"No alla politica, non mi candido", parola di Filippo Romano

“No alla politica, non mi candido”, parola di Filippo Romano

Alessandra Serio

“No alla politica, non mi candido”, parola di Filippo Romano

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giovedì 18 Febbraio 2016 - 23:05

Il commissario della Provincia di Messina traccia un bilancio della sua gestione "coi conti in rosso" causa mannaia Del Rio. E "promette" la vendita dell'ex hotel Riviera.

“Non intendo candidarmi, voglio restare a fare il mio lavoro, sono un funzionario prefettizio e non ho alcuna intenzione di fare politica”. Così Filippo Romano, commissario della Provincia di Messina, taglia corto, commentando i rumor che lo vogliono in procinto di buttarsi in politica. Rumor che secondo lui partono dai suoi stessi dipendenti. “A volte mi rimproverano di amministrare, come se un commissario non dovesse farlo, di amministrare troppo. Ma è quello che è esattamente quello che è chiamato a fare un commissario”. Insomma presunte velleità politiche con la sua gestione di Palazzo dei Leoni c’entra poco. Parola di Filippo Romano.

Gestione che in difficoltà, da un anno e mezzo, per via della riforma degli enti locali fermi al palo da un lato e dei tagli alle risorse dall’altro. Con le casse quasi a vuoto, Romano ha lanciato l’allarme avvertendo che scarseggiano i fondi per la manutenzione e delle strade. “Il contributo di solidarietà che ci richiede lo stato lascia le casse vuote, però abbiamo effettuato una mappatura delle criticità, stilato un elenco delle priorità in tema di strade provinciali ed abbiamo richiesto alla Regione sette milioni di euro per le manutenzioni risorse che dovrebbero cominciare ad arrivare già dalla prossima settimana”.

Per far fronte alla “mannaia” del contributo di solidarietà, Romano ha incaricato due legali di presentare ricorso, così come hanno fatto molte province italiane. E proprio qualche settimana fa, il 28 gennaio scorso, sembra essersi aperto uno spiraglio. Decidendo nell’ambito di un’azione iniziata dalle province piemontesi, infatti, la Corte Costituzionale si è pronunciata “demolendo” la legge regionale piemontese che, andando ad integrare i qualche modo la legge Del Rio, secondo la corte costituzionale andava contro i principi dell’autonomia. La Consulta ha sancito il principio che le province assorbono sempre più competenze, e con queste risorse. “Che è quel che si presenta a noi oggi, che abbiamo competenza in materia urbanistica etc. E’ più che uno spiraglio, nel cammino del nostro ricorso, che ha i suoi tempi ovviamente”.

Nel frattempo però Palazzo dei Leoni deve pagare, e prepararsi a funzionare con circa 35 milioni di euro l’anno, quando la riforma Del Rio entrerà a regime. Ossia quanto basta a pagare il personale. E niente altro.

Per rimpinguare le casse la Provincia ha tentato ancora una volta la carta della dismissione del patrimonio immobiliare. Anche qua il cammino è a ostacoli. A parte la vendita di una casa cantoniera ad un dipendente della Provincia stesa, che ha portato in cassa meno di 50 mila euro, l’affare più lauto, cioè la vendita dell’Hotel Riviera, è ancora in corso. La procedura di gara è in fìeri da oltre un anno.

Ma siamo ad una svolta”, spiega Romano. La graduatoria è infatti ormai cristallizzata, vi manca l’ufficialità che dovrebbe arrivare a giorni. In pole position c’è ancora l’offerta della Nuova Parnaso del costruttore Nino Giordano, che si era aggiudicato il miglior punteggio già alla fine della prima fase di valutazione delle offerte raccolte da Italcase. La graduatoria però non chiude la trattativa, perché l'offerta di Giordano non raggiunge comunque il prezzo previsto. "Il codice degli appalti ci consente diverse soluzioni diverse dall’asta per arrivare alla fase finale, soluzioni praticabili perché le precedenti procedure non si sono concluse con successo. Stiamo studiando qual è la formula più adatta al nostro caso. Così come stiamo valutando il ricorso presentato da uno dei concorrenti, che secondo noi è infondato ma è comunque un ricorso e va valutato”. Il Commissario si riferisce al ricorso del gruppo La Cava che ha offerto denaro contante in contropartita dell’immobile, ma a condizione che gli istituti bancari finanzino il mutuo. Qui secondo Romano sta l’inghippo: “Certo che i soldi sarebbero la cosa migliore, per le nostre casse che languono, ma non è possibile accettare una offerta vincolata”.

Meglio l’immobile di Maregrosso in permuta, secondo il Commissario, dove potrebbe essere allocata subito una scuola. Anche se l’immobile, ancora un rudere, è in una zona praticamente industriale , a ridosso di una delle più degradate della città, non certo tra le meglio servite dai mezzi pubblici. “La permuta è chiavi in mano – precisa Romano – si perfeziona soltanto quando la società consegnerà l’immobile in pronto uso”.

Non erano questi i termini dell’accordo con i Russotti, nel caso dell’Hotel Riviera. Ma quasi. Tanto che i lavori si bloccarono perché secondo il gruppo Russotti la Provincia doveva prima trasferire tranche per tranche le somme pattuite per i lavori, mentre secondo Palazzo dei Leoni erano i costruttori a dover prima presentare lo stato di avanzamento dei lavori. Da qui la valanga di conteziosi, puntualmente persi da Palazzo dei Leoni, che ha fatto lievitare enormemente il costo di fatto dell’ex Hotel Riviera.

Alessandra Serio

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