Rifiuti, arrestato a Vercelli l'ing. La Diega, ex socio di TirrenoAmbiente

Rifiuti, arrestato a Vercelli l’ing. La Diega, ex socio di TirrenoAmbiente

Rifiuti, arrestato a Vercelli l’ing. La Diega, ex socio di TirrenoAmbiente

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sabato 06 Giugno 2015 - 10:43

Il professionista era il rappresentante della Gesenu nel cda della società che gestiva la discarica e la raccolta. La denuncia del sindaco di Furnari, Mario Foti. Intanto la Osmos di Antonioli e Innocenti va verso il concordato preventivo.

C'è un nome noto nel messinese nell'inchiesta della Procura di Viterbo denominata Vento di Maestrale. TRa gli arrestati accusati a vario titolo di truffa, frode in pubbliche forniture, falso ideologico ed abuso di ufficio nella gestione dei rifiuti compare Carlo Rosario Noto La Diega. L'ingegnere è stato componente del Consiglio di Amministrazione di TirrenoAmbiente S.p.a. sino 25 maggio 2015 nonché Amministratore della società GESENU S.p.a fino ad appena qualche anno fa e cioè nel periodo in cui la stessa coop gestiva la raccolta, il trasporto, lo smaltimento rifiuti, unitamente alla gestione di riscossione della tassa rifiuti per conto dell’ATO ME2.

"Al di là della presunzione di innocenza prevista dal nostro ordinamento, non ci si può esimere dal fare qualche doverosa considerazione" commenta il sindaco di Furnari Mario Foti, tra i più strenui critici della gestione del settore rifiuti nel messinese, protagonista di tante denunce contro l'illegalità nel settore e il rischio inquinamento nella zona: "Lo stesso ing. Carlo Rosario Noto La Diega ha gestito per un decennio il settore dei rifiuti anche nel nostro territorio per conto dell’ATO ME 2, avendo proprio la GESENU S.p.a. vinto la gara per la gestione dei rifiuti e per la riscossione a far data dalla costituzione della società d’ambito ed al contempo, abbia promosso un giudizio dinnanzi al Tribunale di Perugia nel quale si chiede la condanna della società d’ambito e, in solido, dei Comuni soci dell’ATO ME 2 per un importo superiore ad oltre 50 milioni di euro".

"L'attività di denuncia ha scoperchiato il pentolone della società mista TirrenoAmbiente spa, mostrando i discutibili interessi ed il ruolo determinante nell’affare dei rifiuti di taluni imprenditori, quali appunto Giuseppe Antonioli, Carlo Noto La Diega e Giuseppino Innocenti, i primi due arrestati, mentre l’ultimo attualmente imputato in diversi procedimenti penali. Siamo e restiamo fiduciosi sull’operato della magistratura ed auspichiamo che quella inquirente – e cioè la Procura della Repubblica di Messina e quella di Barcellona P.G. – arrivino a breve a concludere le indagini, ridando dignità ad un territorio saccheggiato dalla scandalosa gestione dell’affare dei rifiuti che ha avuto come protagonisti questi soggetti".

Foti conclude aggiungendo molti particolari rilevanti: "A quanto sopra si aggiunge che è notizia di questi giorni che la società Osmon S.p.A. -di cui il predetto Giuseppe Antonioli era amministratore unico mentre la maggioranza societaria era singolarmente e notoriamente detenuta da Giuseppino Innocenti e dai suoi familiari – dopo aver avuto l’affidamento di partite milionari senza gara d’appalto da parte della società mista TirrenoAmbiente spa, dai medesimi gestita, ha fatto richiesta di concordato preventivo al Tribunale di Vercelli, sezione fallimentare.

Appare dunque palese come in questa vicenda emergono forti dubbi di trasparenza idonei a ritenere che tale richiesta di concordato preventivo possa essere finalizzata alla elusione di precise responsabilità patrimoniali e societarie. Ciò proprio nel momento in cui una puntuale azione di pubbliche denunce ha determinato la forzosa interruzione dei rapporti tra le due predette società nella quali ha convissuto un grave conflitto di interessi, una inammissibile assenza di vigilanza e di controllo da parte del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea, socio di maggioranza ed attualmente sotto il vaglio della Commissione di Accesso agli atti.

La notizia dell’arresto dell’ing. Carlo Rosario Noto La Diega, rende oggi più che mai attuale il dubbio sulla regolarità e legittimità delle operazioni fatte dal liquidatore dell’ATO ME2, dalle quali deriva un enorme debito nella gestione dei rifiuti che si vorrebbe riversare illegittimamente sui bilanci dei singoli Comuni soci dell’ATO ME 2".

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