Casi Matassa e Mazzarrà, l'antiracket Club: Commissione Antimafia a Messina

Casi Matassa e Mazzarrà, l’antiracket Club: Commissione Antimafia a Messina

Alessandra Serio

Casi Matassa e Mazzarrà, l’antiracket Club: Commissione Antimafia a Messina

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mercoledì 05 Luglio 2017 - 08:42

La sigla chiede il ritorno della commissione presieduta da Rosi Bindi per affrontare i nodi irrisolti: la gestione del business rifiuti in provincia e i risultati delle inchieste sul capoluogo. E scoppia il "bubbone" del pentito Bisognano.

La collaborazione del pentito Carmelo Bisognano, arrestato lo scorso anno nell'inchiesta "Vecchia Maniera" perché continuava a gestire affari con un colletto bianco del racket, che avrebbe "coperto". Il processo sulla discarica di Mazzarrà Sant'Andrea, ancora a rischio inquinamento. Le ombre sulla vita politica messinese, dopo il caso Francantonio Genovese e gli sviluppi del processo Matassa. Sono questi i punti toccati dall'associazione antiracket CLUB che invoca il ritorno della Commissione Nazionale Antimafia in riva allo Stretto, dopo 3 anni dall'ultima visita.

Secondo la sigla presieduta dall'avvocato Valentino Gullino, soltanto l'organismo parlamentare presieduto da Rosi Bindi, che tanto ha posto l'accento sul problema della "finta antimafia", può fare luce su questi problemi irrisolti.

La CLUB torna sulle ombre sulla collaborazione di Bisognano come già aveva fatto il Movimento 5 Stelle con una interrogazione al Senato, rimasta senza risposta, di maggio scorso (leggi qui)

Di seguito, la missiva del movimento alla Bindi:

Chiarissima Presidente è passata molta acqua sotto i ponti, o meglio, percolato sotto terra da quando nel lontano 2014 la commissione da Lei presieduta, recandosi in missione nella città di Messina, si occupava delle criticità del Municipio di Mazzarrà Santa Andrea e della relativa discarica di rifiuti, ritenendo necessaria l'istituzione di una commissione per l’accesso agli atti amministrativi. La relazione della suddetta commissione prefettizia porterà allo scioglimento di quel consiglio comunale. Infatti, detto comune rinomato non solo in Italia per il vivaismo floro-agrumicolo, in questi anni è balzato alle cronache per le problematiche ambientali e mafiose della discarica, e per la presenza di un clan malavitoso annesso a cosa nostra c.d. dei barcellonesi.

Quest’ultima, oggi quasi del tutto estirpata dallo Stato Italiano, per merito della preziosa attività investigativa della polizia giudiziaria, che coordinata dalla DDA di Messina, e con l’ausilio dei collaboratori di giustizia, ha potuto ricostruire venti anni di criminalità organizzata, che a cavallo degli ultimi due secoli ha imperato sulla costa tirrenica messinese. In realtà, le varie vicende giudiziarie che hanno riguardato questo territorio, avrebbero, a parere di questa associazione antiracket, dovuto indurre le Istituzioni locali e nazionali ad una presenza più determinata, così da sostituire al verbo estirpare quello di sradicare, perché la mafia prospera dove lo Stato mostra la sua assenza o la sua inefficienza.

Sicchè, ai vari sequestri della succitata discarica per ipotesi di reati ambientali, ai procedimenti penali riguardanti gli amministratori, alle informative del Comando Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente, Nucleo Operativo Ecologico (NOE), che in quella del 2016 a pag. 23 asserisce che: “ (……) in relazione alle conclusioni cui giunse il citato professionista che rappresentano il primo di una lunga serie di tasselli che consentirono agli allora amministratori pubblici del comune di Mazzarrà Sant’ Andrea e dirigenti della Tirrenoambiente spa di creare i presupposti per realizzare una discarica in totale difformità alle normative vigenti all'epoca”, alla delibera ANAC del 2015”.

In linea generale, si rileva una gestione complessiva da parte di Tirrenoambiente spa non improntata a criteri di economicità e trasparenza e una insufficiente attività di controllo da parte del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea nella sua qualità di socio pubblico di maggioranza” , oggi, si assiste, anche a seguito di un ulteriore sversamento di percolato nel terreno avvenuto in data 7 aprile 2017, ad una laconica interrogazione a risposta scritta n 4-07411 ai Ministri dell'Ambiente e del’Interno per conoscere: “quali iniziative intendano porre in essere ai fini di attivare con la massima urgenza le dovute ispezioni ed i dovuti provvedimenti per la salvaguardia della salute dei cittadini e per scongiurare un'ulteriore emergenza ambientale”

Invero, altra interrogazione a risposta scritta indirizzata al Ministro dell'Interno e, questa volta, della Giustizia giace al Senato (4-07449) relativa all’ex boss di Mazzarrà Carmelo Bisognano, divenuto collaboratore di giustizia nel 2010. In questo atto poi ritirato, secondo quanto risulta dal link del Senato, i Senatori firmatari domandano “se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza della condotta di Bisognano , in costanza di collaborazione e delle documentate strumentalizzazioni della collaborazione con la giustizia” ed ancora, “se il Ministro dell’Interno abbia notizia di quali provvedimenti, in relazione alle sistematiche violazioni delle regole comportamentali che ogni collaborante è tenuto ad osservare, siano stati adottati da parte della commissione centrale per la definizione dello speciale programma di protezione e, in caso negativo, se vi siano ragioni che giustifichino tale situazione di impasse.

Il 25.05.2016, infatti, detto collaboratore veniva tratto in arresto anche perché: “(….) in particolare, BISOGNANO Carmelo,richiesto di rendere dichiarazioni in sede di investigazioni difensive ex artt. 391 bis comma VII da parte dei difensori di xxxxxx, rendeva false dichiarazioni sul conto di quest'ultimo, sostenendo come costui fosse un imprenditore estorto, sostanzialmente estraneo alla famiglia mafiosa " barcellonese" e non in rapporti di affari e/o interessi con essa; il tutto in aperto contrasto con quanto riferito in precedenza, nei verbali di dichiarazioni resi innanzi all 'A.G”.

L’’auspicio che l’“impasse” sia dovuto per nobili ragioni e non a causa di inefficiente o farraginosa burocrazia. Del resto la desolazione regna anche nella città capoluogo Messina, oramai rassegnata da anni a rimanere negli ultimi posti per qualità della vita: lampante, l’episodio dell’ottobre 2015, quando la città rimase totalmente senza acqua per una intera settimana e vi fu bisogno dell’intervento della protezione civile e dell’esercito. L’acqua ancora oggi viene erogata pressoché con il contagocce, eppure, Messina oltre a potere usufruire delle sorgenti idriche dei monti Peloritani, è bagnata per 32 km dal mar Ionio e per 24 dal mar Tirreno. Neppure il processo nei confronti di 15 consiglieri comunali su 40, accusati, di truffa e abuso d'ufficio turba l’onesto elettore messinese, che tra l’inverno del 2017 e la primavera del 2018 si troverà a votare Consiglio comunale, Assemblea regionale e Parlamento italiano, bensì, desta piuttosto angoscia la vicenda politica che si sta consumando nella “metropoli” messinese.

A seguito della propria scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare un Deputato messinese del nostro Parlamento ( poi condannato in primo grado ad 11 anni di reclusione) decideva di trasferirsi in altro partito politico. Medesima decisione veniva seguita da circa dieci consiglieri comunali, e da un deputato regionale.

Oggi, nel processo c.d. matassa, concernente la mafia messinese, costui, è sotto processo insieme al deputato regionale ed a un consigliere comunale, con l’ accusa di voto di scambio, mentre, ad un altro ex consigliere comunale viene contestato, addirittura, il concorso esterno in associazione mafiosa. L’ augurio è che essi vengano tutti assolti perché il fatto non costituisce reato, assicurando così, la validità dei risultati delle precedenti elezioni, ciò nonostante, l’allarme di possibili irregolarità nelle prossime consultazioni elettorali aleggia in città.

Tuttavia, un’attività di trasparenza delle segreterie politiche locali sarebbe auspicabile, ad avviso di questa associazione, poiché dissiperebbe nell’elettore la paura di votare amministratori non meritevoli. In realtà, nel recente passato, abbiamo assistito ad iniziative della commissione antimafia, aventi questi obiettivi, come ad esempio l’individuazione dei candidati ‘impresentabili’, che potrà avvenire con l’acquisizione, eventualmente coattiva, delle liste dei tesserati o comunque degli iscritti nei vari partiti e movimenti.

Pertanto, riteniamo opportuno, a distanza di tre anni, il ritorno in questo bellissimo territorio, della commissione da Lei presieduta, affinché, lo Stato con le sue Istituzioni, da una parte possa finalmente risolvere le problematiche legate alla discarica di rifiuti del comune di Mazzarrà Santa Andrea, verificando, altresì, la genuinità delle dichiarazioni del collaboratore Bisognano, sulle quali già nel 2012 la Corte di Assise di Messina esprimeva alcune perplessità, dall’altra predisporre accertamenti che permettano il regolare svolgimento delle imminenti competizioni elettorali.

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