a colpi di clava. Chissà in questo mare di odio dove sono finite Dina e Clarenza, tenute in ostaggio in qualche caverna.

Rosaria Brancato

2 commenti

  1. Sogni i tramonti sui laghi e Torre Faro ma vuoi il ponte? Le due cose sono inconciliabili, mi dispiace. O l’una o l’altra.

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  2. Carlo Cucinotta 24 Giugno 2018 16:53

    Cara Rosaria, si sente che il tuo “vorrei” viene dal profondo e non piò che essere condiviso.
    Il voto, l’arma democratica del popolo per cambiare, va usato bene e, quando va male, non è mai responsabilità di altri ma nostra, o di quelli che vogliono essere classe dirigente.
    Tu invochi la “RIVOLUZIONE DEI QUARANTENNI”: giusto, ma attenzione che non siano i quarantenni che hanno atteso il loro turno, buoni buoni, dietro il “capo”, che poi è un padrone dei nostri destini, …. perchè cambierebbero le facce (anche oltre i 40 anni!) ma non gli interessi da preservare… che non sono quelli di Dina e Clarenza.
    Oggi è già tardi.
    Spero solo che un pò d’aria pulita entri almeno in Consiglio Comunale !

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