Città Metropolitane,dopo 3 anni l'Ars vara la riforma telenovela. Polemica sul voto segreto

Città Metropolitane,dopo 3 anni l’Ars vara la riforma telenovela. Polemica sul voto segreto

Rosaria Brancato

Città Metropolitane,dopo 3 anni l’Ars vara la riforma telenovela. Polemica sul voto segreto

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martedì 10 Maggio 2016 - 17:46

Con soli 7 voti di scarto e con voto segreto l'Ars si adegua alla riforma Delrio e i sindaci dei comuni capoluogo saranno automaticamente sindaci metropolitani. Decisiva l'astensione del M5S. Polemica sul voto segreto. D'Alia e Raciti: "pratica mortificante"

Era il marzo 2013 quando il governatore Crocetta annunciava contento all’Arena di Giletti: “Abbiamo abolito le province, siamo i primi in Italia”.Non è andata così ed oggi, a distanza di 3 anni e 2 mesi siamo gli ultimi in Italia ad aver varato la riforma, diventata nel frattempo una farsa e che necessita ancora di un ulteriore passaggio.

A porre fine ad uno spettacolo indecoroso, tra bozze, emendamenti fatti per dispetto, referendum, trappole in Aula, e ben 2 impugnative, è stato il voto dell’Ars di oggi pomeriggio. L’adeguamento integrale alla riforma Delrio è stato approvato con 34 favorevoli, 27 contrari, 1 astenuto (62 i votanti), nonostante l’ennesimo tentativo dei franchi tiratori (tutti in casa Pd) di impallinare l’emendamento presentato dai capigruppo dei partiti di maggioranza.

Con il sì dell’Assemblea anche in Sicilia i sindaci metropolitani saranno i sindaci dei comuni capoluogo automaticamente come avviene nelle altre città metropolitane del Paese. Quindi Leoluca Orlando, Enzo Bianco e Renato Accorinti saranno sindaci metropolitani di Palermo, Catania e Messina. L’isola e migliaia di lavoratori delle ex province, nonché i cittadini, sono stati ostaggio per oltre 3 anni delle diatribe interne al Pd e di una serie infinita di tentativi per evitare che Orlando e Bianco diventassero sindaci metropolitani. Accorinti si era autoescluso da solo dichiarando che non aveva alcuna ambizione a ricoprire quel ruolo.

Quando ad agosto dello scorso anno l’Ars ha approvato l’ultima versione della riforma dei Liberi Consorzi e delle Città Metropolitane, il presidente Giovanni Ardizzone sottolineò i rischi dell’impugnativa da parte del governo Renzi. Un mese dopo infatti il Consiglio di ministri impugnò la norma per una serie di motivi, compresa la mancata corrispondenza tra sindaco metropolitano e sindaco del comune capoluogo. Il governo Crocetta decise di non difendere la riforma davanti alla Consulta e riportò in Assemblea il testo recependo tutti i rilievi tranne la norma, sempre per far dispetto a Orlando e Bianco. Così il mese scorso il governo Renzi ha nuovamente impugnato la norma. Da qui la decisione dei capigruppo di porre fine alla stucchevole commedia attraverso un emendamento firmato dalla maggioranza. Nel pomeriggio però è scattata nuovamente la trappola, con la riproposizione del voto segreto, unica arma a disposizione per affondare la norma e rinviare la concretizzazione della riforma. Nonostante il voto segreto però, grazie al M5S che per protesta ha tolto i tesserini al momento del voto, la norma è stata approvata. Se i grillini avessero votato no infatti, si sarebbero aggiunti ai franchi tiratori e la telenovela delle Città Metropolitane si sarebbe prolungata all’infinito.

Con pochi voti di scarto, appena 7, quindi è arrivato il via libera alla Delrio.

Nel frattempo abbiamo fatto ridere l’Italia su una vicenda incomprensibile ai più. Lo stesso Renzi, giunto in Sicilia nei giorni scorsi per firmare i Patti di Palermo e Catania, non ha compreso il senso della bagarre, ed infatti quei Patti li hanno firmati (su delega dei colleghi) Orlando e Bianco. Proprio sul sindaco di Catania il premier ha fatto capire di aver “posato un occhio benevolo”, e del resto Bianco è riuscito a presentare progetti per oltre 700 milioni di euro per l’ex provincia.

“Siamo arrivati anche se in ritardo. Dovevamo anticipare il governo nazionale, ma finalmente si ottiene un risultato- ha dichiarato il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone- Siamo convinti che tre grandi citta' insieme alla Regione possano spingere di piu' sul governo nazionale per avere quello che ci spetta, che ci e' dovuto. E' stato importante anche il dibattito d'Aula. Alla fine ha prevalso la buona politica anche nel gioco delle parti"

Adesso i prossimi passaggi saranno le elezioni per i Liberi Consorzi, probabilmente a settembre, quando anche i 3 sindaci di Palermo, Catania e Messina diventeranno Metropolitani.

“Il fatto che alcuni deputati del PD abbiano sostenuto la richiesta di voto segreto apre un grave problema politico da discutere nel gruppo e nel partito-dichiara Filippo Panarello, Pd-. Le opinioni sono tutte rispettabili, ma ci sono comportamenti scorretti che non possono passare sotto silenzio”.

“Il processo legislativo ha risentito di tante divisioni politiche-commenta Michele Cimino,deputato di Sicilia Futura- Ora c’è la certezza che il sindaco del capoluogo a Palermo, Catania e Messina sia anche automaticamente il sindaco metropolitano. Auspico, però, che al più presto in Conferenza unificata Stato-Regioni si trovino le soluzioni per evitare ulteriori prelievi forzosi che danneggiano essenzialmente le ex province e i lavoratori di tali enti e delle società partecipate”.

Intanto scoppia la polemica sul voto segreto che ha consentito nei mesi scorsi di affondare quel che ufficialmente si voleva salvare..

“Se non si vuole affossare definitivamente l’Autonomia siciliana, la madre di tutte le riforme è la revisione del voto segreto all’Assemblea regionale siciliana”. Lo affermano, in una nota congiunta, il presidente nazionale dell’Udc Gianpiero D’Alia e il segretario regionale del Pd Fausto Raciti. “Per troppo tempo – aggiungono i due – il ricorso al voto segreto è stato un espediente per affermare piccoli interessi a discapito del bene comune.La votazione odierna sul recepimento della ‘norma Delrio’ è stata l’ultima triste conferma di una pratica mortificante che ci auguriamo prima o poi venga limitata secondo le norme vigenti e le prassi applicative del Parlamento nazionale”.

Rosaria Brancato

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