Il “Giardino dei Miti” apre alla città. Esposizione al Forte San Jachiddu

Il “Giardino dei Miti” apre alla città. Esposizione al Forte San Jachiddu

Il “Giardino dei Miti” apre alla città. Esposizione al Forte San Jachiddu

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mercoledì 19 Aprile 2017 - 17:09

I visitatori potranno ammirare le opere realizzate da otto studenti del Liceo Basile: otto tondi ceramici intarsiati, interamente modellati e realizzati a mano e collocati dentro cornici ricavate da tronchi di alberi

Il “Giardino dei Miti” è pronto per essere aperto alla città. L’evento si terrà sabato 22 aprile, alle ore 10:00, presso il Parco Ecologico “Forte San Jachiddu”.

Il progetto è stato promosso dal gruppo poi costituitosi nell’ associazione culturale “Mekore”, i cui membri sono la consigliera comunale Cecilia Caccamo, professoressa per professione ed artista per passione, che svolge il ruolo di Presidente; Carmen Saccà; e l’architetto Irene Famulari. Fondamentale è stata la collaborazione del Liceo Artistico “E. Basile” e del Parco Ecologico “ Forte San Jachiddu”.

Da Ottobre ad Aprile, otto studenti degli indirizzi di Scenografia e Scultura hanno vissuto un’esperienza formativa nell’ambito del design della ceramica. Nel corso dei mesi, presso il Liceo Basile si sono svolte lezioni teoriche di storia dell’arte, storia della ceramica ed applicazioni in campo tecnologico, di tecniche della ceramica, incontri con artisti ceramisti messinesi, visite a Musei e Gallerie d’arte ed un’ampia parte laboratoriale finalizzata alla progettazione e realizzazione di elementi d’arredo da giardino per il “Giardino dei Miti” del Parco ecologico Forte San Jachiddu.

Gli allievi hanno lavorato sul tema dei miti degli alberi della macchia mediterranea e dello Stretto di Messina creando otto tondi ceramici intarsiati, interamente modellati e realizzati a mano e collocati dentro cornici ricavate da tronchi di alberi.

Oltre la valenza didattico-formativa, l’associazione culturale Mekore è convinta che sia molto vantaggioso valorizzare i talenti delle nuove generazioni a favore del territorio, e che lo sia non solo per il singolo individuo nel processo educativo all’autodeterminazione del proprio ruolo dentro la società ma anche per l’intera collettività.

Infatti, educare i giovani ad investire il proprio know how e le proprie energie fisiche, mentali ed emotive, per migliorare o abbellire un luogo, significa creare senso di appartenenza, capacità di cura, di tutela e di azione in prima persona, capacità di costruire sinergie tra cittadini ed istituzioni. Significa, in sostanza, imparare a mettere al centro il bene comune. A diventare cittadinanza attiva.

A seguire il commento critico della dott.ssa Giusy Larinà, esperta di ceramica tradizionale siciliana del Museo Regionale di Messina alle opere realizzate dagli studenti

“Il giardino dei miti e degli amori perduti”.

Otto pannelli circolari in ceramica che raccontano leggende dimenticate e miti poco conosciuti presenti nella cultura siciliana. Retaggi di antiche memorie che affondano le radici in un passato intriso di popoli diversi, i quali hanno contribuito a formare una terra ricca di storia e variegata in usi e costumi. Ramificazioni di segni e simboli che formano un giardino ideale dentro un giardino reale di piante, a cui i miti fanno riferimento. Il progetto ideato da Cecilia Caccamo artista dell’arte ceramica è un tributo alla sua città di Messina che vede otto studenti del Liceo artistico Ernesto Basile impegnati ad esprimere la propria creatività nell’arredo del “giardino dei Miti” creato da Mario Albano nel Parco Ecologico del Forte “San Jachiddu”.

I giovani artisti sotto la sapiente guida della Caccamo rivisitano, secondo la personale idea, le narrazioni fantastiche cogliendo nelle tematiche quei significati che possano essere tramutati in lettura espressiva.

Megan Carlier analizza il fallace inganno della bella fata Morgana, signora dello stretto di Sicilia, che con la magia dell’illusione ottica di rifrangere nelle acque cristalline paesaggi e città, induce in errore i naviganti che credendo di approdare in un luogo reale naufragano, invece, nei tentacoli voluttuosi della maga.

Cetty Mascianà si sofferma sul dolce suono del flauto, ricavato dalla canna di palude, per la trattazione del mito di Pan e del suo disperato amore non corrisposto per la ninfa Siringa.

Federica Romeo concentra l’attenzione sul coraggio di un amore non accettato e sanguinante, per i risvolti dolorosi del rifiuto, collegando al triste e attuale tema del genocidio il mito della ninfa Acanto, tramutata in pianta carnosa e spinosa dal dio Apollo respinto.

Anna Giorgianni dedica il suo operato ad un amore creduto per sempre finito, esprimendo il dolore della perdita con la storia di Demofonte e Fillide, la quale suicida per amore è tramutata in albero di mandorlo in fiore dalla pietà di Atena.

Simona Anastasio attenziona i simbolici significati della pianta del melograno, di procreazione e fertilità, ricollegandoli alla dea Madre nella figura di donna albero.

Annalisa Foti guarda alla sconsolata perdita del dono più prezioso, che è la vita, con il mito sul giovane principe Ciparrisso, le cui lacrime incessanti versate per l’errata uccisione dell’amato cervo troveranno consolazione nella compassione di Apollo che trasformerà in albero di cipresso il tormentato amico.

Claudia Alibrando si appassiona al sacrificio estremo di Tisbe e Piramo i quali, credutosi morti a vicenda per un tragico equivoco scaturito dall’intervento di un leone, si tolgono la vita dinnanzi un albero di gelso e cui frutti, imporporati dal sangue dei due giovani amanti babilonesi, ne acquisiscono per sempre il colore purpureo del passionale amore

Marco Tripodo coglie la fragilità emotiva di Attis conteso tra due amori, che lo porta al tragico epilogo di uccidere l’amata Sangaride, poiché reso folle per gelosia dalla dea Cibale sua sposa, e di togliersi la vita una volta rinsavito. La sua mutazione in albero di pino permetterà alla dea di amarlo per l’eternità.

Il “Giardino dei Miti” un luogo, dunque, in cui vanno a finire gli amori perduti che continuano a vivere rinascendo sotto altre spoglie, dove la passione così folle da togliere il fiato vitale riacquista ninfa per il rifiorire a nuova esistenza nel ciclo dell’eterno divenire.

Uno spazio ameno studiato con cura e attenzione dove nulla è lasciato al caso, come l’artistica collocazione pensata da Cecilia Cacciamo, la quale riutilizza tronchi di albero tagliati per la creazione di cornici che possano accogliere dentro le loro cavità, in modo naturale, i pannelli circolari. Un arredo dunque nel rispetto dell’ambiente, con opere dai vari significati e colori smaltati come quelli di un giardino fantasioso nel quale fioriscono idee e bellezza. La freschezza della brezza giovanile degli autori si coglie, infatti, nella definizione figurativa, la cui tecnica di esecuzione frammenta le immagini in molteplici elementi maiolicati per aggregarli simbolicamente nella soluzione finale in un unico ceppo, da cui tutto inizia e a cui tutto si aggrega per spontanea legge della vita.

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